mercoledì 17 aprile 2024

India 9 - L'holi a Barsana

Holi a Barsana - India -  marzo 2024
 

Verso Barsana

Sono appena passate le nove e la città è già in movimento, tanto che il tuktuk che ci porta fino al parcheggio della macchina ci mette quasi mezz'ora. Anche i prezzi del trasporto sono maggiorati per l'occasione, 200 rupie invece delle consuete 100. Capirà, le maschere si vendono a carnevale! Dobbiamo raggiungere quindi Barsana, il villaggio a pochi chilometri da Vrindavan, dove secondo la tradizione è nata Radha, la consorte di Khrishna e dove sorge il  tempio a lei dedicato. La strada è già una colonna di mezzi di tutti i generi, auto, tuktuk, carri, camion e trattori carichi all'inverosimile di gente che tenta di raggiungere il luogo dove si svolgeranno i festeggiamenti di oggi. Tutti cantano lodi alla dea e il grido/saluto che tutti si rivolgono al passaggio è Radhé Radhé, una sorta di urlo beneaugurante che risuona lungo la via come un boato continuo, un ritmo scandito da una folla decisamente sovraeccitata, che non aspetta altro che di arrivare nelle vicinanze del tempio per scatenarsi ancora di più. La strada è contornata per tutto il suo percorso di bancarelle di ogni tipo, venditori di generi alimentari vari, cibi di strada, dolciumi e frutta, ma soprattutto polveri colorate che sono esposte agli acquirenti in capaci sacchi già aperti oppure in confezioni chiuse di varie dimensioni che possono andare da un paio di kg a pacchettini più piccoli di un paio di etti. 

Al tempio

Per la verità tutti quelli che si stanno dirigendo verso Barsana, sembrano già forniti a sufficienza, alcuni hanno le mani già piene per la battaglia, altri tengono le scorte ed i sacchetti già aperti ai loro piedi per rifornirsi man mano alla bisogna. La maggior parte dei futuri combattenti sono ragazzi giovani e bambini, ma non mancano le donne e le ragazze, raccolte in aggerriti gruppetti o in coppia con fidanzati e amici. Naturalmente non mancano i gaudenti più attempati o le figure iconiche con grandi turbanti tra i quali cerchiamo di mescolarci per confondere le idee, che se non son matti non li vogliamo. I chilometri non sono molti, non più di una quindicina, ma la massa è così numerosa che ci mettiamo quasi un'oretta per arrivare alla periferia del paese, anche tagliando attraverso i campi dopo che, anche qui, uno sbarramento della polizia impedisce di andare oltre. In effetti c'è un certo servizio d'ordine di poliziotti armati di bastone che dovrebbero governare la folla, ma la sproporzione del numero è tale che si capisce subito trattarsi di un lavoro pretenzioso e velleitario, pur se qualche volenteroso di sbraccia e martella i timpani con i fischietti di ordinanza per cercare di controllare il flusso. Intanto, da tutte le parti la gente comncia a lanciarsi manate di polveri, che volano alte creando una sorta di nebbia multicolore che rimane nell'aria prima di depositarsi sulla gente. 

Folla

Arriviamo ad un passaggio a livello dove la gente si accalca e le battaglie individuali cominciano a scatenarsi. Noi cerchiamo di metterci in una posizione leggermente defilata per non essere coinvolti negli scontri più violenti, ma non si può fare a meno di essere colpiti dagli spruzzi che arrivano da ogni parte. Io mi sono attrezzato con una specie di candido camice da infermiere psichiatrico, ma dopo pochissimo somiglio già più ad uno dei pazienti in fuga dal reparto stesso, la bandana che doveva proteggermi è già completamente variegata di rosso e di blu, mentre cerco di proteggere al meglio la macchina fotografica. Per la verità la gente non cerca intenzionalmente di attaccarci, ma è difficile non essere coivolti nei lanci che arrivano da tutte le parti e considerate che qui siamo ancora piuttosto fuori dalla mischia. I più mefitici sono i ragazzini che ti si mettono davanti con radiosi sorrisi, che te li mangeresti tutti e poi appena a tiro, ti schiaffano direttamente in faccia una bella manata di arancio vivo o di viola, mentre per fortuna hai appena chiuso la bocca per evitare appunto di mangiarla. Poi corrono via urlandoti radhé radhé e sghignazzando a più non posso. Attorno ci sono anche i venditori di colori e questa area in generale è risparmiata dai più accaldati, evidentemente c'è una sorta di accordo preventivo. 

Dai tetti

I colori sono bellissimi, accesi, violenti. La tradizione vorrebbe che fossero tutti di provenienza naturale da fiori e piante. L'arancio e il rosso dall'ibisco secco o dai fiori di Palash (Butea monosperma) e dallo zafferano, il verde dalle foglie secche del Gulmohur (Delonix regia), il blu vivo, dalla pianta di Indigo o dalle Jacaranda, il vermiglio porpora dalle bietole rosse, il marrone dalle foglie di the e il nero dal carbone vegetale. La realtà è ben diversa, i colori sono oggi quasi tutti di produzione chimica, la più fetente possibile e spesso, specialmente se finiscono negli occhi, provoca irritazioni anche violente, ogni anno milgliaia di persone vengono ricoverate negli ospedali per questa causa, ma che volete non si può togliere la poesia alla gente. Fatto sta che siamo appena arrivati e siamo già ricoperti dalla testa ai piedi di ogni tipo di sfumature. Pertanto ci facciamo coraggio e ci dirigiamo verso il tempio della dea lungo un percorso obbligato che percorre tutta la strada principale che ormai ribolle di una folla strabocchevole che spinge da tutte le parti per avanzare. In realtà la strada è transennata in mezzo e dovrebbe consentire due sensi di marcia, uno per chi sale e un altro per chi scende, ma si sa che la folla è un po' anarchica e all'interno dei due flussi si formano subito controflussi e rivoli in senso cntrario che si interpongono, spingono e vogliono farsi largo con la forza e con gli spintoni. 

