mercoledì 28 febbraio 2018

Maldive 11 - 50 motivi per andare alle Maldive + 1



Ma allora vale la pena di andarci in queste Maldive, dove in fondo si vedranno solo due o tre chilometri quadrati di territorio, si faranno un sacco di ore di aereo per arrivarci e per stare a pancia all'aria una settimana come una balena spiaggiata e oltretutto spendendo una cifra pro die abbastanza considerevole? Vediamo se ci sono motivi sufficienti, almeno secondo quanto ho visto e sentito direttamente. Cominciamo a lista.


  • Vedere gli atolli dall'alto come anelli di topazio in un pavé di smeraldo
  • Atterrare su una portaerei di sabbia in mezzo all'oceano
  • Trovare il banchetto del proprio referente in mezzo a cento e aspettare di essere trasportati nel paradiso
  • Rivedere a bassa quota gli anelli di sabbia che si perdono all'orizzonte
  • Sentire l'aria da vacanzieri che fluttua nell'aria mentre solchi le onde su una barca
  • Ammirare l'isola dove approdi
  • Godersi il bungalow immerso tra le palme
  • Andare a scoprire la spiaggia più vicina
  • Calpestare la sabbia bianca e farinosa che scrocchia sotto le dita
  • Fare un giro dell'isola e scoprire che ci vuole soltanto una mezz'oretta
  • Attraversare il bosco che la ricopre guardando gli alberi e i fiori di ibisco
  • Perdersi nel giardino delle orchidee
  • Andare a vere le razze che accorrono al pasto della sera
  • Guardare l'isola buia dal fondodelpontile
  • Sentire frusciare i pistrelli giganti che volano da un albero all'altro
  • Sorbire un pina colada sopra una terrazza sul mare
  • Ronfare sul lettino da spiaggia sotto le palme
  • Sguazzare nell'acqua di cristallo
  • Contare il numerodi verdi e di azzurri sull'acqua e perderne il conto
  • Godersi dall'alto i pescecani che sguazzano litigando per il cibo
  • Strafogarsi di dolci e sushi al buffet
  • Guardare una sinuosa thailandese che danza sorbendo una brra
  • Tifare per il proprio paguro che perde nella corsa dei molluschi
  • Stare a mollo nell'acqua finché non ti si corrodono le dita
  • Arrivare sulla lingua di sabbia estrema per scorgere l'isola di fronte
  • Cercare conchiglie sulla riva anche se sai che non le potrai portare via
  • Farsi convincere da un cameriere che il BanglaDesh è il paese più bello del mondo
  • Sperare di vedere lo squalo balena e non riuscirci
  • Prendere il sole cercando di non scottarsi
  • Poltrire a bordo piscina malignando sulla bruttezza dei propri vicini
  • Scambiare impressioni con libiche e un kazakho  che parla solo la sua lingua
  • Rimanere incantato a guardare i volteggi delle mante giganti
  • Stare fermo nell'acqua mentre i pesci d'argento ti girano intorno
  • Fare davvero snorkelling perla prima volta e restare estasiato a guardare il colore dei pesci
  • Rammaricarsi dei coralli morti dei fondali che rivivranno quando anche tu sarai morto
  • Toccare con le mani una tartaruga che nuota davanti alla barriera
  • Stare coricati sulla spiaggia per vedere un cielo stellato senza uguali cercando la Croce del Sud
  • Pinneggiare fino allo sfinimento per raggiungere la barca e tentare di risalirvi a bordo
  • Strafogarsi di succo di mango
  • Farsi prendere dal ritmo delle percussioni di un gruppo di suonatori
  • Chiacchierare dei vecchi tempi con due ragazzi di Puna
  • Non distinguere l'orizzonte tra cielo e mare
  • Correre a folle velocità mentre gli atolli scorrono davanti a te
  • Perdersi nel mercato del pesce di Malé tra tonni e cefali
  • Scoprire frutti strani sulle bancarelle
  • Schivare la pioggia nelle viuzze della capitale
  • Prendere il ferry tra barbe salafite e ragazze velate
  • Buttare un occhio dentro l'antica moschea
  • Prendere un caffè in un bar pieno zeppo mentre fuori diluvia

e infine
  • Cercare di capire come mai non ci si è riusciti ad annoiare
Insomma a me pare che ne sia valsa la pana e vi invito pertanto a cercare una settimana libere magari in un momento un po'morto della stagione per approfittare delle occasioni e se per caso lo trovate caro, sfruttare le opportunità di un alberghetto sulla spiaggia per fare una bella settimana con meno di un millino a testa. Che aspettate!



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martedì 27 febbraio 2018

Maldive 10 - Ma cosa si mangia?

La tavola preparata

In pescheria

Visto che questo è un tipo di vacanza adatta a stanchi meditatori da lettino, mi sembra sia utile (non che negli altri casi abbia trascurato questo aspetto) dedicare qualche riga all'aspetto diciamo così nutritivo, di quello che sarà il vostro soggiorno. Ovviamente se volete mangiare o conoscere la cucina maldiviana dovrete considerare di trovarla solo nella capitale o nelle piccole strutture che si trovano nelle isole abitate dai nativi e di certo, tranne qualche piatto offerto più come curiosità che altro, nei vari resort. Comunque considerate che a parte il pesce, che comunque nella cucina locale non viene mai fatto alla griglia come sarebbe semplice e gradito, tutto il resto è importato dall'estero, quindi la cucina locale ha molti tratti in comune con quella della vicina India del sud e rimane principalmente una cucina di mare con ingredienti di base come il riso, la manioca, il cocco, le cipolle, il peperoncino e le tante spezie indiane, al massimo potrete aggiunger pollo e uova. A titolo di curiosità vi segnalo il Mashuni, riso con pesce sminuzzato, cipolla, cocco, peperoni, pomodori e aromi locali, spesso usata a colazione; il Geri riha, manzo in salsa di curry e cocco piuttosto speziata; il Kandumahu Mussanmaa, fagottini di tonno in foglie di banana al curry e cocco; il Theluli mas, frittura a base di tonno e l' Hunu Hakhuru Folhi, dolce di pancake con zucchero, cocco e latte. 

