lunedì 31 luglio 2017

Malaysia 44 - Sulle palafitte di Semporna


Le isole davanti a Semporna - Foto T. Sofi



Il mar di Celebes - Foto T. Sofi

Un altro balzo, un altro piccolo spostamento verso sud, sulla mappa di questa isola gigantesca. Dall'alto non distingui strade o tracce umane, solo il verde assoluto della foresta e le righe tortuose dei fiumi che la percorrono; acque marroni, colorate della terra delle montagne da cui sono nate, che scendono lentamente, come affannate anch'esse per il caldo umido e appiccicoso. L'aeroportino di Tawau è  come una stazione di campagna, dove il turboelica si posa con calma essendo una delle poche attività della giornata. Un'altra oretta di macchina e arrivi a Semporna, una pigra distesa di palafitte davanti al mar di Celebes, sulla punta estrema dello stato di Sabah. Qui senti l'aria calda del mare aperto, non sei più ad Oriente, ma più in là, molto più in là, dove si respira la cultura di quell'oceano così vasto da non poter essere immaginato, l'odore di Oceania, di barche spinte da grandi vele che sanno solcare le onde verso terre perdute nelle acque, solo isole lontane e senza nome, rifugio di pirati o fuggitivi un tempo, angoli di paradiso sognati, forse piccoli inferni da cui fuggire per chi ci rimane imprigionato, tuttavia solo lontani da tutti e da tutto, così alieni dal tuo mondo da non riuscire a riconoscerne la simiglianza. A duecento chilometri a sud o poco più, proprio quell'isola di Celebes che oltre vent'anni fa mi colpì così profondamente con le sue tribù interne, i Toraja con i loro riti di morte, che in fondo sono rimasti come files rouges comuni, assieme alle grandi barche dalle alte prore arcuate, coperte di disegni, a tutte queste terre "esterne" al nostro mondo. 

L'esercito del selfie
Più o meno alla stessa distanza, ad est, le Filippine, dove i soli nomi esotici, Minadanao, Palawan, evocano storie lontane e anche qui negli stessi anni, ho risalito fiumi, ho respirato raggi di sole rabbioso, calpestando sabbie bianche, farine di coralli morti, acque di cristallo, con un desiderio inespresso di esotico e di lontano da me, che mi avrebbe poi sempre spinto a cercare di vedere e rivedere ancora questo altrove sconosciuto e letterario. qui sei al centro di un mondo dove incombe il mare, con la sua vita ricca e colorata, ma estranea a noi terragni, abituati a calpestare terra solida che già alla vista di quella sconfinata superficie trasparente, provano subito un moto di vago timore che li ricaccia indietro per ritrovare il contatto di un terreno fermo e sicuro, che sappia dare certezze, in luogo di quella mobilità trasparente che attira melliflua, forse per abbracciarti in una stretta dalla quale non potrai più tornare indietro. Qui non senti neppure più la sicurezza della presenza organizzata dei simili a te, che ti danno cose a cui sei abituato, dove ti puoi sedere, nutrirti, vivere insomma, ma, se solo ti lascia andare un poco, senti solo la selvaticità dell'elemento naturale, dell'isola, forse deserta, delle palme e del bosco, selvatico a sua volta e forse nemico. Insomma arrivare da queste parti non è come essere sull'Adriatico, anche se il Vate, ai suoi tempi, lo diceva "selvaggio come i pascoli dei monti". 

Mari da bandiera blu
Semporna, il punto di arrivo, rimane comunque uno di quei piccoli insediamenti di mare dove vivevano le tribù dei Dayaki dell'oceano, a cui il mondo moderno e la globalizzazione hanno aggiunto una manciata di costruzioni di terra per farla somigliare il più possibile ad una città, ma che rimane comunque un insieme di palafitte che occupano una grande insenatura, davanti al mare verde e popolato di isole e di isolotti, dove vedi pulsare la vita vera di sciami di imbarcazioni di ogni dimensione, che si incrociano in lungo e in largo sulla baia, mentre sulle strade antistanti circola solo qualche macchina, dal motore scoppiettante ad ammorbare l'aria. Ma il centro vero è sull'acqua, il porto attorno al quale si spalmano le varie attività commerciali ed il mercato e l'insieme di palafitte che contengono tutta una serie di commerci legati alla vita della città, compresi un albergo, ristoranti, negozi ed agenzie. Non bisogna spaventarsi guardando in basso, in quell'acqua scura che sciaborda contro i pali corrosi dall'acqua salsa e dalle conchiglie. Certo lì galleggia di tutto, d'altra parte come meravigliarsi del fatto che questa gente butti in acqua ogni tipo di rifiuto, dagli scarti alimentari a quelli corporali che cascano direttamente tra i flutti dalle latrine poste dietro alle costruzioni. 