Ragazzi

Il nostro Roshan, ci tampina da vicino e si guarda sempre intorno circospetto cercando di evitarci guai, indicando la strada migliore o quantomeno la meno intasata. Quando arriviamo nella piazza cerntrale sotto al tempio, dove è eretto un piccolo palco, punto di osservazione per la polizia e per supposte autorità, è ormai passata l'una e in mezzo alla folla non passa più neppure uno spillo. Tutti lanciano polveri da ogni parti, ma non solo, dai tetti delle case noti subito una nutrita sfilata di donne e ragazzini, armati di ogni genere di pacchetti e sacchetti che bombardano la folla sottostante senza pietà, al sicuro dai proietti nemici. Non solo, ma avevi già notato che negli androni, delle case, sulle strette case che conducono alle terrazze superiori, alacri artefici, mescolavano le polveri in grossi contenitori di acqua per creare quantità di liquidi colorati, che adesso i bombardieri scaricano dall'alto con gavettoni continui e vere e proprie bombe d'acqua, sui malcapitati sottostanti, che passano senza difesa alcuna, se non tentare di ripararsi sotto i balconi, bagnati come pulcini di blu o di magenta in attesa che qualche altro fromboliere passi loro di fianco lanciando una bella manata di polvere gialla per completare l'impanatura. Non riusciamo più a procedere verso il tempio, troppa è la folla e la mia impressione è che la cosa stia diventando alquanto pericolosa, perché la gente è sempre più sovraeccitata e corre qua e là per inseguire le vittime o per sottrarsi ai carnefici, mutando poi un attimo dopo, il ruolo. 

Andiamo a bastonar!

Ci imbuchiamo sulla soglia di un negozio che cerca di scacciarci perché così impediamo decisamente l'accesso e inoltre non compriamo n bel nulla, ma la folla è strabocchevole e ci rinuncia. Oltretutto siamo pressati da un gruppetto di italiani che anch'essi si stanno facendo prendere la mano. Indubbiamente le scene che ti passano davanti agli occhi sono decisamente inconsuete. Difficile non lasciarsi coinvolgere da questa specie di follia collettiva, di canti, di grida, di urla sovraeccitate, di gente che si lancia ogni cosa e ride, si diverte, si rappresenta come una manifestazione assoluta di gioia, di liberazione, di abbandono per un giorno almeno di chissà quali situazuioni, forse di miseria assoluta, forse solo di onesta povertà o di frustrazione di sogni ormai ben conosciuti e non raggiungibili. Forse tutta questa follia cerca solamente di colorare il diritto alla felicità a cui tutti aspirano. Quando sono ormai passate le tre e il parossismo sembra giunto al culmine, prende forma l'ultima manifestazione che corona i giorni dell'holi, un aspetto molto sentito qui nella regione del Braj, nell'ovest del'Uttar Pradesh. Verso sera infatti le donne escono di casa, in vestiti tradizionali, armate di nodosi bastoni per dar vita al Lathmar, la performance durante il quale sono autorizzate a rincorrere gli uomini, anch'essi bardati a festa e a bastonarli senza pietà. 

Chi c'è c'è

Questi cercano di proteggersi al meglio con degli scudi di legno che ne riparanono le terga e intanto, mentre cercano di scappare ai colpi, prendono in giro le donne con canti licenziosi e sboccati, che nel frattempo, una tantum cercano di colpirli. Tranquilli che poi il giorno dopo tutto rientrerà nella normalità che purtroppo è segnata dal fatto che spesso e volentieri le mogli indiane sono regolarmente bastonate come muli, se non di peggio, Non si contano ancora oggi le morti perché i sari prendono fuoco davanti ai fornelli della cucina o quelle sfregiate con l'acido, attività per la quali sembra ci siano dei professionisti specializzati nell'eseguire questa orrenda operazione che segna le malcapitate per tutta la vita. Fatto sta che gruppetti di donne scendono dal tempio e cominciano a menar bastonate a destra e a sinistra; il punto clou dove si svolge l'azione è proprio al centro della piazza. I malcapitati cercano di scappare maldestramente o facendo sberleffi per rendere ancor più divertente lo svolgimento dell'azione. Sta di fatto che la folla ondeggia in tutte le direzioni, preme e si sposta in preda ad una  furia violenta e quando si rivolge nella nostra direzione, la pressione diventa quasi insostenibile. Anche se siamo in una posizione ancora abbastanza riparata, ho subito una sensazione brutta, di deciso pericolo. 

Paura

Qui, c'è poco da fare, se qualcuno cade a terra e viene calpestato ci scappa qualcosa di grave. Siamo in un gruppo di qualche centinaio di persone, decisamente schiacciati contro un muro, sotto, il terreno è molto irregolare, c'è una canalina di scolo di una fogna, si rischa di finirci dentro e rompersi una gamba. Dopo forse è anche peggio. Le donne corrono indietro, gli uomini si spostano verso il tempio e nella nostra direzione si crea un po di spazio attorno. Roshan si fa largo e ci infiliamo dietro di luirapidamente, cercando di uscire dal punto più gremito della piazza, dal cielo intanto piove acqua colorata. L'urlo della folla è un sabba feroce e senza sosta che ti insegue minaccioso. Radhé radhé, tutti gridano, come impazziti, incuranti di quanto sta accadendo, tutti spingono, per guadagnare una posizione o per ripararsi o per arrivare invece al centro del bailamme, per non perdersi l'acme del divertimento. Ti sembra di essere circondato da folli con gli occhi sbarrati, le bocche spalancate, che i colori violenti di cui sono cosparsi, rende ancora più minacciosi. Noi sfiliamo di lato verso un punto meno affollato, poi facendoci largo, anche con una certa foga, tra spinte e spintoni non troppo gentili, riusciamo ad arrivare ai margini della piazza, lungo la strada che esce dal paese. Il gruppetto di italiani lo abbiamo perso di vista. L'urlo della folla ci insegue sempre meno violento, si attenua nella lontananza, che concede sicurezza; adesso sembra addirittura gioioso e gentile. Ci sediamo sui gradini di una casa, esausti, sfiniti, ebbri di una emozione mai provata prima; un ragazzino ci sfila accanto e con mossa furtiva ci scaglia contro un ultimo pugno di blu. Ma vai a farti benedire. Vi confesso che, per un po' ho avuto paura. 