L'omelette
Segnalo come curiosità un piatto particolare che non so se avrete l'occasione di trovare facilmente, si tratta del Chichindaa Satani, a base di pelle di serpente, latte di cocco, cipolla e peperoncino. Considerate che il pesce comunque più gustoso che potrete trovare di solito è il tonno che viene pescato con la lenza ed è particolarmente tenero. Tuttavia nei villaggi turistici, considerata la clientela internazionale e anche spesso l'assenza di cuochi locali, l'offerta, pur essendo molto varia ed abbondante, sarà piuttosto simile, se non avete la possibilità di scegliere il lusso estremo. In generale i resort, pur avendo dei ristorantini tematici a pagamento sparsi sul loro territorio, anche piuttosto cari, offrono agli ospiti una zona buffet inclusa nei vari pacchetti che deve rispondere a determinate caratteristiche. Essere in grado di sfamare (e il turista di villaggio mangia sempre come se non ci fosse un domani) contemporaneamente a torme di ospiti che si precipitano quasi tutti insieme timorosi di rimanere senza, anche se il rabbocco è continuo. Inoltre data la presenza di molte diverse nazionalità impone una certa varietà di offerta di differenti cucine nazionali. Poi l'offerta deve avere una certa variabilità durante tutta la settimana classica. 

Parte del buffet
A Sun Island lo spazio dedicato al buffet è piuttosto grande considerato che possono essere presenti più di mille ospiti e lo spazio dove vengono esposti i piatti è anch'esso di dimensioni acconce. Il tutto è disposto ad isole. Una per gli antipasti dove trovate diversi appetizer di varia provenienza; una per le insalate, con molte verdure crude (attenzione) o con diversi tipi di mescolanze e mayonesi varie, molto gradite agli ospiti slavi, a parte la scelta di almeno una decina di condimenti vari, dagli oli, agli aceti, salsa di soya o altri orientali. C'è poi una zona dove vengono preparati piatti del giorno, come pesci grigliati o specialità dai sentori italiani. Un'area è dedicata alle varie tipologie di pani, focacce, grissini e tutte le varietà indiane, qui generalmente vengono anche offerte zuppe che sono o classiche vellutate di verdure internazionali, francesi o di tipo cinese. In una apposita sezione viene offerta una serie di piatti principali, che generalmente comprendono un paio di paste all'italiana, e poi una varietà di piatti fritti e con salse comprendenti, pollo, agnello, pesce, spiedini all'indonesiana e anche manzo, variamente cucinati, cinese, indiano, internazionale e anche qualche piatto alla maldiviana. Qui trovate anche salse di cocco e altre tipicamente orientali. 

Banane
Poi c'è un apposito settore di cucina cinese e indiana. di tanto in tanto viene proposto sushi e tonno crudo. Non mancano formaggi per gli europei con degli standard generici di similmozzarelle, cheddar o formaggi anonimi non meglio identificati a cui noi ed i francesi adusi ad oltre 400 tipologie per nazione, non riusciamo a classificare come tali. Infine un apposito settore è dedicato ai dolci, molto internazionali, offerti in mini porzioni per consentire di assaggiarne diversi, che pur presentando una grandissima varietà di colori hanno gusti piuttosto simili. Infine il banco della frutta consente di assaggiare tutta la splendida varietà tropicale che non vorrete sicuramente perdervi. Oltre alle classiche banane, ananas, kiwi, manghi, papaye, litchi, e altri meno usuali. Possiamo assicurare che la scelta è molto grande anche se la qualità è diciamo pure medio bassa, considerato il palato italiano. Alla fine, passata l'euforia iniziale data dal dispiegamento della serie di piatti, finisci sempre per ricadere nei soliti cinque o sei,alla fine mangi sempre di meno, riducendo varietà e quantità e comunque una cosa è certa, lo stile buffet che invoglia comunque a provare la novità, finisce per farti mangiare troppo e hai sempre una sensazione finale di troppo pieno e di aver esagerato con roba che non valeva la pena ingurgitare. 

