sabato 22 aprile 2017

Malaysia 6 - Kuala Lumpur: La città vecchia

  
Little India

Textile museum
Un cielo gonfio di nuvoloni chiari, grigi o decisamente neri che corrono veloci e minacciosi. Devi abituarti, il sudest asiatico è questo, un caldo soffocante e lattiginoso e una bella secchiellata di pioggia almeno una volta al giorno, un po' più un po' meno, ma con rassicurante continuità. Siamo in zona equatoriale e i 32°C si avvertono come 40°C, c'è poco da fare, sudare e basta, salvo farsi raggelare la maglietta appena sali su un taxi che ti spara nello stomaco la bocchetta dell'aria condizionata, invenzione storica che ha cambiato la vita e la salute di questi paesi, dove tutti tossiscono continuamente scatarrando. Comunque, se vuoi respirare l'altra anima della città, lasciati lontano la selva di torri del CCKL e di Bukit Bintang, con il suo rutilare di luci e raggiungi Merdeka square, il cuore della vecchia Kuakla Lumpur. Qui trovi il sapore del secolo scorso. La grande piazza è sempre colma di turisti, cinesi nella massima parte, una vera e propria invasione (che miopia, da noi, non considerare questa opportunità enorme), un prato verde che fa da corte alla sfilata di edifici appena restaurati o in corso di restauro, dalle accattivanti forme islamiche corredate da un tocco di colonialità.


Old market square
Le torri lontane di vetro e metallo fanno da sfondo come una quinta teatrale, un contrasto mirabile ed in un certo modo coordinato. Affacciate sui due fiumiciattoli che contornano la piazza le tre cupole armoniose della moschea Jamek si confrontano col palazzo del sultano Abdul Samad, oggi sede ministeriale ed il Textile Museum, in una armonia di linee di architettura Mogul, modificata da una sensibilità più orientale. Qui devi solo passeggiare e lasciarti andare ad una diversa cognizione del tempo, che inevitabilmente rallenta e tenta di riportarti al passato mentre entri in Chinatown, vie finalmente strette e gremite di gente e banchetti come si conviene. La sfilata delle case lungo le vie è perfettamente omogenea ed in linea con le tante città basi del commerio cinese che dal 700 in poi hanno popolato l'Asia. Un popolo di commercianti navigatori con lo stesso stile espansionistico dei portoghesi e degli olandesi poi, forse più commercianti e con l'occhio più avveduto che considerava più interessante uno sfruttamento commerciale di lungo termine che la semplice rapina di risorse naturali e di schiavizzazione dei nativi. Non una questione di buoni o cattivi, semplicemente considerazioni su cosa fosse più conveniente. 

Chinatown
Nel quartiere rimasto decisamente intatto, ritrovi tutti gli stilemi propri di quella cultura. Vedi le insegne nei caratteri cinesi tradizionali, le casette a due piani col negozio come la Old China Tea House o la vecchia farmacia all'angolo della Five Lanterns Street e le case dei commercianti ricchi che gareggiavano in sfarzo e dove risiedevano per sei mesi all'anno con la seconda famiglia locale in attesa che il monsone consentisse il ritorno alla loro città cinese di partenza. Il quartiere è poi punteggiato dai piccoli templi delle congregazioni commerciali che facevano capo alle diverse zone di provenienza come il Guan Yin, misto buddista di cinese e barocco o il Guan Di dedicato al dio della guerra o ancora lo Sze Ya, tempio taotista dove è vietato sedersi con la schiena rivolta al tempio per non turbare le correnti del Feng Shui. Qualche cosa è stata cambiata, vecchie case sono state predate da negozi nuovi o da qualche catena di fast food, ma nel complesso il quartiere è ancora molto omogeneo e genuino e mantiene una atmosfera d'altri tempi, fino al suo confine orientale dove piombi nella confusione della Petaling street, la strada del grande mercato dei tarocchi che non manca mai nelle capitali d'oriente. 