A che punto siamo ridotti

SURVIVAL KIT

Sulla piazza

L'holi nel Braj - In questa parte di India (siamo a qualche centinaio di chilometri a sud di Delhi, l'holi è particolarmente sentito e famoso e si svolge una settimana prima che negli altri stati indiani ed è particolarmente partecipato, con l'arrivo di alcuni milioni di persone da ogni parte del paese. Le feste clou si svolgono a Barsana, luogo di nascita della dea Radha, il giorno successivo a Nandgaon, luogo di origine di Khrishna e in misura minore a Mathura. Le sere precedenti vengono fatti i falò propiziatori (holika) con canti e danze, mantre nei tardi pomeriggi si svolge la tradizione del Lathmar in cui le donne si vendicano sugli uomini cercando di bastonarli con i lunghi e nodosi lathi. La festa prosegue poi per tutta la settimana e nel weekend successivo si svolge in tutto il resto dell'India con varie declinazioni, che tuttavia alla base contemplano soprattutto il lancio di polveri colorate tra la folla. Se volete partecipare a questo che è uno dei più importanti e folkloristici festival del subcontinente, fate base a Vrindavan, prenotando diversi mesi prima, perché in questo periodo la città è molto sovraffollata e dedicate un giorno ad ognuno dei due paesi. Se non lo avete visto in viaggi precedenti, non perdetevi la visita della cittadina di Mathura che ha uno dei più bei templi dell'India con un famoso pozzo baori, che presenta una serie straordinaria di scalinate che lo penetrano. 

Verso il tempio


Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:






martedì 16 aprile 2024

India 8 - Finalmente a Vrindavan

L'holi di Vrindavan - India - marzo 2024 



Cosrtuzioni nuove

Delhi di notte è un mostro oscuro che dorme con un brontolio sordo che ne percorre le viscere ingombre delle brutture ingoiate nei millenni. Borborigmi di umanità costretta ad una esistenza difficile segnata dalla povertà eterna ed inestinguibile e oggi, che questo aspetto comincia ad avere una rilevanza inferiore, dai meccanismi inumani tipici di tutte le megalopoli, traffico, inquinamento, disumanità dovuta ad una sovrappopolazione inarrestabile, in barba a tutti i trend mondiali di calo delle nascite. Tuttavia, rispetto alle mie precedenti visite, correndo nel buio della notte per i larghi viali della New Delhi, non vedi più vacche che dormono nelle strade e lunghe file di attendamenti di plastica blu, che segnalavano la presenza di un popolo intero costretto a vivere sui marciapiedi in attesa che qualche cosa succedesse. Forse in questo senso, qualche cosa è migliorato, ma mi riserbo di aggiornare le sensazioni a quando ritorneremo in città di giorno. Al momento le strade buie e quasi solitarie nel cuore della notte, forniscono un teatro diverso dalla realtà che potrebbe confondere le idee, oltretutto obnubilate dalla stanchezza, visto che in tre giorni sono riuscito a dormire solo poche ore. Quindi dopo aver caricato in periferia, Roshan che sarà la nostra guida durante l'holi a Vrindavan, crollo sui sedili posteriori in una sorta di dormiveglia che non riesce a darmi comunque nessuna sensazione di riposo. 

Sono da poco passate le quattro del mattino ed il cielo è ancora buio pesto, un nero sporco ed offuscato dallo smog che senti palpabile nell'aria, mentre sfili gli enormi piloni di cemento che segnalano lo sviluppo incontenibile del mostro che si autoalimenta quasi automaticamente, divorando tutto quello che lo circonda, una sorta di buco nero affamato che attira morbosamente ogni frammento di materia che lo limita, continuano la sua bulimica crescita di peso e di dimensioni. Così intravedi le nuove immense linee della metro di domani, le grandi corsie accessorie delle autostrade che lasciano la città, dando spazio ad un traffico in aumento esponenziale ed ai palazzi che sorgono come fungaie, già vecchie prima ancora di essere finite, coi muri su cui si allarga l'impronta nera della muffa impietosa che il monsone nutre ad ogni stagione a ricoprire senza uniformità cose e persone, come fa da millenni. Il tempo scorre attraversabo periferie infinite di case basse, dalle facciate irregolari, come si dice di architettura spontanea, orlate ai marciapiedi di serrande ancora abbassate di mercati infiniti, che l'India urbana è tutta un mercato anche se a quest'ora semiaddornetato, perché qualcuno, anche se sono appena passate le cinque, già si muove, stira le membra stanche dalla notte passata nei retrobottega su giacigli improvvisati, per essere tra i primi ad aprire, ad aspettare il primo cliente, quello che dà il buon auspicio per gli affari della giornata ed al quale bisogna sempre fare uno sconto speciale per ingraziarsi Ganesha ed avere un mattino fortunato. 