Dentici
In ogni caso tranquilli che non si patisce la fame, anzi porterete sicuramente a casa qualche chilo in più, da smaltire poi con calma nella solitudine della vostra casetta maledicendo lo stile buffet e ripromettendovi di darvi una regolata la prossima volta. L'acqua è inclusa nel pasto a parte dovrete pagare bibite o birra, vino e naturalmente champagne, che i solerti camerieri cercano sempre inutilmente di proporre per incrementare e consistentemente il conto finale degli extra, anche proponendo concorsi a premi per i consumatori di almeno una bottiglia con possibilità di vincita di soggiorni e settimane gratuite. Nella colazione anche qui scelta sterminata per contentare gli orientali usi ad un vero e proprio pasto con noodles e fritti e nordamericani a cui fornire uova, pankake e pancetta. Potente scelta di dolci, frutta e per i soliti salutisti, yogurth, fiocchi, frutta secca e piacevolezze consuete. Caffé, thé e altri infusi in molte differenti variazioni per contentare tutti. Alla fine direi che non c'è da lamentarsi troppo, anche perché queste soluzioni incluse nei pacchetti hanno costi molto contenuti, al contrario di quelle dei ristoranti a pagamento che hanno livelli decisamente europei . Considerate che qui, essendo una zona praticamente extraterritoriale è possibile consumare alcool (le birre sui 5$). Con questo direi che non c'è molto altro da dire se non che la sensazione finale è quella di una mensa aziendale anche se molto varia e ricca di soluzioni.

Tavolo dei condimenti




Teste di pesce
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lunedì 26 febbraio 2018

Maldive 9 - Malé


Frutti strani


L'isola aeroporto

Bene, bisogna seppure con rincrescimento partire. Tornare a casa. Di prima mattina, valigino settimanale pronto alla mano, proseguire nella macchina organizzativa che prevede molo, barca con stuolo di serventi che esibiscono cartelli di ringraziamento e di Tornate presto, vi aspettiamo il prossimo anno e cose di questo genere. Poi la mesta via del ritorno, barchino, voletto interno e sbarco all'isolotto davanti a Malé ad attendere il volo finale. Però con astuzia mi ero organizzato una scaletta che prevedeva il balzo finale a tarda sera, per cui, invece di usufruire queste molte ore per un ulteriore ammollamento nella laguna blu, ho preferito avere l'opportunità di dare un'occhiata da vicino alla capitale. Magari per cercare di capire cosa sia davvero questa Repubblica delle Maldive, visto che gli atolli dei resort sono tutt'altro che frammenti che rappresentano il paese. La vita dei turisti non ha niente a che vedere con la vita reale del paese, si tratta di un luogo tutto sommato virtuale che il paese stesso vuole tenere ben separato dal resto, sia per motivazioni etico religiose, che economico politiche, sia per non mischiare due stili di vita così diversi che potrebbero in generare problematiche imitative sul fronte della libera espressione e altre piacevolezze di questo genere. 

Per le strade di Malé
Non dobbiamo dimenticare infatti che le Maldive sono uno stato confessionale mussulmano, anche piuttosto estremizzato secondo i nostri canoni e che hanno avuto il maggior numero in percentuale di foreing fighters tra i combattenti dell'Isis, circa 200, anche se siamo d'accordo che gli abitanti totali registrati sono soltanto 350.000, quelli di una nostra media città o una piccolissima città della vicina India. Tanto per informazione, nel paese non esiste la libertà di culto e l'unica religione professabile è l'Islam sunnita (anche se esiste una piccolissima minoranza di indiani sciiti trasferitisi nella capitale  all'inizio del 900. I non islamici non possono ottenere la cittadinanza maldiviana. Neall'arcipelago infatti non sono presenti templi di nessuna altra religione. Pertanto al di fuori dei resort, zona praticamente extra territoriale, sono vietati l'uso di alcool birra inclusa, i costumi da bagno e il sesso extramatrimoniale, sapevatelo. Quindi l'occasione per vedere da vicino la realtà è assai ghiotta visto che l'isolotto di Ulhule, simile ad una portaerei in mezzo al mare, occupato interamente dall'aeroporto è a soli duecento metri dall'isola di Malé dove sorge la capitale. Qui fervono i lavori per la costruzione di un tunnel che colleghi le due isole, naturalmente a cura dei cinesi che hanno forti interessi a mettere basi in questo punto geopoliticamente importante dell'oceano indiano. 

Maldiviano tipo
Nel frattempo si può fare il breve tragitto in una decina di minuti tramite la fitta rete di ferry che vanno avanti ed indietro nella laguna. La città che ti sta di fronte con i suoi circa 100.000 abitanti, occupa per intero fino all'estremo della riva, il chilometro quadrato che costituisce l'isola rendendola uno degli spazi più densamente abitati del mondo e appare subito vivace e piena di fervore e attivismo. Purtroppo non siamo accompagnati dalla fortuna e la classica nuvola nera fantozziana ci segue con fervore vomitandoci in testa una pioggerellina insistente e fastidiosa. Il ferry è sempre pieno e qui noti subito la differenza della vita reale da quella finta dei resort. La gente stessa è molto diversa, un poco più ingrugnita, più tracagnotta e assai grassoccia, con capelli crespi e folti, che molti uomini portano lunghi e riccioluti. La presenza di barbacce salafite incolte è statisticamente importante negli uomini mentre l'hijab pare essere la regola per le donne. Nelle strette stradine c'è un traffico continuamente ingorgato di motocicli e di qualche macchina che blocca i passaggi, avverti una densità abitativa davvero pesante. Sul lungomare si assiepano le costruzioni più moderne quasi tutte legate all'attività preminente delle isole, quella del turismo e quella della pesca, assieme agli edifici dell'amministrazione. Sul mare vicino al porto, anch'esso molto ingorgato di natanti di tutte le specie, ci sono due edifici interessanti in cui buttare l'occhio, il mercato del pesce e quello della frutta, che rappresentano le altre attività dell'arcipelago. 