La moschea di Semporna
L'abitudine e la cultura del posto ha insegnato che il mare prima o poi spazza via tutto, mentre la varietà e la forza della vita che contiene, velocemente assimila e decompone ogni rifiuto organico, purificando ogni gesto sconsiderato, compiuto in fondo senza desiderio effettivo di deturpare alcunché. Che colpa ha questa gente se il nuovo stile di vita ha portato anche quaggiù un aumento esasperato di produttori di rifiuti che il potere tampone dell'oceano non riesce più a digerire, o se peggio, questo nuovo e dirompente mondo, con tutte le sue nuove attrattive, ha cambiato la natura dei rifiuti, che sono diventati indigeribili essi stessi, composti da altre, nuove e sconosciute materie. Qui erano abituati al fatto che la buccia di banana o la scorza dell'ananas, il giorno dopo era scomparsa, come possono abituarsi al fatto che la lattina di Coca giaccia imperturbabilmente sul fondo, come possono pensare che la plastica che avvolgeva i biscotti e la bottiglietta di acqua rimangano lì a galleggiare anche se è passato un anno da quando sono state improvvidamente buttata! Così questa massa di sporcizia che ti disturba la vista non ti deve inquietare, così come dovrai sopportare che questi residui ti intralcino il cammino sulla spiaggia. Le isole del paradiso sono così e le devi accettare nel bene e nel male. Magari riprendiamo questo discorso domani.

La palafitta del porto con l'albergo

SURVIVAL KIT

Volo Sandakan - Tawau
Da Sandakan a Semporna - Ci si arriva con l'aereo che arriva a Tawau, il capoluogo della zona in 1 ora (Air Asia 8:55 - 9:55 - 131 Myr con bagaglio in stiva). Sempre meglio l'aereo del mattino presto che vi fa guadagnare l'intera giornata. Poi dall'aeroporto di Tawau prendete un taxi (sono lì in attesa apposta a prezzo ufficiale di 90 MYR), per Semporna in un'altra ora. Questo è il posto più noto per accedere al piccolo arcipelago antistante noto per i suoi fondali straordinari, vero paradiso per lo snorkelling e per il diving. Le isole comprendono anche il parco marino di Sipadan, che si dice uno dei 5 top del mondo per l'osservazione della vita subacquea (passaggi di tartarughe, squali balena, barracuda, mante giganti e chi più ne ha più ne metta). Per andare lì, però bisogna prenotarsi per il necessario permesso obbligatorio di accesso, in quanto le escursioni sono a numero chiuso, con priorità a chi fa immersioni e di conseguenza molto costose.

Hotel Dragon Inn Floating Resort - Jalam Kastam - Semporna. Gradevole albergo, se non vi fa senso quello che galleggia sotto i vostri piedi, sulla principale palafitta del porto. Camere doppie spartane in legno con locale bagno sul retro, i cui residui vanno direttamente nell'acqua sottostante, a circa 30 € senza colazione. AC, TV, ragionevolmente pulito date le circostanze. Wifi a pagamento, ma molto debole (20 Myr al giorno, nella reception). Comodissimo perchè dallo stesso punto partono le barche per tutte le escursioni alle isole e ci sono anche gli uffici di chi organizza i giri. Nel prezzo della camera è inclusa la visita all'"acquario" antistante costituito da vasche tra i pali che contengono un certo numero di pesci di diverse dimensioni, che in alcuni casi, credo vengano serviti nel vicino ristorante a cui avrete diritto al 15% di sconto (tanto ha i prezzi più alti degli altri in città. Cucina cinese. Abbiamo mangiato in quattro, due miseri pescetti alla griglia e poco altro per 215 Myr). A fianco una sorta di discoteca vi rallegrerà il sonno, ma, tranquilli, alle 22 si spegne tutto.