Almeno lui, il cliente, se lo aspetta e bisogna sempre lasciarglielo credere, almeno se sai fare bene il tuo mestiere di commerciante. L'alba sorge livida quando la strada corre ormai lungo i campi sterminati di questa infinita pianura alluvionale che si stende per tutta la valle del Gange ed oltre. Abbiamo puntato decisamente vreso sud e la palla rossa, ancora offuscata dalla foschia della notte, sorge a fatica all'orizzonte alla nostra sinistra, disegnando sagome scure di alberi lontani, accarezzando le spighe dei campi quasi pronte a piegare la testa alla calura in arrivo. La strada è adesso più frequentata soprattutto dei coloratissimi camion, con la scritta dietro, sul cassone dipinto: Horne please, che invita allo strobazzamento continuo; questi almeno non sono cambiati nel tempo. Si vedono addirittura mietitrebbie pronte a spostarsi lungo i bordi della strada, segno che anche qui l'agriciltura va avanti, ma lontano nei campim vicino agli stagni putrescenti, vedi ancora gruppi di teloni gialli, circondati da zebù dalle lunghe corna bianche, tende di contadini nomadi che si spostano lungo le rotte di un tempo ad offrire la loro opera stagionale per la mietitura, sudra o peggio senza casta, che devono stare fuori dei villaggi per non inquinare la vita degli strati sociali superiori. Indispensabili certo, ma tenuti ai margini, per non turbare la vista, d'altra parte se lo meriteranno sicuramente visto quello che avranno combinato nelle loro vite precedenti. Alla prossima reincarnazione, se saranno stati al loro posto durante questa vita, chissà.

Passata la paura

Certe situazioni sono dure a scomparire, anche nel mondo degli smartphone e dell'AI. Arriviamo a Vrindavan che sono appena passate le otto, assonnati e sbilenchi. La città come accade in questi casi è completamente bloccata da un paio di milioni di persone arrivate per l'occasione eil transito delle auto è vietato entro la cerchia più ristretta del centro. Così dobbiamo abbandonare la macchina fuori della città davntoi alal transenne sorvegliate da baffuti ma irremovibili poliziotti armati di bastone (i temibili lathi, con cui si tiene a bada la folla) e proseguire con fue tuk tuk, i famosi Ape piaggio, istituzione indiana immarcescibile, uno per noi e l'altro per le valigie. Percorriamo il tragitto per stradine secondarie ma già intasate di gente. Il nostro albergo è lungo la strada principale, in centro città e in teoria il check in sarebbe alle 13, ma alla reception ci vedono così sbarellati che si prendono pena ed in una mezz'oretta le camere sono già a nostra disposizione. Ottimo perché presto che è tardi, riposeremo quando quando sarà ora dopo aver tirati i calzetti come si dice tra noi mandrogni e quindi, rassettata veloce e doccia fredda per svegliarci completamente, colazione rapida, anche perché per chi come me aborrisce il cibo indiano, non c'è niente di edibile al di fuori delle banane. 

Khrishna e Radha
Per la notte saltata pazienza, recupereremo domani e allora via perché sta comincialndo l'Holi, la ragione per cui siamo venuti fin qui. Si delinea così la mostivazione del nostro viaggio, un pellegrinaggio tra i differenti aspetti delle manifestazioni religiose dei molti credi indiani. Il festival dell'Holi prende forma da una tradizione di fondo comune a quasi tutti i popoli, (per saperne di più cliccate qui), che ha origine dalle culture più antiche, dal Mediterraneo a tutto l'Oriente. L'uomo ha sempre sentito la necessità di festeggiare la fine dell'inverno ed il risveglio primaverile della natura, che ha sempre assunto il profondo significato di una rinascita, un risveglio generalizzato dei sensi e del ritorno alla vita dopo il momento di letargo invernale in cui tutto è sopito. Così ogni cultura si è inventata una gran festa nella quale si festeggia proprio questo ritorno alla vita ed il risveglio della sensorialità generalizzata. Queste feste sono sempre caratterizzate da una sorta di follia collettiva dove tutto sembra essere ammesso, dove i servi diventavano padroni per un giorno (salvo poi rientrare giudiziosamente nei ranghi appena tutto era finito), in cui la sensualità e l'amore veniva licenziosamente conclamato ed i druidi nel nord benedicevano le nuove unioni, mentre le matrone romane si ubriacavano e così via. 

E' quindi anche la festa dell'amore in cui (quasi) tutto è concesso e che sta alla base di tutti i carnevali del mondo. Nel mondo hinduista L'Holi è una delle due feste più importanti dell'anno (l'altra è il Divali, la festa delle Luci in autunno) e si celebra attorno alla metà di marzo a seconda dei pleniluni. Ufficialmente si svolge in onore del dio Khrishna e della sua amata Radha, la pastorella che lo accompagna e si unisce a lui mentre suona estaticamente il flauto. Il dio ragazzino, sempre raffigurato di colore blu, di cui le pastorelle Gopi sono innamorate e lo ascoltano estatiche sulla riva del fiume. E' quindi questa la festa dei colori, dell'amore e della primavera, una vera e propria esplosione di gioia che percorre come una furia tutto il subcontinente per ogni sua città e paese ed è caratterizzata in particolare da grandi feste che si svolgono attorno ai templi dedicati a Khrishna e a Visnu (dato che si festeggia anche la vittoria del suo quarto avatar, Narashina, l'uomo leone, sul malvagio re demone Hiranyakashipu) lanciandosi l'un l'altro polveri coloratissime, a volte mescolate con l'acqua, in modo che alla fine della giornata tutti siano colorati dalla testa ai piedi. 

E' il trionfo della gioia, dell'allegria e della confusione che percorre per un paio di giorni tutte le città del subcontinente. Naturalmente in linea con le altre tradizioni, fin dal 17° secolo festeggia anche l'agricoltura, la fertilità della terra ed il buon auspicio per gli ottimi raccolti. Una sorta di carnevale delle arance di Ivrea, durante il quale invece che i nostri sugosi frutti, ci si lanciano polveri multicolori che ricoprono la folla di una onnipresente nube iridata. Naturalmente siamo in India e quello che nelle altre parti del mondo coinvolge qualche migliaia di persone, qui invece devi contare a milioni. E qui nascono i problemi, perché mentre nelle altre grandi feste di massa come la fiera di Puskar o il Khumba mela, dove la gente è ancora più numerosa, il movimento della folla è compatibilmente abbastanza ordinato e tranquillo, qui, la gente sembra quasi impazzita, tutti sembrano percorsi dalla follia che la divinità insuffla, quasi come nell'antica Roma, le baccanti erano ebbre ed inferocite e quindi capaci di eccessi pericolosi. Qui siamo in una situazione simile, di certo particolare ed emozionante, a cui secondo me vale assolutamente la pena di partecipare, per provare sensazioni ed emozioni, antiche, primordiali, ma assolutamente vive e vitali. Qui a Vrindavan o meglio in due paesini dei suoi dintorni, si svolge l'holi più famoso e partecipato dell'intero paese, ecco quindi la ragione della nostra presenza qui ed ecco perché ci siamo bardati di tutto punto con vestiti bianchi usa e getta, bandane a riparo delle capigliature fluenti, occhiali e protezioni di plastica per le macchine fotografiche e telefonini pronti alla pugna come aranceri eporediesi in attesa della battaglia. L'auto ci aspetta, il divertimento anche. Dai che ci proviamo a portare a casa la pelle!