Tonni
Nel primo arrivi subito attirato dall'odore, come sempre molto forte e penetrante, dato soprattutto dalla forte presenza di banchi di pesce secco di ogni genere offerto sia al pubblico minuto che all'ingrosso. La parte più interessante è data dall'attività del trancio dei tonni, la cui lavorazione è a vista tra i vari banchi che ne offrono tagli di ogni tipo. Poi in giro trovi tutto il pescabile attorno alle isole, barracuda, marlin, squaletti, inclusa la vasta gamma di ghiotti crostacei. Nel vicino capannone dedicato a frutta e verdura c'è la solita ghiotta esposizione di frutta tropicale in cui banane di ogni tipo e ananas la fanno da padrone, ma come ovvio, c'è anche una larga fetta, oltre ai consueti manghi, papaye, pomeli, durian puzzolenti e litchi, di frutti strani e mai visti come una curiosa e colossale pigna che ho visto in giro essere prodotta da una specie di palma, i cui frutti alquanto legnosi esternamente, si staccano ad uno ad uno da un rachide centrale e che probabilmente contengono un anima gelatinosa e dolce. Insomma la solita ricchezza tropicale che ingolosisce l'occidentale. Scarse invece le verdure. Cercando riparo dalla pioggia facciamo un poco di strada nelle viuzze interne a partire da dietro il palazzo del sultano e del nuovo grande centro islamico antistante ad una delle pochissime piazzette presenti in città. 

Lamoschea
Lo spazio utile è pochissimo e si evita di sprecarlo evidentemente. Ci sono anche un paio di antiche moschee, dove anche da fuori puoi apprezzare il via vai e le attività connesse. Insomma direi che vale la pena respirare la vita reale e direi orientalmente caotica di questo paese, almeno per qualche ora, proprio per constatare quanto sia diverso dall'atmosfera di facciata esterna dei villaggi turistici. Ritengo che la stessa cosa, anche se un po' meno affannata si viva negli isolotti, circa 200, abitati dai locali, dove ora sono stati dati i permessi di aprire locali e alberghetti rivolti ad un turismo più ruspante, ovviamente molto meno costosi e forse più realistici per chi vuole avere un contatto diretto, anche se meno dorato, del paese. Tuttavia bisogna ricordare che il paese ha già visto plurimi colpi di stato e disordini vari e che da qualche settimana si sono nuovamente verificati movimenti di protesta piuttosto importanti con cortei nelle vie della capitale stroncati dalla polizia, che hanno fatto parlare di tentativo di rovesciare il governo in carica. La situazione insomma, anche se i turisti nelle isole non lo avvertono, non è tranquillissima per la vita politica del paese, ovviamente minata dalle controversie religiose che attraversano il medioriente. Vi ricordo che pur essendo una repubblica parlamentare, il capo di stato è anche capo dell'esercito e massima autorità religiosa del paese. Insomma nelle isole felici, molte grane bollono in pentola, tanto per cambiare. Alla fine però, le chiacchiere vanno a zero e viene l'ora di riprendere il ferry per attraversare il braccio di mare e tornare all'aeroporto. Il grande uccello volante aspetta che la sua pancia sia riempita di gitanti che tornano a casa. Anche questa è fatta.

Il parcheggio dei motorini


SURVIVAL KIT

Lavorazione del tonno
Malé - E' la capitale dell'arcipelago e merita una visita di almeno mezza giornata. Conviene approfittare del fatto che i voli di ritorno sono in genere alla sera, mentre le camere vanno lasciate al mattino. All'aeroporto internazionale c'è un comodo servizio per lasciare i bagagli (6$ a valigia), Poi appena usciti dall'aeroporto c'è l'imbarcadero dei ferry per attraversare il braccio di mare per l'isola di Malè (1 $ a tratta). Non vi serviranno soldi maldiviani perché tutti accettano i dollari, anche nei bar e ristoranti o nei negozietti di souvenir. Subito vicino all'arrivo del ferry, da vedere i due mercati del pesce e della frutta, sono due capannoni sul mare. Poi fate un giro passeggiando nelle vie interne. Portatevi dietro la mappa della città che si trova facilmente su internet. Da vedere, il palazzo del sultano, le due moschee antiche, eventualmente il museo, poi è interessante girolare per le vie interne a vedere la vita che scorre. 




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sabato 24 febbraio 2018

Maldive 8 - Ultimo giorno sulla sabbia

On the beach


 
Corso da bagnino di salvataggio
Ecco qua, gira gira è arrivato anche l'ultimo giorno sulla spiaggia. Butto l'occhio intorno disperatamente per cercare qualche appiglio, una scusa per prolungare il soggiorno, ci sarebbero ancora un sacco di cose da fare, da vedere, alla faccia di tutti quelli che pronosticavano che mi sarei annoiato a morte. C'è poco da dire, a far niente non si sta poi così male, specie se sotto i piedi hai questa farina bianchissima che ti entra tra il pollicione, il trillice e il minnolo e davanti vedi solo questa superficie cristallina e verde azzurra che, tanto per usare una frase mai sentita, ti vien voglia di berla. Così fai ancora due passi nel bosco di palme alle spalle della spiaggia, dai un'occhiata al giardino di orchidee, saluti le olandesine che passano in bici coi parei svolazzanti e fai finta di non conoscere i quattro tamarri dalla parlata laziale tatuati dalla testa ai piedi, anche sui robusti addominali i maschi, sulle chiappe procaci le femmine, che si sono spiaggiati davanti a te. Quanto a tatuaggi bisogna dire che anche i tedeschi e la gente dell'est europeo non scherza, vedi cose che ti fanno pensare subito all'utilizzo futuro per paralumi di classe, ma ognuno faccia un po' quello che gli pare, non credete? Intanto arriva un gruppo di cinesi ancor più caciaroni, ma questa è una loro caratteristica, tutti vestiti uguali, si direbbe in divisa di qualche azienda che ha pagato il viaggio premio. 

