venerdì 13 gennaio 2017

Madagascar 14: Manakara


La stazione della ferrovia Fianarantsoa - A' la cote de l'est


Al mortaio
Da Fianarantsoa a Manakara sono poco più di 200 km, per arrivare al mare sulla costa est. Per la verità non sarebbe il periodo giusto questo, con il monsone in arrivo, ma si fa quel che si può. Per la verità ci sarebbe un modo più divertente ed alternativo per arrivarci; qui infatti esiste ancora l'unica linea passeggeri ferroviaria di tutto il paese. Il problema è che trasportando soprattutto merci, il trenino ci mette anche fino a dieci, dodici ore per compiere il tragitto panoramicissimo che scende fino al mare tra valli, montagne e foreste, perché si ferma continuamente per caricare materiali ad ogni paesotto che si incontra lungo la strada, In realtà sarebbe una bella esperienza per vedere una realtà locale ancora immersa nel passato o almeno farne un piccolo tratto di percorso. Il trenino un giorno sale verso il monte e il giorno dopo scende fino al mare, il settimo giorno si ferma come il Signore per manutenzione, capirà la locomotiva avrà più di cinquant'anni. Peccato che questo giorno è il lunedì, proprio quando toccherebbe a noi l'esperienza e quindi ci contenteremo di guardarlo da lontano, fermo in stazione e di scendere più prosaicamente in auto lungo i contrafforti dell'altipiano. 

Palma del viaggiatore
Il paesaggio cambia continuamente. Prima le terre alte rosse e cosparse di piccole case parallelepipede in pisé, tra i campi stentati e le risaie con le piantine appena nate, poi la foresta che il monsone ravviva ed alimenta fino a far loro ricoprire le balze di un dislivello che scende precipitosamente verso il basso, popolato di cascate maestose, forre violente e torrenti che scavano i fianchi del monte con unghiate cattive, infine una zona brulla e quasi priva di vegetazione quando il terreno si acquieta e rimane per lungo spazio allo stesso livello, terra unniforme ma mossa in infinite collinette mammellonari che proseguono verso est come le onde di un mare congelato. Pascoli infiniti segnati soltanto da arbusti e cespi saltuari della palma del viaggiatore, una pianta onirica, col suo ventaglio a coda aperta di pavone, così chiamata perché fornisce tutto quanto, se ne sei capace, per erigerti una capanna protettiva, una abitaziona fatta e finita, costituita di pareti di stuoie robuste attaccate a pali fatti dai tronchi e ben coperta dal tetto di foglie su cui la pioggia scorre senza penetrare per anni, che da secoli assolve a questa funzione per chi si muove al limitare della foresta. 

Cascate
Il panorama è magnifico e non ti sazia mai, sia che ci si fermi di fronte alla forza interiore della foresta primaria per indovinare il percorso dell'acqua che scende fino al tonfo inevitabile per superare con un balzo il dislivello, sia che si cerchi di seguire le sinuosità delle curve della strada tra le gobbe verdeggianti e spoglie dove rare capre brucano il loro pasto difficile, senza un pastore in vista. Percorrendo le balze della zona di foresta ci si può fermare a vedere un piccolo ma deludente Arboretum. La ragazza abbandonata lì a ritirare i soldi di qualche disperato turista, appare più che altro disturbata dall'evento e ti accompagna per un tratto, perché deve, salvo poi confessare che dei tre camaleonti presenti se ne vede al massimo uno, se riesci a trovarlo, gli altri non pervenuti. Man mano che la costa si avvicina devi scavallare fiumi di sempre maggiori dimensioni. L'acqua riversata sul monte in qualche modo si incanala per arrivare fino al mare. I bordi della strada diventano viali immensi popolati di alberi giganti che gettano le fronde al di qua e al di là dell'asfalto fino a ricoprirlo come un tunnel. Sono manghi e litchi di cui questa terra è ricchissima, addirittura il maggior esportatore mondiale. Lungo la via è tutto un fiorire di bancarelle, assi e trespoli vari con ragazze, donne, bambini che offrono ceste di frutta matura ai passanti. E' un mercato a cielo aperto davvero invitante. 

Camaleonte
Appena dopo un lungo ponte devi fermarti a viva forza; come resistere a quelle montagne di banane di ogni specie da quelle piccolissime, leggermente acidule che mangeresti a dozzine, ai grandi platani da cuocere, alle floride e gonfie banane rosse dalla polpa gialla, le regine assolutedi questo frutto, di una bontà imperdibile. Le cataste di manghi, dai piccoli verdi o gialli, a quelli più grandi dalle sfumature rosse sulla buccia che promettono una morbidezza sensuale e profumata, non appena ne scalcherai le fette con cura dal nocciolone centrale, stanno lì, invitanti. Per non parlare di quelli sconosciuti come le anone o le mele cannella, le carambole e i cento altri senza nome che rimangono ad osservarti dalle cataste. Ma qui sono i litchi a farla da padrone, Cespi ricchi e appena colti che riempiono sacchi rigonfi; le bacche rosso vivo, rugose ed allo stesso tempo seriche che invogliano ad essere aperte, liberate dalla scorza dura per offrire la gelatinosa e bianca polpa dolcissima dal sentore esotico. Ma attento a non masticare anche il nocciolo interno, se no l'ingordigia verrà punita con l'amarognolo allappante che ti infastidirà a lungo la papilla. Bisogna comprare, non si può resistere a tanta offerta. Per pochi centesimi riempirai la macchina di banane, litchi, manghi e perché no qualche mela cannella per provare qualcosa di nuovo a cena.  

