martedì 17 gennaio 2017

Madagascar 16: Parco di Ranomafana


Lemuri
Una famiglia al pascolo
Bisogna lasciare il mare, almeno per un po'. E' la parte piovosa della costa, quindi meno frequentata in questa stagione, e per la verità resa anche più selvatica dalla mancanza di buone strade, tuttavia, proprio per questo molto fascinosa, con la sua atmosfera di decadenza da vecchi mari del sud. Intanto, mentre si risale verso gli altipiani, in questa continua alternanza di paesaggi, traversi di nuovo la foresta pluviale, la zona più umida del paese, visto che il monsone viene costantemente a frangersi sui contrafforti della montagna che sale per oltre mille metri e rovescia qui tutta l'acqua accumulata sull'oceano. Certo non sono più le foreste primarie di palissandro, bois de rose e altri legni rari. Tutto è stato sostituito dagli eucalipti e dalle criptomerie di importazione, ma il verde è ancora piuttosto fitto per ampi areali e protezione di animali cui la terra viene a poco a poco sottratta. L'uomo si moltiplica senza sosta, specialmente dove sembra che le avversità ne dovrebbero invece limitare la crescita e per poter sopravvivere, ha bisogno di spazio sempre maggiore, c'è poco da fare. Il lemure lo sa e cerca di essere simpatico per non soccombere e scomparire completamente.

Lemur catta
In effetti è un animale di una simpatia travolgente, non si può che rimanerne accalappiati, anzi è proprio difficile andarsene quando ne trovi qualcuno in giro. Il parco di Ranomafana ad una sessantina di chilometri da Fianarantsoa, al centro di una zona termale, è uno di quelli che ne ospita un grande numero di specie diverse, oltre una decina. Tra l'altro qui, sono talmente numerosi che li potrete avvicinare molto meglio che in qualunque altro sito naturale. Ok, devi farti la solita scarpinata di qualche ora, scavallando colline e sentieri di foglie resi scivolosi dall'umidità, fatica improba specialmente se butti sempre l'occhio per aria in attesa dello sciacquone quotidiano, ma intanto, se no che foresta pluviale sarebbe e poi ci siam venuti apposta e scarpinare è un obbligo, a pagamento, a cui ci si deve, volenti o nolenti sottoporre. Però appena arrivi al limitare del bosco di prima mattina e scorgi intere famiglie di grandi lemuri dalla coda ad anelli bianconeri (Lemur catta) che si nutrono di frutti, bacche e germogli ancora ricoperti della rugiada della notte, non puoi che rimanere lì a goderteli, seduto su una roccia, anche tu membro di quella famiglia che intorno a te mastica con compunzione, buttandoti occhiate distratte, tanto sa che non sei pericoloso, mentre i piccoli ruzzano sulle rocce vicine.

Sifaka
I neonati rimangono invece appesi al pelo fitto delle madri, sulle schiene o abbarbicati alle pance, succhiando latte, anche se queste stanno saltando da un albero all'altro incerca di miglior pastura. Le bacche più succose sono sempre quelle dell'albero vicino, si sa. Che poi è un po' come il caffé dello zibetto vietnamita se vi ricordate. Qui il fine è diverso, ma anche questi si mangiano le bacche i cui semi da soli non germoglierebbero, se la dura scorza non venisse attaccata dagli acidi digestivi al passaggio nel tubo digerente dei gentili animali. Insomma un transito obbligato che aiuta la foresta a crescere, addirittura ai margini di molte foreste da ripopolare vengono a bella posta introdotti questi lemuri mangiabacche proprio per favorire il rimboschimento. Così dicono almeno. Certo che sembra che vogliano invitarti a dividere il pasto, li potresti toccare, in fondo basta solo allungare una mano, sicuramente non si offendono, anzi pare che quasi ti strizzino un occhio. Poi basta infilarsi tra gli alberi e subito vedi i grandi sifaka (Propithecus edwardsi) dal pelo nero, lungo e morbido che si dondolano sui rami bassi, il lemure ballerino che si sposta a saltelli, solamente di lato e il cosiddetto lemure mussulmano che forma famiglie composte da un maschio e diverse femmine.