Uscita da scuola - Foto T. Sofi



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Mercato del pesce - Foto T. Sofi
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giovedì 27 luglio 2017

Taste of Malaysia 10



Certo è un problema
Avere il becco grande
Ma quale onore

mercoledì 26 luglio 2017

Taste of Malaysia 9



Macaco maschio
Solo nella foresta
Cerca l'amore

martedì 25 luglio 2017

Taste of Malaysia 8




Dammi una bacca
Appeso a un ramo basso
Bella è la mamma

lunedì 24 luglio 2017

Taste of Malaysia 7




Velo o non velo
Nel cuor della foresta
Fa sempre caldo

domenica 23 luglio 2017

Taste of Malaysia 6



Orso del sole
Solo nella foresta
Salvi la bile

sabato 22 luglio 2017

Malaysia 43 - Sul fiume


Orango con piccolo in fuga



Famiglia di oranghi
Sono le sei ed è ancora buio. Solo un tenue chiarore che arriva da oriente ti suggerisce che l'alba è vicina. La barca aspetta attaccata con una fune spessa all'imbarcadero. Sughy, mentre ci aspetta, cerca di asciugare i sedili dall'umidità dell'ultima pioggia. Sul fiume, che appare immobile, una nebbia bassa impedisce di vedere in lontananza. Quando il chiarore diffuso si espande sulla foresta sembra di essere in una lanca umida in una atmosfera lattiginosa che confonde le sagome degli alberi. Il fogliame denso diventa quinta sbavata che nasconde quella successiva e tutto l'ambiente appare come uno dei boschi fatati dove non hai altra possibilità che inoltrarti spaurito ed alla fine perderti per sempre. Ma il nostro Sughy sembra sicuro del fatto suo e manovra la barca con perizia sfiorando gli alberi che si piegano dalle rive e quando gli spiego che nella mia lingua il suo nome sinifica Salse per condire la pasta, non la finisce più di sghignazzare assieme al suo compare di merende che tiene dritto il timone. Lo sfottò andrà avanti anche per tutto il giorno successivo. La nebbia si è alzata un poco e puoi vedere ad un paio di metri da terra, mentre le cime degli alberi sono ancora confuse e nascoste. Prendiamo un canale laterale e qui non sembra più di essere su un grande fiume ma su un braccio di qualche palude misteriosa. L'acqua è ferma, entrambe le rive vicine, anche se non scorgi terra, ma solo vegetazione fitta, liane che pendono fino ad immergersi nelle acque verdastre, fronde cariche di fiori colorati o di frutti e bacche misteriose. 

Nasica
Un rumore tra le fronde basse, un frusciare di membra scure che si muovono verso i rami più alti. E' una famiglia di nasiche, le scimmie più strane del mondo. I maschi in particolar modo hanno un enorme naso pendulo, una appendice che le fa nominare anche come scimmie dalla proboscide, che conferisce loro un'aria perennemente stupita ed interrogativa. Sono sgraziatissime con le spalle strette e magre e un gran pancione gonfio, sedute su qualche incrocio di rami a mangiucchiare una bacca presa da una fronda vicina. Il maschio seduto più in alto, il gruppo di femmine coi piccoli, sparse tra i rami. Qualche giovane litiga e si insegue sul tronco, chi ha la peggio scappa gridando, chi ha vinto impara a fare la scimmia dominante per il prossimo futuro. Appena dietro un gruppo di macachi a coda lunga si spostano in fila indiana. Su un ramo che si protende sull'acqua un grosso serpente nero ad anelli gialli sta immobile con la testona triangolare rivolta verso di noi. Non dà cenno di volersi muovere, ma prudenzialmente Sughy fa fare alla barga una lieve deviazione. Intanto la visuale migliora e la nebbia si alza, sembra che a breve non pioverà. Passeresti ore a vagare in questi meandri di acqua morta dove sembra così difficile riconoscere la strada di casa. Tra i giunghi un grande airone bianco allunga il collo verso l'alto, il lungo becco aguzzo diventa una lancia puntata verso il cielo; immobile prima, poi spalanca di colpo le ali e rimane così come un crocifisso che aspetta i fedeli.