Prima della cura

Dpo la cura













SURVIVAL KIT

Holy - Il più grande festival indiano, che potrete trovare in tutto il subcontinente, più o meno nel mese di marzo. La leggenda vuole che ricordi l'innamoramento di Khrishna verso Radha che disperata perché lui non la guardava a causa del colore troppo scuro della sua pelle (aspetto a cui gli ndiani sono piuttosto sensibili), su consiglio della madre, si cosparse il viso di polveri colorate conquistandolo definitivamente. Vi rimando al sito per quanto riguarda le altre leggende sul quarto avatar di Visnù o di quelle dell'incenerimento di Kama, il dio dell'amore che Shiva, disturbato nelle sue meditazioni, ridusse in cenere, per poi perdonarlo dopo quaranta giorni di penitenza (notate i rimandi dei topoi assolutamente simili ad altre religioni), come era solito fare dopo i suoi accessi di ira e farlo infine rivivere, perché il mondo non può stare senza amore, da qui i festeggiamenti coloratissimi. Il giorno prima in molti luoghi si usa anche festeggiare con grandi falò. Nulla di nuovo sotto il sole. A Vrindavan ed in particolare in due paesini vicini che ospitano appunto i templi dedicati a queste divinità si festeggia la settimana prima ed è l'Holy più importante del paese a cui partecipano milioni di persone da tutta l'India. Per questo è necessare prenotare con molto anticipo le eventuali sistemazioni alberghiere, prese d'assalto durante questa settimana cruciale. 

Hotel Krishnam - Raman reti road - Vrindavan - 3 stelle in linea con gli standard indiani - In posizione ottimale sulla strada centrale della città. Camere spaziose, letto king. AC, TV, ventilatore, cassaforte. Free wifi ottimo anche in camera. Dotazioni per il bagno scarsine e pulizia sommaria, compensata dalla grandissima gentilezza e disponibilità del personale che ci ha concesso la stanza quattro ore prima del checkin senza sovrapprezzi. Ristorante interno prevalentemente di cucina indiana. La doppia attorno tra i 30 e i 40 € con colazione, ma durante l'holi i prezzi possono salire anche consistentemente.

Turisti

Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:



lunedì 15 aprile 2024

India 7 - Arrivo

Gurgeet - India - marzo 2024 (foto T. Sofi)

Come è diverso oggi, l'aeroporto intitolato ad Indira Ghandi, da quel lontano '76, quando, in una delle mie prime uscite fuori dal guscio, ci misi il naso per la prima volta. Allora una specie di grande e confusionaria stazione di paese, oggi moderno e pletorico, come si conviene a tutto il mood di quell'oriente in crescita selvaggia, quasi virulenta, auspicata e temuta al tempo stesso, dal nostro occidente malato di vecchiaia. Quando noi eravamo ragazzi, tutta quella parte di mondo soffriva la fame endemica, la gente letteralmente ne moriva e la speranza di progresso si identificava con l'affrancamento di questo emisfero, almeno dalla fame. Oggi tutto questo è in massima parte accaduto, proprio grazie a quella globalizzazione di cui qualche sciocco si ostina a vedere solamente i punti negativi, che ovviamente ci sono come in tutte le cose, dimenticando che invece, oltre ad essere una cosa giusta e morale, ha contribuito comunque a far crescere anche la nostra parte di mondo. Il problema è che adesso tutto questo ci fa paura e molti temono che proprio questa parte di mondo diventi troppo forte, troppo brava e superi il nostro, vecchio ed esangue, diventato incapace di inventiva, puranco di generare figli e che tende ad accartocciarsi su se stesso in uno sterile inseguirsi di paure, di chiusure, di decadenza senile. 

On board
Ma questo è un discorso troppo ampio che ci porterebbe, come si dice, in direzione ostinata e contraria a quello che stiamo perseguendo con queste righe. Intanto dobbiamo considerare che abbiamo appena lasciato un mondo intermedio che, essendo seduto su una montagna di soldi, sta costruendo un futuro. in fondo basato sul nostro substrato culturale e che vedremo dove andrà a parare, mentre qui siamo arrivati in un'altra realtà, che chiamiamo emergente, ma che alla fine è già emersa del tutto e che, a partire dalle dimensioni decisamente diverse, alla rapidità con cui sta cavalcando le nuove situazioni, è diventato una cora importante e del quale il resto del pianeta deve tenere conto e non limitarsi a fare spallucce pensando che si tratti di mondi a rimorchio del nostro o peggio ancora fare la morale, spiegando cosa è giusto fare secondo noi. Certo un tempo lo erano, povere e a loro modo emergenti, ma oggi i vagoncini di questo treno corrono, più della nostra sfiancata vaporiera che arranca non riuscendo più a stare al passo e mentre discuriamo, ci stanno passando avanti, con tutte le contraddizioni ed i problemi del caso. Ma noi siamo qui per investigare altri aspetti, diversi, massimamente culturali, religiosi, spirituali, avendo allo stesso tempo l'occasione di misurare se possibile anche i cambiamenti che sono occorsi col passare delle nostre precedenti visite. 