Sul set 
Sono scatenati soprattutto nelle foto di gruppo, le fanciulle specialmente tutte intente a saltare nello stesso tempo, unisono di difficile effettuazione essendo le zuzzurellone almeno una quindicina e tutte dotate di prolunga telescopica da selfie, senza la quale è ormai assolutamente impossibile viaggiare. Sono romanticamente coperte di veli trasparenti che tendono a mostrare più che a nascondere le loro forme tozze che illustrano bene come, esercitandosi, potrebbero fare le uova da in piedi senza romperle. Srotolano striscioni, sicuramente inneggianti alla ditta che ha pagato e mostrano chiose di denti da far invidia ad un tirannosauro. Poi tutti in acqua a bearsi degli spruzzi. Passano le libiche con cui ho socializzato ieri, traslando con mollezza i loro maestosi culoni da ipernutrite, lanciandoci saluti. Poi viene a rintracciarmi l'ormai amico khazako, bramoso di inviarmi via whatsapp, i filmati che ha fatto in acqua ieri, in cui è stato immortalato il mio incontro con la tartaruga. Lo abbraccerei non fosse che è alto oltre due metri, largo come un armadio e non vorrei che mi baciasse in bocca per ultimo saluto come faceva tempo fa il suo conterraneo Kural. Poi bisogna lasciarsi andare a mollo in questo mare, sono le ultime botte e ci staresti dentro delle ore anche se ti vengono i polpastrelli rappucciti. Mi muovo un po' più lontano da riva, tanto sono dotato della mia collaudatissima maschera da sub (e non è una roba da carnevale), con cui posso agevolmente tenere la testa sotto l'acqua indefinitamente, guarda un po' e godere fino in fondo bevendo il dolce calice. 

Gita sociale
Ad un tratto mi trovo circondato da un centinaio di grossi pesci argentei che cominciano a girarmi intorno. Mi trovo nel cilindro immobile, mentre tutti ruotano all'unisono. Che spettacolo! Raccolgo conchiglie giganti anche se so che poi non si possono portare a casa, sarà poi vero, in teoria, non sarebbe permessa neppure la sabbia! Se ci pensi in fondo non è così sbagliato, visto che tra qualche decennio tutto l'arcipelago sprofonderà definitivamente sotto il mare. Si respira profondamente, anche se in fondo fa caldo, ma vuoi l'arietta marina che un pochino tira sempre, vuoi la sensazione di libertà che ti dà l'assenza di vestiti, tutto congiura per farti stare bene, anche se in effetti ti è venuto il raffreddore, un po' di tosse, strani punti rossi sulle gambe dovuti a qualche misterioso ma sicuramente malefico insetto e anche se da qualche parte sei comunque scottato nonostante le tonnellate di creme sparse a doccia con convinta ed inesorabile continuità. Sì il sentiment continua ad essere positivo. Meglio andare a farsi una pina colada al ristorante sulla punta dell'imbarcadero, tanto c'è l'offerta speciale dell'happy hour e vivere costa la metà. Sul mancorrente della terrazza si posa un grande airone grigio. Sembra venuto apposta per mettersi in mostra in un set fotografico. Sposta il lungo becco a destra ed a sinistra come un attore consumato per farsi notare certamente oppure per contratto stabilito a favore di ripresa. Non vola via neppure se ti avvicini spudoratamente, tanto è evidentemente abituato. 

L'airone
Tre russe abbondanti lo spingono alla fine via con malagrazia, devono farselo loro il selfie, non c'è posto per gli aironi. Poi scendono le ombre della sera e un gruppo di subacquei bardati di mute, torce notturne e bombole scendono dalla scaletta laterale per godersi lo spettacolo notturno. Sotto le sue palafitte il fondale è di 4/5 metri, piuttosto roccioso. Sugli scogli molti granchi sembrano aspettare lo sciabordio dell'onda. Ma appena va via la luce comincia un altro spettacolo nell'acqua illuminata da robusti fari. Tre mante oceaniche dal dorso nero e dall'apertura alare maestosa, non meno di 4/5 metri arrivano planando veloci dal largo e iniziano a volteggiare elegantemente in formazione. Sembra una esibizione di pattinatrici; curve perfette, loop continui per rimettersi in rotta, capovolte accoppiate, è una esibizione in piena regola in cui le protagoniste paiono aspettarsi un punteggio di merito da una esigente giuria. Le grandi bocche rimangono spalancate coni labbri laterali posti obliquamente per convogliare evidentemente ogni residuo commestibile, visto che siamo sempre in prossimità di un ristorante, italiano per giunta, per cui anche loro presumeranno che qui si mangia bene. Quando l'ala si alza scopre completamente nella cabrata il grande ventre bianco in cui indovini i tagli paralleli delle branchie. Sopra, gli occhi globosi guardano sornioni al passaggio e sembrano chiedere un applauso per tanta bravura o almeno un ringraziamento per una gratuita esibizione di bellezza. 