Street food
Qui i venditori si affannano a mostrarti gli autentici certificati di autenticità che garantiscono le provenienze di borse, cinture e portafogli di pura plastica speciale che non brucia, come da pratica dimostrazione immediata e che arriva tal quale dall'Europa, sia che la si voglia di Prada o di Louis Vuitton e magari è pure vero. Qui il tempo passa più in fretta date le lunghissime contrattazioni per ridurre la richiesta iniziale almeno alla metà, così te ne potrai andare tranquillo di aver pagato solo il doppio del valore dell'oggetto. Il Central Market, edificio dedicato allo sfogo del turista più di livello, ti propone oggetti di maggiore qualità, dai batik, alle perle, ai lavori in legno, ma la soddisfazione di far scendere il prezzo è decisamente più limitata e difficilmente supererai, se sei un bravo negoziatore, con le solite sceneggiate di dinieghi e di finte uscite dal negozio, il 25% di sconto. Se vuoi completare in bellezza la giornata risali verso nord e, subito attaccato al quartiere cinese, trovi Little India (Lebuh Ampang), con i suoi profumi di masala e di spezia, che escono a zaffate da ogni ristorante, dove i cibi sono serviti su foglie di banano (ci sono anche i piatti a forma di finte foglie di banano) e le facciate un poco annerite dell'umidità degli antichi palazzi, oggi sedi di banche.



Sultan Palace
Hai lasciato indietro il tempio di Sri Mahamariamman, in puro stile tamil, col suo scenografico gopuram, il portale d'ingresso di 23 metri ricoperto dalle statue coloratissime degli dei del empireo hinduista e che contiene il più grande carro d'argento cerimoniale del paese, da cui escono litanie continue delle preghiere dei molti fedeli che lo affollano a tutte le ore. Una serie di negozi ricoperti dalle cascate di mille colori delle stoffe dei sari ricchi e dorati, gioiellerie ripiene dei mille oggettini d'oro con cui le ragazze indiane amano ornare orecchie, nasi, braccia, colli a far da contrasto alle tikke rosse sulla fronte od ai barocchi disegni dell'henné su mani e piedi, per completare la passeggiata che ti ha fatto assaporare sapori e odori comuni a tutto l'oriente. E' un po' una total immersion per calarti a piedi uniti in questo mondo che sincretizza tutto, passato e presente, oriente antico e moderno occidente, forse alla ricerca di una soluzione accettabile che non comprenda rinunce, tentando di istituzionalizzare quantomeno le parti migliori di entrambe le culture.


SURVIVAL KIT

Jamek Mashjd
Merdeka square - Punto di partenza per girare la parte vecchia di KL. Circa 20 R di taxi partendo dal centro. Ovviamente raggiungibile anche con metro e bus. Godersi la sfilata di palazzi mogul che la bordeggiano. Il Central market è al di là del ponticello adiacente, negozi con il meglio della paccottiglia per il turista. Tutta la zona si gira comodamente a piedi. Potete dedicarle una mezza giornata o anche un giorno intero se avete tempo. Ne vale la pena.

National Textile Museum - Ingresso gratuito. sull'angolo sudest della piazza. Molto interessante. Presenta tutte le lavorazioni dei tessuti malesi della tradizione, suddivise per tribù di appartenenza, dalle strisce Ikat dai vari disegni ottenuti coi telai di villaggio del Borneo, ai fantasiosi disegni della tecnica batik, alla bellissime camicette trasparenti dagli angoli ricamati, orgoglio delle donne malesi. Vasta esposizione anche di gioielleria tradizionale e di copricapi tribali. Dedicategli almeno un'oretta, specialmente se è l'ora dello slavazzo monsonico del pomeriggio. Se piove ancora potete aspettare alla annessa sala da thé (the canteen by chef Adu), atmosfera deliziosamente coloniale, per pochi spiccioli.
Tappeto ricamato

KL City Gallery - Proprio di fronte al Textile museum, sempre se dovete ripararvi dalla pioggia, questa raccolta di oggetti e foto, con filmati e uno strordinario plastico della città dove viene inscenato uno spettacolino di luci e colori, abbastanza avvincente. Costo 5 R da spendere nell'annesso gift shop, per esempio acquistando un ombrello portatile, visto che fuori continua a piovere.

Chinatown - Quartiere molto omogeneo al di là del mercato, che comincia dall'Old market square, dalle vie in reticolo quadrato, che vedono sfilare case, negozi, templi, ristorantini cinesi, mercatini. Qui ci sono i cambisti migliori. Molto simile ai suoi analoghi di Singapore ed ai molti altri sparsi per l'Asia, anche se non raggiunge la squisita bellezza della Hoi An vietnamita.

Little India - Confinante a nord di Chinatown, anche qui palazzi antichi e coloniali e negozi e ristoranti indiani, stoffe e curry a gogo. Impressionante il cambio completo di atmosfera all'attraversamento della strada che divide i due quartieri.

Petaling Street - Confine ad est di Chinatown, è il mercatino classico del tarocco, affollato di bancarelle addossate le une alle altre, in cui trattare alla morte e dove troverete i classici Rolex autentici a 10 Euro... Lungo la via e nei dintorni, larga scelta di street food.

Succhi di frurra fresca

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