Con il nostro Gurgeet

Ho già detto che questa è la dodicesima volta che vengo in questo grande paese, un vero e proprio continente e questo dà la misura dell'interesse e dell'amore che nutro, anche per motivazioni personali, per il cosiddetto Bharat, come adesso ama chiamarsi. Ne ho conosciuto molte parti, forse le più interessanti ed oleografiche, certamente le più importanti dal punto di vista turistico, da nord a sud , da est a ovest, caracollando nei decenni dalle nevi del Ladakh alle palme di capo Comorin, all'incrocio tra i tre oceani, fino alle jungle dell'Assam o alle isole perdute delle Andamane, oltre che naturalmente alle metropoli dello scontento Mumbai, Chennai, Kalkata, quindi questa volta ho voluto ritagliarmi, con l'aiuto dell'amico Ashish, un itinerario particolare, poco battuto dalle correnti del turismo classico, che mirasse più agli eventi che ai luoghi, tracciato attraverso un fil rouge che li legasse con la motivazione di particolari feste che sono parte importante della mentalità indiana. Non che non avessi già avuto modo di partecipare a queste manifestazioni di massa, che quaggiù, dato il numero degli abitanti, assumono aspetti assolutamente colossali, rispetto a qualunque altro posto, come il Khumba Mela o la Fiera di Puskar, ma che in questo caso serviranno a completare la mia passione per questi raduni oceanici, dai quali sono morbosamente attirato, soprattutto se hanno forti implicazioni religiose. 

India

Mi interessa ascoltare l'afflato della folla che si raduna oltre ogni limite, spinta da una irrazionalità, così facilmente governabile da un potere che agisce sfruttando il desiderio di divino, senza necessità di spiegazioni logiche ma puntando solo sul tasto della fede. E' uno degli aspetti che spiega molto della storia umana e che qui in India, ha ancora una rilevanza notevole, anche politica. Ecco dunque le motivazioni di questo nostro sbarco, nel cuore della notte, anche questa divenuta una casualità misterica che fornisce una ulteriore allure a questo nostro viaggio attraverso le religioni  indiane. Sono le quattro del mattino, quando usciamo, completamente rimbambiti dalla notte bianca in volo, io almeno, che sui sedili della classe bestiame, pur essendo quella di Emirates, assolutamente più comoda di tante altre, assonnati e stanchi nel buio notturno, non riesco a chiudere occhio. Siamo ancora nel cuore della notte, l'ora delle streghe, che qui sarà di certo l'ora dei geni maligni delle profondità, non ancora sfiorato da quell'alba attesa, sinonimo di rinascita per tutti i popoli della terra. Ci facciamo largo tra la massa della gente in attesa, con i vari cartelli di riconoscimento, tra i quali individuo subito quello con scritto Enrico tenuto ben visibile dal nostro Mamlesh, anzi per la verità è lui che individua subito noi, tre spaesati ciondolanti che si guardano intorno, strabuzzando gli occhi cisposi e stanchi, ancora prima di cominciare, carichi di valigie da pensionato e da zaini affardellati, tanto per apparire giovani. 

I Sikh

Sembra molto efficiente ed affidabile al primo impatto, ci riassume tutto in poche parole, ci porge la documentazione che ci sarà necessaria, ci cambia pure un po' di soldi, tanto per non perdere tempo e poi con l'aiuto di Gurgeet, che sarà il nostro auriga per tutto il nostro percorso, si carica l'auto e si parte alla volta di Vrindavan, dopo aver caricato in un altro quartiere di Delhi, quello che sarà la nostra guida nel caos del festival dell'Holi nei prossimi tre giorni. E' questo, a mio parere, il miglior modo per girare l'India, sicuramente il più comodo, perché avere per 24 ore al giorno a disposizione una macchina con l'autista, ti consente di non perdere assolutamente tempo, di arrivare a colpo sicuro e nei tempi giusti, nei luoghi previsti, in totale sicurezza, sfruttando tutti i vantaggi del viaggio individuale, con costi assolutamente risibili a confronto di altri paesi. Certamente con un itinerario zaino in spalla e con mezzi locali, si spenderebbe anche meno, ma bisogna considerare, la quantità di tempo che va perduto, l'impossibilità di fermarsi lungo la via per vedere o fare cose interessanti e casuali che saltano fuori nel viaggio e che sono un po' il sale del percorso ed infine bisogna considerare anche la faticosità, insita nel metodo, che incide molto nel piacere del viaggio. Il nostro Gurgeet è un bel ragazzo sikh, che veste un magnifico turbante rosso fuoco e che è portatore sano di un delicato sorriso, che rischiarerà ogni mattino del nostro viaggio e sarà una delle chiavi vincenti, come avremo ogni volta modo di apprezzare. Così debitamente muniti della collane di tageti arancio di buon augurio, che competono al turista standard all'arrivo, ci stravacchiamo sui sedili del mezzo che sarà nostra casa per quasi venti giorni e attraversiamo una Delhi completamente addormentata in direzione sud, lasciandoci andare al sopore non risolto nell'aeromobile, completamente nelle mani sapienti del nostro Duce. 

Una delle tante feste hinduiste

SURVIVAL KIT

Organizzazione - Se decidete di utilizzare questo sistema di viaggio, individuale con macchina e autista e guida locale quando serve, io vi consiglio assolutamente, avendolo già provato cinque volte a distanza di qualche anno, il Signor Ashish Mishra che con suo padre Sig. Srikant (etnologo esperto) gestisce l'agenzia seguente:

Alternative tours Pvt Ltd - Specialized in conducting Ethnic tours
Portale buddhista
Room No. 4 & 5,
B.D.A Market Complex
Palashpalli
Bhubaneswar 751020
Odisha

Phone : +91 674 - 2593463 ,2590830
Fax : +91 674 2590819
Email : info@travelclubindia.com

Intanto è insuperabile per il nordest e l'Orissa, in cui ha sede, ma anche per il vicino Chhattisgarh e Madya Pradesh, ma date un'occhiata al sito e chiedetegli un preventivo, intanto vi stupirete dei prezzi e della flessibilità con cui potrà organizzarvi le proposte e in ogni caso considerate che collabora già con importanti tour operator italiani ed è estremamente affidabile. Ha corrispondenti locali per ogni parte del paese e per il Nord ovest dell'India, come in questo caso, si affida ai servizi di una agenzia locale, la Rangtravels del sig. Mamlesh, suo corrispondente di assoluta fiducia, che ci ha seguito con attenzione commovente in ogni fase del nostro itinerario, sempre alla ricerca di farci avere il servizio migliore e di rendere il nostro viaggio pienamente rispondente alle nostre aspettative.  Assolutamente consigliato.