Manta di pancia
Dopo una mezz'ora, silenziose come erano arrivate, se ne vanno, sempre in formazione, la più grande davanti, le altre due appaiate dietro. Lo spettacolo è finito. Rimane il tempo per andarsi a vedere l'esibizione di danze tradizionali e le altre attrazioni che questo tipo di luoghi propone per la bramosia degli ospiti che comunque sembrano divertirsi moltissimo. Intanto sembra che tutti siano al corrente che questa è la nostra ultima notte al villaggio. I camerieri si profondono in saluti e gentilezze ai tavoli, i ragazzi della spiaggia continuano a portarti asciugamani. Fervono insomma, i tentativi di ingrassare le intenzioni di mancia di fine soggiorno, una tradizione conclamata su cui il personale conta moltissimo dato che, come scoprirete se date un po' di corda, i maldiviani purosangue sono rarissimi, mentre abbondano lavoratori indiani, pakistani e bengalesi. Chissà se sono in regola o irregolari, biechi traversatori del mare, più o meno clandestini rubalavoro, guardati di storto dai locali, messi su dal Salvini locale.Tra l'altro in questi giorni ci sono delle grane in città, sembra che si svolgano molti cortei di protesta contro il governo e compagnia bella. Non è che tutto il mondo è paese? Un cameriere viene dal Tamil Nadu e sembra molto soddisfatto di come si campa da queste parti e rimane stupito della mia conoscenza del suo paese, cosa che crea subitanea complicità, quindi mi suggerisce di approfittare del banco del tonno fresco che è appena arrivato stasera, una prelibatezza. 

Prepara la mancia
L'omino che ci spolvera i materassini da spiaggia vicino alla maestosa piscina circondata di palmizi, invece è del Bangla Desh e lavora qui da un paio d'anni. Pare piuttosto soddisfatto anche se non pouò vedere la sua famiglia, qui si guadagna abbastanza bene e le mance sono alte, sottolinea con intenzione, quasi dandomi di gomito. Gli sparo la mia intenzione di vedere prima o poi il suo paese; questo lo conquista immediatamente, estrae lo smartphone e mi mostra immediatamente filmati della famosa spiaggia di Cox's Bazar e delle altre meraviglie del suo paese. Pensare che qualcuno possa desiderare di vederle anche essendo qui, nel conclamato paradiso per la mentalità occidentale, lo eccita e inorgoglisce. In pratica non mi molla più continuando a propormi mete suggestive, compreso il paesino dove vive la sua famiglia. Quasi quasi rinuncia alla mancia, va beh, non esageriamo. Ma alla fine anche questa giornata è finita, devi rifare il sentiero che torna al tuo bungalow e cerchi di rallentare il passo più che puoi per mantenere fino all'ultimo la tua presenza in questo luogo, fingi di aspirarne gli ultimi profumi, gli afrori nascosti come fosse una meravigliosa donna che devi lasciare e con cui invece vorresti trattenerti all'infinito. Gli uccelli notturni lanciano gli ultimi canti, i gechi esibiscono gli ultimi singhiozzi. Quando apri la porta del tuo bungalow tutto il letto è coperto da una corona di fiori di ibisco a forma di cuore. Non fare il tirchio e metti mano al portafoglio che Marvin aspetta nell'oscurità.

Manta
SURVIVAL KIT



I ristoranti extra del Sun Island resort sono due oltre il coffee shop sulla spiaggia e l'oyster bar con grigliata di pesce davanti alla spa. Uno alla fine del pontile dei waterbungalow con cucina thai e l'altro dal lato opposto sul pontile di attracco principale con cucina italiana. Se proprio volete togliervi uno sfizio, diversamente il buffet compreso nel vostro ticket rimane decisamente abbondante e variato. Ovviamente piuttosto cari. I cocktail alcoolici e long drink vengono serviti sui 9 $, le birre 5$.






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venerdì 23 febbraio 2018

Maldive 7 - Snorkelling


Ibiscus



Torneranno i nostri eroi?
Non ci sono dubbi che l'esperienza maldiviana sia governata soprattutto dalla sabbia bianca e farinosa dei suoi atolli, ma non si può dimenticare l'altra parte dell'offerta, quella che dovrebbe rappresentare, soprattutto per chi la può sfruttare appieno, la meraviglia di quello che sta sotto il pelo dell'acqua e di cui in parte vi ho già accennato. Intanto sottolineo che basta stare a due metri dalla riva per vedere moltissimi pesci di ogni colore e dimensione che ti circondano in cerca di cibo, ma è soprattutto oltre la barriera che puoi avere una visione completa di quanto possano mostrare i mari tropicali. Non parlo ovviamente di chi è in grado di fare immersioni, che qui posso dare sensazioni ineguagliabili, ma anche della semplice attività di snorkelling che già a pelo d'acqua ti consente di vedere un mondo subacqueo che ha pochi uguali al mondo. Qui sta il problema, perché, per svolgere questa attività, quantomeno bisogna essere buoni nuotatori o almeno discreti, mentre io, come vi ho più volte raccontato sono un vero e proprio gatto di marmo, un ferro da stiro che una volta rilasciato in acqua precipita verso il fondo con inesorabile continuità. A nulla sono valse lezioni di nuoto in piscina effettuate a pur tarda età, l'uso di striginasi, tappaorecchie e quanto fosse tecnicamente possibile utilizzare per sfuggire alle mie fobie acquatiche, l'istruttore, anzi, l'istruttrice ha dovuto allargare mestamente le braccia e rinunciare ad un compito per lei forse troppo grande. 