Serpente
Dalle fronde più alte due buceri dal becco gigantesco si lanciano in basso planando tra le frasche. Canali e anse di acqua verde. Un'aquila pescatrice di profilo mostra il becco adunco guardando di lato. Quando si torna per la colazione hai gli occhi pieni di tenue languore come se avessi attraversato una terra fantasy dove è l'uomo a sentirsi alieno. Ma se sei qui devi un poco almeno soffrire e difficilmente puoi sottrarti ad un giro a piedi nella foresta. Qui la vita selvatica ha paura di te e praticamente non vedi animali dis orta, solo insettoni, scolopendre, farfalle e libellule. Anche gli uccelli non gradiscono la presenza umana e se ne stanno invisibili sui rami più alti, intanto tu avrai il tuo bel da fare a tirare fuori i piedi dal fango vischioso che sembra risucchiarli verso il basso. Poi a fatica il piede si solleva, ma ogni volta rischi di lasciarci gli stivali, che la guida, benignamente ti ha dato in dotazione. Ritorni per mettere qualche cosa sotto i denti, poi di nuovo sul fiume in un altro braccio, più largo dove ti aspettano oranghi selvaggi che si dondolano tra i rami, altre nasiche curiose e un grande serpentario con la preda tra il becco che vola via lontano a mangiarsela in pace, mentre il serpentello si agita disperatamente in una inutile richiesta di pietà. Le nubi si sono un poco allargate e hanno forme fantasiose. Il sole della sera le colora di un rosa struggente, il lieve battito dell'elica neppure si sente, mentre te ne riempi gli occhi. 

Elefanti pigmei
Questa è la vita nel parco e sebbene possa apparire sempre uguale, invece il desiderio ti stimola di continuo ad uscire ancora, che sia nel buio pesto della notte, che nel chiarore dell'aurora o nella luce cangiante del crepuscolo, per vedere altri animali, altra vita che si muove nella foresta. Usciremo sei volte sul fiume ed ogni volta l'entusiasmo ti prende non appena senti un frusciar tra gli alberi, questa volta sarà un martin pescatore che specchia i suoi colori nell'acqua, quest'altra una famiglia di rare scimmie rosse che corrono tra gli alberi o un'aquila crestata in volo planato. Alle tue spalle senti un balzo seguito da un tonfo e fai appena in tempo a scorgere una volpe volante che si è buttata da un ramo alto tenendo aperte le zampe per rallentare la caduta con quella specie di tuta alare formata dalla pelle. Ma la sorpresa più bella l'abbiamo avuta nell'ultima uscita. Nel Borneo tutti gli animali e le piante sono strane, forse perché l'isola li ha separati dal resto del mondo,  consentendo all'evoluzione di fare giochi di fantasia. Così mentre alcune specie sono giganti come il fiore più grande del mondo, i lombrichi e le scolopendre, scorpioni e ragni mostruosi, dall'altra ha formato specie di dimensioni ridotte rispetto alle consorelle del continente. Qui ci sono gli orsi più piccoli del mondo e anche gli oranghi sono di dimensioni ridotte rispetto a quelli indonesiani, per non parlare dei rinoceronti e dell'ormai estinto ippopotamo nano.   

Scimmia rossa
Così nell'ultima alba nebbiosa, mentre la barca si infila in un braccio secondario del Kinabatangan, ecco una piccola radura dove la riva spiana e l'erba è folta e alta. Senti un gran rumore, gemiti e strida, poi appena riesci ad avvicinarti ecco comparire un branco di elefanti pigmei che stanno foraggiando tra i canneti. Le madri tengono a bada i piccoli che vogliono giocare nell'acqua fangosa. Ci guardano rimanendo a pochi metri di distanza continuando a strappare con la proboscide mazzi di erba e inghiottendola di gusto. Sono davvero piccolini, alti non più di un metro e mezzo mentre i piccoli sembrano solo dei cagnoloni grigi e senza pelo. Si sbattono acqua e fango sulla testa, poi cominciano a spostarsi verso la foresta. L'ultimo ci guarda ancora un po', poi ruminando l'erba si gira, ci dà le spalle e dopo un breve barrito di soddisfazione ci espleta in faccia e senza vergogna le proprie funzioni naturali come dirci: se proprio volete stare a guardare... poi dondolando le chiappone si ritira nel folto. Dà fastidio venirsene via. La macchina aspetta, bisogna tornare a Sandakan. Diamo un passaggio a Sughy che deve portare il figlio in città dal dottore. Il ragazzino non vuole mostrare di essere preoccupato ma si vede che tranquillissimo non è. Di certo preferiva starsene a giocare al paese, a casa sua, proprio dietro alla piccola moschea di legno, fatta di assi un po' contorte, ma con un piccolo mozzicone di minareto dove sono di casa una dozzina di macachi coda corta.