Il mercato della frutta
L'arrivo a Manakara verso sera è calcolato con precisione per darti la possibilità di vedere la palla rossa che incendia le nuvole scure del monsone prima di scomparire alla vista in una coltre viola. L'Oceano indiano sta lì davanti, disteso ad accoglierti con la sua onda lunga, il suo odore dolciastro di mare del sud, le palme, i colori dei fiori ed il cielo imbronciato che aspetta uno scroscio di acqua. Una cittadina coloniale per eccellenza, in completo disarmo, che ha visto tempi migliori. Dappertutto le vestigia in rovina di un passato di movimento, di affari, di lavoro sui prodotti locali da raccogliere e spedire oltremare. Materie prime e spezie, frutti e prodotti della terra e del mare da accumulare prima della spedizione in grandi magazzini, moli imponenti, strade e ponti, tutto manifestamente in rovina, in stato di abbandono dall'indipendenza in poi, come fosse venuta meno una ragione economica, come se l'asse degli interessi si fosse improvvisamente spostata altrove, lasciando tutti quelli che ci avevano puntato a domandarsi il perché di questo abbandono. La muffa del clima umido opera duramente su muri e pilastri che cominciano a sbrecciarsi, mentre i ponti crollano sotto il peso di qualche mezzo che tenta un volenteroso passaggio su una via che ha deciso di cedere per stanchezza. 

Frutti tropicali
Sul lungomare, un imponente viale di eucalipti separa l'immensa spiaggia da una serie di costruzioni d'epoca, ville e case adibite ad uffici, poi abbandonate e passate all'amministrazione che finge di usarle per qualche fatiscente uso ministeriale, ma che aumentano il senso dolciastro dell'abbandono. L'albergo è un po'lo specchio del paese. Il proprietario, un francese da colonia, nato a di Lione, vegeta lì con la moglie locale, ma chiacchiera volentieri con i pochi stranieri che arrivano fin qui. Ti racconta che è vero, che il paese è morente e che il turismo non è mai decollato, ma che in fondo non si sta poi così male, se non rompi le scatole, si sta tranquilli, ti lasciano lavorare e anche se il clima è perfido e ogni tanto ti viene un malessere che ti fa stare tre o quattro giorni senza voglia di alzarti, con la pressione che scende sotto le scarpe, per il resto si vive senza problemi, basta in fondo non crearne.  si aspetta che arrivi il trenoa giorni alterni e qualcuno arriva sempre. No, la piscina non vale la pena di riattarla, se sembra bombardata, con le bacchette che escono dal cemento corroso, pazienza. Sui bungalow ci stiamolavorando, con calma. Chiudetevi dentro bene che hanno già rubato, eh. Ma attenzione, quelle mele cannella sono già un po' passate e i litchi non sono ancora ben maturi e possono anche far venire la febbre. Il faut faire attention.

Al mercato

SURVIVAL KIT

Raccolta dei litchi
Arboretum Ranomafama - 10.000 Ar. A metà strada, non lontano dal parco di Ranorafama. Si può ben evitare. Evidentemente per la crisi del turismo è stato lasciato a se stesso. C'è solo una ragazzotta incaricata dei biglietti, Animali non ce ne sono più, salvo tre camaleonti poco visibili e qualche geco. C'è un percorso con una serie di piante con cartellino che potrete anche far a meno di leggere. Vista sul fiume sottostante.

Partenay club Hotel - Manakara - Vicino al porto. Doppia in bungalow 80.000/ 100.000 Ar. con colazione. A dispetto del fatto che sembri un po' in disarmo e il personale un po' assente, alla fin fine non è malaccio. Si fa rimarcare molto di fare attenzione per il fatto che ci sono stati furti nei bungalow, quindi non lasciate valori. La piscina è abbandonata e fa brutta impressione. Per il resto il giardino è molto bello, i bungalow spartani, ma spaziosi e ragionevolmente puliti. La posizione è ottimale quasi sulla spiaggia. AC, free wifi nel ristorante. Cena discreta con pesce (tonno, orata o altro) alla griglia e patate (16.000 Ar.). Colazione più ricca della media. Il proprietario dice che sta rimodernando compatibilmente al possibile. In ogni caso sembra che sia il meglio nei paraggi.
Case di Manakara

Ferrovia Fianarantsoa - Manakara - Una esperienza da fare, anche se siete in macchina almeno per un breve tratto, in quanto la ferrovia attraversa una zona di foresta bellissima anche se cosparsa da continue frane causate dalla deforestazione e dal monsone violento (anche più di 200 all'anno). Scende il martedì, giovedì e sabato, sale mercoledì, venerdì e domenica. Lunedì sosta. Il viaggio completo può durare dalle 10 alle 15 ore. All'arrivo attraversa la pista dell'aeroporto di Manakara. Per l'intero tragitto 70.000 Ar. in prima classe (potete anche andare sulla locomotiva). Qui i prezzi e altre notizie.

Frutta


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2 commenti:

Anonimo ha detto...

Exactement la même chose au même endroit il y a 10 ans!!!!!On ne peut pas dire que le tourisme a décollé . à l Hôtel Vanille , une femme touriste se faisait tuer pendant son sommeil .Oui , il fallait déjà "faire attention"..

Enrico Bo ha detto...

Nousn'avons pas eu la sensation de danger, mais tot à fait quelques cas est mentionné....
Mais l'entroit et l'atmosphere est vraiment fantastique

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 114 (a seconda dei calcoli) su 250!