Accoglienza 

Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

domenica 14 aprile 2024

India 6 - I punti clou di Dubai

Dal Burj Khalifa - Dubai - marzo 2024

The Frame

Ma il tempo stringe e facciamo appena in tempo ad uscire dal Museo del futuro, che bisogna correre a The Frame, che le ore corrono e abbiamo già la prenotazione in mano. Anche questo è un bel giocattolino che vale la pena di vedere. Come dice la parola si tratta di una vera e propria cornice alta 150 metri e larga quasi 100, secondo le più classiche misure del rapporto aureo, che ne magnificano le proporzioni. Una struttura immaginifica di acciaio dorato che inquadra perfettamente la skyline di Dubai, con i grattacieli del distretto finanziario, assieme a quelli più recenti sorti attorno al Burj Khalifa. Certo l'idea non è nuova, ma qui quello che lascia attoniti sono le dimensioni dell'opera, fortemente voluta dallo sceicco al Makhtum, la mente della svolta di Dubai dal petrolio alla finanza, alla cultura, al turismo, sul progetto dell'architetto Donis, che poi diede luogo a diverse beghe legali sul copyright che non sono ancora arrivate alla conclusione. L'opera ha aperto i battenti nel 2018, in preparazione all'expo di Dubai 2020, che fu poi posticipata di un anno a causa del Covid ed è posta al centro di un parco con diverse altre attrazioni. Il concorso per la progettazione era riservato alle aziende di ascensori ed è stato vinto dalla Thyssenkrupp elevator e infatti una delle attrazioni dell'opera è proprio questa salita che porta in cima al braccio verticale di 48 piani in soli 75 secondi. 

150 metri sotto

Naturalmente, nonostante il Ramadan che ha posticipato l'orario di apertura, c'è già una bella coda anche con la prenotazione, tuttavia, chiacchierando coi vicini, che arrivano da tutto il mondo, alla fine riusciamo a salire pure noi. Beh non nascondo che la traversata del ponte a 150 metri d'altezza, con un occhio all'orizzonte dove le punte dei grattacieli disegnano una delle linee iconiche del nostro tempo e uno sotto di sé dove la terra è molto, molto più in giù, desta una certa emozione. Diciamo che sono 100 metri piuttosto sofferti e calcolando che si paga anche, possiamo concludere che in fondo l'uomo è un po' matto e se le va a cercare, ma via, le emozioni sono tali proprio perché non hanno prezzo. Comunque la visione, sebbene offuscata un poco dalla calura quasi meridiana, è davvero spettacolare e alla fine devi concludere che ne valeva la pena. Scendiamo con calma, perché comunque stiamo perfettamente nei tempi che la nostra Luisa ha calcolato perfettamente ed è quindi la volta dell'edificio più alto del mondo, almeno per ora, che la progettualità umana non ha limiti (ripeto sempre, basta che ci sia il grano). Ed eccoci quindi con un breve tratto in taxi al Burj Khalifa a cui si accede attraverso uno dei più colossali mall del mondo, una vera e propria città nella città. 

Burj Khalifa

Piani e piani di negozi risplendenti con le più importanti firme del mondo, intermezzati da sculture e spettacolari fontane interne ed è chiaro che se aspiri ad essere un nome a livello planetario, qui devi essere presente. E poi ristoranti, attrazioni varie e spettacoli di ogni genere. Mentalità statunitense in salsa araba moderna, dove lo spazio per le pulsioni tradizionaliste e retrograde non si avverte affatto e se questo potesse servire a mitigarle in qualche modo, a mio parere ben vengano. I soldi in questo caso sarebbero benedetti, d'altra parte è sempre accaduto che gli estremismi nazionalistici e retrogradi allignano dove più forte è il malessere e la povertà e qui ne vedi davvero poca. Trionfa invece il lusso assoluto, a livelli diversi, potremmo dire a fasce, in modo che possa essere fruito da differenti detentori di reddito, anche minimo. Ce n'è per tutti insomma, basta che ti adagi alla giostra del consumo, altro che sostenibilità. Comunque qui ci sarebbe da perdersi con gli occhi che sbrilluccicano in questo caleidoscopio continuamente illuminato di paillettes e di colori, mentre noi seguiamo la nostra pista segnata che ci porta alla salita di cui abbiamo fissato, nella prenotazione, l'ultima ora utile prima del salto di prezzo delle ore serali. Anche questa è una delle attrazioni principe dell'Emirato e la coda di attesa viene alleggerita da un percorso, durante il quale puoi apprezzare tutta la storia della costruzione con le sue diverse fasi. 