Macaco


Braccio laterale del fiume
SURVIVAL KIT


Hotel Labuk - Bandar Labuk Jaia - Km 11,9 -Sandakan - A una dozzina di km fuori città , ma a 10 min dall'aeroporto. La doppia 18 € con colazione incluso transfer all'aeroporto. Abbastanza nuovo. Camere piuttosto belle, pulite e grandi. AC, TV, free Wifi in camera. Per andare in centro taxi 30 Myr. Si può mangiare lì attorno in diversi ristoranti abbastanza validi.



Martin pescatore





Scoiattolo nero
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giovedì 20 luglio 2017

Malaysia 42 - Kinabatangan river






Coccodrillo



Il Kinabatangan
Il fiume Kinabatangan è lungo più o meno come il Po ed è anche l'unica via per penetrare la grande pianura coperta di foreste che forma il bacino che va dalla catena dell'interno al mar di Sulu. Certo la foresta non è più quella dell'800, qua e là ci sono degli intarsi di palma da olio, bisogna farsene una ragione, la gente in qualche modo deve sopravvivere, vuole andare avanti, avere telefonino e motorino e non può neppure eticamente accettare di rimanere a sopravvivere nella foresta nutrendosi di topi e radici per accontentare il fighetto europeo ecologista col culo degli altri. I buoni selvaggi hanno sempre devastato la foresta con l'agricoltura del taglia e brucia, solo che erano in pochissimi e ci pensavano malattie e incidenti vari a farli rimanere tali. Adesso che antibiotici e miglioramento generale delle condizioni di vita li ha fatti moltiplicare rapidamente, desiderano le stesse cose che abbiamo noi e guarda caso si danno da fare per averle. Fatevene una ragione, le multinazionali non c'entrano un fico secco. E' l'uomo che è così; per stare bene deve crescere e purtroppo vive in un sistema chiuso a risorse limitate che deve consumare senza sosta fino a che non le avrà esaurite completamente; è la sindrome dell'isola di Pasqua. E' un problema da risolvere, ma non lo si può fare partendo dall'idea che i maggiori dissipatori predendano che siano gli altri a limitarsi. 

Nuvole
Comunque questa foresta rimane ancora stupendamente selvatica, impenetrabile e ricca di vita animale, bisogna passarci qualche giorno all'interno per poterla apprezzare completamente. Puoi dormire in uno dei diversi raggruppamenti di bungalow che trovi lungo le rive del fiume. Poi non ti rimane altro che stare sotto una tettoia, alta sulla riva a bere una bibita assaporando l'immobilità del fiume stesso, sentire il respiro del bosco, i suoi fruscii, lo sbattere d'ali degli aironi tra i canneti, il chiocciare dei buceri che sbattono il becco esagerato che ne mette in forse l'equilibrio, spiando tra le cime degli alberi stormir di foglie che segnalano famiglie di scimmie in cerca di cibo. Non  c'è altro da fare se non navigare il fiume su piccole barche che lo risalgono, spiando il movimento tra la massa verde, i rami pesanti che cascano giù fino a toccare l'acqua. Vicino alla riva l'acqua è quasi ferma, è scura e marrone come miele di castagno, l'onda della corrente dal centro del fiume arriva debole e senza nerbo, non dà fastidio alla vita del bassofondo fangoso, non riesce neppure a coprire col suo saliscendi gli occhi gialli di un coccodrillo che spuntano fuori. Tutto il resto del lungo muso non emerge ma, solo la punta delle narici di tanto in tanto, il resto e le dure scaglie della schiena neppure si indovinano, tanto è scura la superficie. Rimane immobile, in attesa di non si sa cosa, preda o altro, oppure rimane così a riposare ad occhi aperti in attesa che arrivi la sera. 