Torneranno, torneranno
E dire che il mio peso specifico, data la consistente quantità di adipe che mi ha sempre contraddistinto, avrebbe dovuto rappresentare una certa facilitazione in questa attività motoria. Comunque sia invece, il potermi beare di questo mondo sottomarino e delle sue bellezze è sempre stato un mio grande desiderio, tale da spingermi da un lato ad osare l'impossibile, dall'altra a ritrarmene terrorizzato, essendo così andato in alcuni dei luoghi più belli del mondo su questo piano, dal Mar Rosso, al Borneo, al Madagascar, al Caribe e non averne potuto usufruire se non per gli aspetti marginali. Questa volta, già alla partenza ero stato preso da una malia interna e da un desiderio folle di osare quello che per me rappresenta l'impossibile, il superamento di una barriera mentale più che corallina, tanto che, buttando il cuore oltre l'ostacolo, in una scorribanda da Decathlon mi ero procurato per 29,90 l'ultimo grido delle maschere integrali a tutta faccia, che faceva bella mostra di sé nella valigia, come a rimarcare un qualche cosa di imprescindibile per chi affronta i luoghi maldiviani. Giunto sul posto ho continuato a rimandare con varie scuse, anche se spinto dal mio compagno di merende che invece, nuotatore provetto qual è, non vedeva l'ora di tuffarsi e nuotare tra tartarughe giganti e squali balena. 

Bellezzelibiche
L'escursione prevista di tutto il pomeriggio oltre la barriera costa una tombola, come ogni extra che si rispetti da queste parti, quindi con questa scusa, unita al fatto che non ci sono altri prenotati, ho continuato a pensare che forse anche questa volta l'avrei scampata, ma proprio  al penultimo giorno ecco là che magicamente altri nomi si aggiungono e la barca, finalmente si è riempita del numero minimo di partecipanti. Stavolta non si può più scampare. Eccomi dunque al molo, fantozzianamente pronto con sacca delle macchine fotografiche, maglietta antiscottatura, pesante strato di crema 50 che mi fa sembrare un cadavere bianco, non si sa se per lo strato spalmato sulla faccia o per la paura, cappellino legato al collo per non farselo strappare via dal vento, in attesa del barcone che arriva finalmente, rivelandosi un motoscafo nuovo di pacca con due colossali motori da 500 cavalli. L'equipaggio è gioioso, di certo pensando al grano incassato e ci carica a bordo con sollecitudine. I nostri compagni di sventura sono due bambolone, bomboloni, libiche, che studiando a Perugia e parlano un ottimo italiano e un gigantesco Khazako che mi ricorda un vecchio amico di Chimkient, con cui subito familiarizzo in ricordo dei tempi andati. 

Saraghi
E' attrezzatissimo con macchinetta subacquea e addirittura un drone. La abbondanti ragazzone chiacchierano volentieri, amano l'Italia e si sono regalate questo viaggio (evidentemente padre pagante) per la laurea in relazioni internazionali appena ottenuta. Parliamo di Libia. Hanno grandi speranze per il loro paese, dove a loro detta le occasioni nei prossimi anni saranno grandissime per il turismo e per il commercio in generale. Sono ragazze che conoscono il mondo, figlie di qualcuno che ha a che fare col petrolio, madre egiziana, eppure parlano del loro paese con grande speranza e ingenue certezze. Sarebbe bello che le loro visioni potessero avere seguito. Intanto passa uno sciame di delfini che si allontano veloci saltellando a pelo d'acqua. Dello squalo balena di dodici metri promesso, però nessuna traccia. Sono tre giorni che non si vede, sarà andato verso gli atolli dove i turisti sono più prodighi di mance evidentemente. Comunque percorriamo una rotta ad un centinaio di metri fuori dalla barriera, passando davanti ad un paio di isolotti di cui si intravedono piccoli pontili verso la laguna con una sfilata di bungalow di  attesa di essere riempiti di turisti vogliosi di sensazioni. L'oceano qui ha ormai perso il tono di cristallo color smeraldo delle acque calme ed è già profondo blu, quasi nero, colore infausto e per natura nemico dell'uomo. Poi la barca arresta i motori ed è giunto il momento fatidico. Tutti giù è l'ordine del capitano.

La vedetta
Cosa faccio, mi butto o no? Il giovanotto che si prende cura dei trasportati, li scaglia giù oltre la murata e mentre le loro pinne guizzano felici fuori dall'acqua, gli faccio presente che io tecnicamente non saprei nuotare e che anche se sono bardato di congruo giubbotto di salvataggio che mi avvolge come una difesa antiproiettile, ho una paura del diavolo. Lui decide che ce la posso fare, anzi assicura che con l'aiuto di un ulteriore salvagente a ciambella che viene subito buttato tra le onde mi salverà dall'annegamento. In ogni caso ci penserà lui a non lasciarmi affogare. La barriera non è proprio vicinissima, ma alla fine mi decido, fatti non fummo a viver come bruti e questa esperienza non posso continuare a negarmela, mi imbardo quindi con l'apposita maschera e mi calo tra le onde con circospezione come una salama da sugo nell'acqua che bolle. Qui, tra la tecnologia dell'aggeggio che ho in testa e che, meraviglia non lascia passare acqua che mi accechi l'occhio, il giubbotto che terrebbe su un dugongo da dieci quintali e una mano attaccata alla ciambella, mentre il ragazzotto lo tira verso la barriera, sembra che non precipiterò negli abissi dell'Averno, anzi, passin passetto arrivo fino al fondale di quattro o cinque metri che sta proprio davanti alla barriera stessa. Ragazzi con il testone sott'acqua devo dirvi che lo spettacolo che mi passa davanti agli occhi, non ha uguali per me che non lo avevo mai visto. 