Lemuri notturni
Ma proseguendo sulla collina incroci anche facilmente il dorato (Hapalemur aureus), il grigio (Hapalemur griseus) o quello dal ventre rosso (Eulemur rubriventer) un po' meno sfacciati di quelli juventini. Se ci arrivi di prima mattina vedi anche molti di quelli notturni ritardatari che non sono ancora a nanna, intenti a masticare la cena, tra i quali due o tre specie di lemuri del bambù, che ti guardano, un po' istupiditi dal sonno, con i grandi occhi rossi, appesi verticalmente ai tronchi come koala. Questi animali si nutrono di parti tenere di queste piante che contengono una altissima percentuale di composti a base di cianuro, ingurgitandone al giorno una dose almeno dieci volte letale, cosa che compensano poi mangiando anche argille terrose che ne neutralizzerebbero la velenosità. In effetti i movimenti sono piuttosto lenti, ma non è chiaro se si deve addossarne la responsabilità alla dieta o al sonno incipiente che segue alla digestione. Comunque non ci sono santi, questi animali sono di una simpatia tale che te li mangeresti ed in effetti i locali se li mangiavano con una certa pervicace costanza, fino a farli quasi scomparire del tutto. Poi si è capito che sono una ricchezza del paese ed è cominciato un programma di protezione che alla fine sembra essere pagante.



Scarabeo giraffa
Il sentiero che scende la collina sembra non finire mai, tra i tronchi ricoperti di muschio si nasconde un cerchio di grandi pietre, un cimitero antico dei popoli della foresta, quando quiancora l'uomo abitava in competizione con gli animali, dovevi mangiarteli per forza se volevi sopravvivere. Ma la foresta umida non nasconde solo mammiferi, tra cui il fossa, una procavia carnivora dal muso appuntito che sembra un topone gigante ed altri più rari, che però si nascondono nel fitto delle felci che formano una barriera quasi impenetrabile al di fuori dei piccoli sentieri, ma anche tanti uccelli, tra i quali è facile vedere l'upupa e insetti curiosi come lo scarabeo giraffa (Trachelophorus giraffa) che appena ti vede si mette subito a fronteggiarti con la sua lunga proboscide nera che sembra un collo vero e proprio, per non parlar dei soliti gechi di tutti i colori ed i camaleonti, tra cui anche le microscopiche Bruckerie, minuscole come un unghia del tuo pollice, sempre che tu riesca a vederli, mimetizzati come sono su tronchi o rami, senza l'indicazione di chi ti conduce. Insomma, andateci e godeteveli, chesono solo qui.




Un cimitero nella foresta


SURVIVAL KIT

Parco di Ranomafana - Foresta umida situata sulla strada Manakara Fianarantsoa. Ingresso 25.000 Ar. + guide per 3/4 ore calcolate circa 10.000 a testa a seconda del numero più mance. Possibilità di differenti circuiti più o meno faticosi. Comunque la foresta ospita moltissimi animali e molte specie di lemuri, che potrete vedere con facilità.


Catta
Chez Gaspard Bungalow - A un paio di chilometri dall'entrata del parco, nella cittadina termale. Una serie di bungalow in discesa, come sempre spartani (senza porta tra bagno e camera, ma è la norma in Madagascar) gestito a quanto dicono da missionari. 50.000 Ar. la doppia. Zanzariere e acqua calda. Colazione (ottima la marmellata di pomodori rossi e pancake) e cena si può fare al ristorante all'inizio della discesa che porta ai bungalow, stile cinese. Qui c'è il free wifi, un po' debole. Pollo sizzler, riso, banane. Accettabile anche per il prezzo basso.




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