Bucero
E' bello stare lì, sull'imbarcadero, gli occhi socchiusi a respirare l'aria calda e spessa del pomeriggio. Una ragazzotta dal velo a fiori che ha voglia di calare da tutte le parti, attacca bottone. Viene da Kuala Lumpur e manifesta una ingenuità esagerata per essere credibile. Crede di vedere leoni e invece sono bufali, chiede informazioni e fa domande che dovrei essere io a fare. E' chiaramente annoiata, svagata, consulta il cellulare compulsivamente, forse si chiede cosa ci fa in quel posto, troppo selvatico, troppo antico per lei abituata alla città, forse preferirebbe stare nella colorata sera di Bangkok o in qualche resort maldiviano. Questo, di foresta umida, non mi sembra un ambiente adatto alle sue esigenze; se ne va ancheggiando verso un bungalow dove pare stia riposando una amica. La sera cala di colpo, nuvole gonfie di pioggia che si colorano per un attimo di rosso porpora su un lato, qualche raggio è riuscito a penetrare la coltre più spessa e a regalare una pennellata di gioia al resto del cielo. Il pollo allo zenzero è un po' moscio, ma ormai il buio è calato, dal basso solo qualche gracidar di ranocchie, è l'ora di scendere alla barca che aspetta per il giro notturno. Il fondo piatto scivola lento sull'acqua, ci spostiamo sulla riva di fronte risalendo piano la corrente. A quest'ora gli animali dormono e non si può vedere molto anche se con un faro acceso si cerca di fendere l'oscurità scandagliando tra gli alberi. 

Raganella
Ogni tanto scorgi una raganella dalle forme inusuali, le zampine con le ventose aperte in precario equilibrio tra due giunchi. Ha occhi grandi spalancati ma resta immobile non si sa se agghiacciata dalla luce o se dorma ad occhi aperti. Su un ramo secco e privo di foglie, un batuffolo tondo di stoffa colorata sta immobile. Solo un lieve dondolio causato dal suo peso sul ramo sottile. E' un martin pescatore che dorme il sonno del giusto già appostato per il giorno dopo, quando si sveglierà pronto a cacciare quello che il suo occhio perfetto riuscirà a scorgere nell'acqua scura, un guizzo argenteo, un tremore sulla superficie e si lascierà cadere di peso come una freccia che si tuffa nel liquido per uscirne con la piccola preda guizzante nel becco ingordo. Non c'è molto altro da vedere nella notte, ma è l'atmosfera che scivola intorno a te che ti fa vivere la fascinazione di questo ambiente, di una natura non certo amica dell'uomo, che tenta di opporsi a lui in ogni modo, che non vorrebbe lasciarsi ammaliare dalla sua forza bruta, di non lasciarsi vincere e alla fine penetrare, abbandonandosi alla sua maschia e violenta furia conquistatrice, ma che alla fine inevitabilmente è destinata a cedere e a perdere la sua ancestrale verginità. Destino non leggero, vittoria triste del macho che vuole mettere all'attivo un'altra conquista facile. Ma la natura ragiona su tempi lunghi, l'uomo in fondo è soltanto un piccolo incidente secondario, forse destinato ad annullarsi tra pochi istanti, calcolando il suo ritmo temporale che si misura in milioni di anni, una sorta di minimo fastidio, un foruncolo sulla ruvida pelle della superficie terrestre destinato a non comparire neppure nella memoria del tempo.

Martin pescatore

SURVIVAL KIT

La camera - foto T. Sofi
Parco del Kinabatangan - Zona molto vasta che consente di conoscere questo ambiente di foresta fluviale dove vedere molti aspetti della vita selvatica del Borneo e che ospita quasi tutte le specie animali del paese. Il modo più comodo per visitarla è utilizzare pacchetti acquistabili in tutte le agenzie che offrono il passaggio in macchina da Sandakan (circa tre ore,comprendendo magari la visita di Sepilok), fino ad una delle diverse sistemazioni sulle rive del fiume, dove si ha la pensione completa e si possono trascorrere alcuni giorni facendo escursioni accompagnate a piedi nella jungla o in barca sul fiume. Il pacchetto più utilizzato è il tre giorni/due notti, che prevede, la permanenza in bungalow, i pasti, uno o due giri a piedi nel bosco e due o tre giri al giorno in barca lungo le rive del fime o dei suoi rami secondari. Una esperienza assolutamente imperdibile. Io ho utilizzato, con grande soddisfazione, la solita Ooo Haa Tour & Travel di David Lin.

Sukau Green View B&B - Gruppo di bungalow abbastanza belli e spaziosi vicino al villaggio di Sukau. Circa 16€ a notte. Basici ma puliti e con tuttele dotazioni standard. Docce calde, AC, free wifi nell'area comune dove vengono distribuiti i pasti, da cui non dovete aspettarvi molto, d'altra parte siamo nella jungla. Barche e guide a disposizione. Personale gentilissimo. All'arrivo viene fatto un piccolo briefing dove vengono spiegate le regole e gli eventuali pericoli del parco stesso, assieme agli orari delle escursioni previste.


Hornbill



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