Il parco

Poi sali al deck del 124 piano, con un ascensore dalle pareti formate da schermi che mostrano il filmato di quanto si sviluppa all'esterno, come se stessi volando su nel cielo. La vista dall'alto della terrazza esterna è pur vero che è a "soli" 452 metri, ma è pur sempre una bella emozione, anche se si può salire fino al 148°, basta pagare.. Sotto di te si stende tutta l'area del parco di 11 ettari con  le costruzioni accessorie e la spettacolare grande fontana che dalle 18 fornisce uno spettacolo di luci e colori condotte da una sapiente regia, con getti d'acqua che arrivano fino a 150 metri di altezza, non so se mi spiego. Insomma dite pure quel che volete ma si tratta di una visita emozionante anche solamente per gli impatti visivi e psicologici. L'occhio ti scorre sulle pareti curve e modanate, del gigante d'acciao di vetro e di cemento, certo non casualmente così sagomate, perché qui ogni cosa ha una motivazione ingegneristica e tecnologica e queste sono state studiate così proprio per riuscire a vincere l'impatto dei venti, ma la parte più interessante ed intellettualmente stimolante è la sfida che ogni punto della costruzione ha proposto con soluzioni mai pensate prima. Pensate che solo la guglia terminale di ben 140 metri di altezza, è stata costruita all'interno dell'edifico stesso e poi innalzata per oltre 200 metri con un sistema di sollevamento a pompe idrauliche. 

Insomma a mio parere una visita stimolante ed eccitante al tempo stesso, che vale assolutamente i soldi spesi. Scendiamo con tutta calma e ci perdiamo nel mall dopo aver dato un'occhiata all'esterno; dovunque senti greve l'impatto del soldo che tutto consente, anche quella che viene spacciata per esclusività generalizzata, un bell'ossimoro che alla fine significa solo a disposizione di tutti quelli che se la possono permettere senza distinzione di credo, colore della pelle o tendenza politico. L'unica discriminate è il grano, niente altro. Così ecco l'accesso agli appartamenti esclusivi o all'Hotel Armani con le sue suites del podium (piani dal 9 al 16) o dell'ancora più esclusivo 38° piano. Ce n'è per tutti i gusti. Facciamo gli opportuni e doverosi selfie davanti alle cascate d'acqua con le statue dei tuffatori delle diverse hall, ma purtroppo l'orario necessario a riguadagnare l'areoporto in tempo utile per la ripartenza per la nostra meta effettiva, non ci consente di assistere allo spettacolo della fontana, ma pazienza. Non fico nenache sarà per un'altra volta, magari in un'altra vita. Rimane sempre però ancora  la possibilità dell'acquario, a prezzi di affezione naturalmente. in effetti mi sentirei di sconsigliarlo, non è un pezzo all'altezza di quanto lo circonda. 

Una fontana interna

Siccome però rimane ancora un po' di tempo, facciamo un salto alla zona di Marina, quella dove sono state create le isole artificiali della Palma e di The World e che comprende anche il circuito automobilistico. Sono un po' di chilometri lungo il mare, dove la città si è sviluppata parallelamente alla strada che porta alla vicina Abu Dhabi e che consente anche una bella vista del primo famoso grattacielo costruito agli albori dei fasti emiratini, il Burj al Arab Jumeirah, alto più di 300 metri e consciuto anche come la Vela, progettato dall'archistar cinese Huang Chu sulla prima isola artificiale dell'Emirato e che ospita il primo famoso albergo a sette stelle. Ho visto che il giorno del mio compleanno coincide con la bassa stagione e potrei anche aggiudicarmi una delle camere più semplici a sole 1532 € per notte, anche se una simile ricorrenza meriterebbe almeno la suite royal che va via come il pane a 15.000 circa a notte, ma considerate che la media è attorno ai 4000 €, come recita booking (tuttavia con breakfest incluso), anche in questo caso ce n'è per tutte le tasche verrebbe da dire. Una passeggiata a Marina, circondati da un'altra spettacolare selva di grattacieli, vale comunque il tempo speso, una delle poche cose non a pagamento da queste parti. Invece praticamente impossibile raggiungere il mare, sbarrato al pubblico uso peggio dei litoratli italiani. Non rimane che raggiungere l'aeroporto, dopo questa sbandata psicologica, per riprendere la via che conduce alla meta spirituale del nostro pellegrinaggio, che deve rimanesce scevro da questa ostentazione di ricchezza che mina l'animo dal profondo e ne danneggia le certezze, almeno le mie.


SURVIVAL KIT

Torsione

The frame - Situata nello Zabeel park. comprende anche un osservatorio astronomico e diversi altri monumenti ed è al momento l'opera di questo genere più grane del mondo. Consente una bella visione panoramica della città dal ponte superiore che congiunge i due bracci verticali della cornice con uno spettacolare pavimento di vetro e che permette una passeggiata emozionante. Qualche numero: 2000 ton. di acciaio, 9900 metri cubi, 2900 metri quadri di vetro laminato e 15.000 di acciaio dorato. E' una delle stazioni della metro red line e si raggiunge in taxi in 15 min dal centro. Ingresso da prenotare da 14 a  24 €, dipendendo da vari parametri.

Burj Khalifa - Anche questo voluto fortemente dallo sceicco al Makhtum, è il più alto edificio del mondo, progettato nel 2000 e inaugurato nel 2020 con due anni di ritardo a causa della crisi economica del 2008 ed è dedicato all'emiro al Khalifa che ne fornì il finale appoggio economico. Con i suoi 829 metri rappresenta una sfida tecnologica senza precedenti e porta con sé molti alti primati, probabilmente ancora per lungo tempo. La forma è ispirata al progetto di Wright per la Illinois tower del 1956, alta un miglio, che non venne mai realizzata. Per i numeri veramente impressionanti, inclusa la ventina di primati che detiene, vi rimando alla relativa voce di wikipedia che mi sembra molto interessante. Ingresso su prenotazione con prezzi variabili a seconda delle ore del giorno. Salita al piano 124/125 + The Frame:  € 56,19, ma ci sono una enormità di combinazioni a seconda di quello che volete fare. Date un'occhiata ai siti per sceglere quella più adatta a voi e all'ora che preferite.

Acquario - All'interno del Mall, c'è questa struttura che tuttavia a mo parere non merita il prezzo di un biglietto piuttosto esoso se acquistato sul posto (50 €). Bello, come tanti ormai al mondo, ma senza quelle caratteristiche di eccezionalità che il biglietto farebbe prevedere. Calcolate un'oretta.


Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 114 (a seconda dei calcoli) su 250!