Si pesca
La serie di pesci che mi circondano ha così tanti colori che non so più da che parte girarmi. A pallini,  a strisce, metà di un colore e metà di un altro. Aguglie d'argento lunghe e strette, Acanthurus quasi tondi e piatti dalla pinna dorsale gialla, ghiozzi tigrati di strisce arancio e altri bianconeri come le zebre. Un grosso scorfano rossiccio scava tra i coralli morti, pesci balestra dalle pance gonfie e Napoleoni coi labbroni a canotto, forse appena passati dal chirurgo estetico, mi circondano mentre uno squaletto pinna nera scappa via veloce. I pesci farfalla (Chaetodon) hanno mille colori diversi, blu, gialli, rosa di ogni sfumatura e si muovono lenti tra le gorgonie che stendono verso di me le loro braccia, veli sottili e traforati di sirene maliarde che ti chiamano a rimanere lì, forse per sempre. I pesci bandiera sventolano le loro strisce come percorsi dal vento. Vago perduto proseguendo il mio percorso lungo la barriera, la corrente mi posta, forse anche il mio duca mi ha mollato a me stesso, goffa balenottera sospesa nella mia imbracatura arancione, mentre con un braccio non mollo, anzi rimango aggrappato alla ciambella a strisce e con l'altra cerco di farmi avanzare nell'acqua. Ragazzi, non vi rendete conto, io il prototipo dei  gatti di marmo per eccellenza che sto nuotando con la testa sott'acqua nell'Oceano Indiano! 

Pinnanera
Non ci posso credere e mentre sono perso nella beatitudine osservatoria, ecco che d'improvviso dalle mie spalle spunta una cosa grande e tondeggiante che con un volteggio misi affianca guardandomi di traverso. E' una tartaruga imbricata che si fa largo tra uno sciame di pesci angelo. Il khazako la insegue cercando di immortalarla mentre lei pigramente si muove, ogni tanto calandosi un paio di metri sotto per brucare qualche cosa sul fondo. Uno spettacolo magnifico quando sale un poco e mi si affianca lasciandosi toccare, prima di voltarsi e con due colpi delle robuste zampone palmate si allontana lungo la barriera. A destra la scarpata si inabissa e vedi solo il blu più profondo che ti fa ritrarre verso il fondale più basso. E' vero qui i coralli sono grigi e morti, ma per me che non avevo mai avuto una esperienza del genere, devo dire che l'emozione non ha uguali. Il tipo mi fa segno che è ora di rientrare. Metto la testa fuori e accidenti la barca è lontanissima, nell'eccitazione del momento ci siamo spostati parecchio o è stata la corrente, fatto sta che bisogna darsi da fare. Poi quando sono finalmente sotto lo scafo e tutti sono già agilmente risaliti, tocca a me la parte più difficile di tutta l'operazione. 

Sulla via del ritorno
Come ad ogni buon Fantozzi che si rispetti, tutti gli addetti del barcone si apprestano a dare una mano, chi mi prende la maschera, chi mi toglie le pinne e le getta a bordo, manca solo il paranco che imbraghi il mio quintale lordo e lo tiri su come pesca fruttuosa. Ma vi assicuro che la risalita è difficile, la specie di scaletta con gradini malfermi che si piegano sotto il mio dolce peso non più aiutato dalla provvidenziale spinta di Archimede che mi aveva fatto sentire così leggero ed atletico, è assolutamente impraticabile. Mi abbarbico a leve, bracci e tiranti ma non riesco ad issarmi a bordo nonostante le spinte dell'equipaggio che comincia a disperare e forse pensa sarebbe opportuno abbandonarmi in mare definitivamente. Poi, un poco con le ultime forze che mi sono rimaste, abbrancato agli appoggi messi a poppa, gradino dopo gradino riesco a guadagnare la nave, ansimando disperatamente, quasi certo di non farcela, felice di averla scampata anche questa volta. Che esperienza spettacolare. La barca riparte e spara al massimo i motori ansiosa di tornare in porto. In breve raggiunge i 53 nodi. Bisogna attaccarsi agli appigli per non cadere. Le libiche pensano che questa velocità sia assolutamente illegale, ma si torna a casa. A nulla vale che i miei compari di viaggio, siano un poco delusi, dai colori della barriera e dal mancato avvistamento dello squalo balena, per me rimarrà un evento indimenticabile. Adesso possiamo andare a cena sereni, mentre il cielo si infiamma di nuvole rosse e viola.


Inseguendo la tartaruga


SUVIVAL KIT

Villaggio
Escursioni a Sun Island - Come potrete aspettarvi, le escursioni proposte sull'isola sono carissime e vanno dai 60/70 $ per il semplice snorkelling, fino ai 130 per giri completi che comprendono anche la pesca, ma senza garanzia di vedere animali vari. Diciamo che delfini e tartarughe sono quasi sicuri mentre lo squalo balena capita una volta s tre. Altre soluzioni prevedono, visita ad un villaggio su un isola vicina, cene al chiaro di luna da soli su qualche isolotto spargolo e cose di questo genere. Mi risulta però che al centro sport acquatici ci sia qualcuno che offre uscite in barca a prezzi molto più ragionevoli e oltretutto garantendo quasi lo squalo balena. Provare per credere.





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