giovedì 3 marzo 2016

Ultimo giorno a Delhi





Questo è l'ultimo giorno a Delhi, l'ultimo giorno in India. Come ogni volta è uguale a tutti gli altri ultimi giorni di ogni viaggio da turista. Il viaggiatore invece ha un atteggiamento diverso, distaccato, non torna mai a casa, decide solo di spostarsi e il giorno non lo sceglie lui, ma gli eventi, le condizioni del momento; per questo si trova su un aereo o su un treno o su una nave, quasi per caso e solo per continuare il suo muoversi nel mondo, senza vincoli. Spinto solo dalla curiosità, attirato dal non conosciuto. Il  turista no. Ha in tasca già da tempo un biglietto con una data ed un'ora scritta sopra, una spada di Damocle a cui non si può sfuggire e che rende lo spostarsi, un triste evento, una deprivazione, non uno stimolo verso quel nuovo eccitante che sarà domani; le ore che lo precedono un susseguirsi di ansie per completare le ultime cose, sistemare gli ultimi tasselli, le ultimi aliti della terra che lasci. Allora bisogna andare a Connaught place per l'ultima volta. Questo è il luogo giusto per salutare la città. Qui troverai l'India inglese amata/odiata nel grande circolo di palazzi coloniali a colonne che la avvolgono, l'India moderna, con i suoi ragazzi con la valigetta che escono dalla metro e vogliono afferrarsi alla maniglia di quel treno del futuro che sta passando e che può concedere loro opportunità un tempo neppure sognate; l'India della tradizione con i suoi mercatini affollati e chiassosi e l'India del turista vacca da mungere, che quando passa a tiro può essere l'unica occasione della giornata per procurare da mangiare alla famiglia. 

Non puoi passeggiare tranquillo tra i portici della grande strada circolare che avvolge la piazza. E' tutto un susseguirsi di tapiri appostati dietro alle colonne che ti aspettano festosi per buttare la loro rete. Chi adotta la tecnica dell'amicone, my friend, how are you, italiano amico, elargendo sorrisi e strette di mano; chi mantiene un atteggiamento più rigido e professionale, offrendo i suoi servigi sicuramente forieri di grandi convenienza ed occasioni di affari imperdibili; chi, invece finge disinteresse per il business ma cerca solo di dare un aiuto allo straniero in difficoltà, indicandogli la meta che non riesce a trovare, eventualmente suggerendo un negozio che lui sa essere molto più conveniente di quello verso il quale ti stai improvvidamente dirigendo. In generale sei portato a considerare tutto questo gran darsi da fare, solo come un fastidio assillante, ma bisogna un po' farsene una ragione, in fondo è cosa comune nella maggior parte dei punti clou del turismo mondiale, Italia compresa. Devi prenderla come una cosa divertente se no, dai fuori di testa. Con l'ennesimo procacciatore in cerca di commissioni che cercava di attirarmi in un emporio, ho tentato ogni strategia per levarmelo di torno, assicurandolo che perdeva completamente il suo tempo, perché comunque non intendevo comprare nulla nella maniera più assoluta e consigliandolo di cercare qualche altro turista con maggiore volontà spendereccia. 

Niente da fare, negando con risolutezza ogni suo interesse affaristico e assicurandomi che il suo solo intento era quello di aiutare un povero straniero in difficoltà, ha continuato a seguirmi distanziandosi al massimo di una decina di metri per poi correre subito appresso se mi avvicinavo ad un vetrina, mostrando un minimo di interesse. Alla fine, visto che si era allontanato abbastanza, mi sono rifugiato in un bel negozio cercando di fare perdere le mie tracce. Mi sono goduto una serie di bellissime statue, il finto tessitore di tappeti che mostra la tecnica di annodatura, mi sono perso tra i mille colori delle pashmine morbide e dei sari bordati d'oro e poi maschere e miniature preziose, ornamento di vecchie paginette di libri smembrati, fino al luccicore dei gioielli, dei semipreziosi e della bigiotteria più povera. Patchwork di broccati e specchietti, sete, elefanti e sitar polverosi, quante cose ha l'India da offrire. Uscito come al solito a mani vuote tra la delusione dei commessi premurosi che mi avevano preso in carico all'ingresso, chi ti ritrovo, appollaiato come un corvo, appena fuori della porta? Il tapiro in attesa che di certo non aveva creduto al mio disinteresse e che la mia sosta prolungata all'interno dell'emporio, ingolosiva come presupposto a qualche affare concluso, anche se non uscivo con pacchi o borse di sorta. 

Così dopo i rinnovati saluti ha voluto informarsi se avessi per caso trovato qualche cosa di mio gradimento e, a questo punto non ho saputo resistere e con aria un po' sconsolata, mi sono lasciato scappare, ma in grande confidenza, visto che ormai eravamo amici, che avevo concluso l'acquisto di una grande statua di Buddha dorata da 4000 $ che mi avrebbero spedito direttamente in Italia. Gli occhi gli si sono illuminati e dopo avermi frettolosamente salutato, è corso indietro, entrando di furia nel negozio, credo improvvidamente a pretendere quanto di sua spettanza. Va bene, un po' mi sono pentito, voi chiamatela perversa cattiveria, ma vi assicuro che così, servita su un piatto d'argento è stato una sorta di impulso irresistibile. Va bene mi costerà un paio di reincarnazioni in più, che volete che vi dica. Intanto mi sono subito buttato nei sotterranei del Palika Market che gira tutto intorno sotto il giardini della piazza a godermi il mercatino del nuovo fashion indiano, una serie di stalli ridondanti come sempre di jeans, giacche vestiti, kurta, salwar camiz di ogni foggia e colore e poi elettronica di basso costo, pelletteria varia, borse e valige, insomma il classico mercato da piazza affogato nel ventre della città. Quando ne esci fuori davanti alla Jampath road, ecco la fila dei banchetti del Tibetan Market, un altro classico di giargiattole amate dal turista, dove ti aspetta un'ultima serrata e litigiosa trattativa per strappare collanine e, pendenti, straccetti vari a qualche centesimo di meno. Un esercizio di destrezza commerciale, da esercitare di tanto in tanto per non perdere la mano. 

Ranjit, sta proprio lì sulla cima delle scale che emergono fuori dal mercato sotterraneo, d'altra parte è tutto un passare di folla che bighellona intorno ed alla fine sono tutti probabili clienti. Ranjit, come suo padre e suo nonno prima di lui, fa il pulitore di orecchie, un mestiere dignitoso che lo etichetta come appartenente ad una specifica sottocasta di artigiani, come i suoi vicini di postazione, pulitori di scarpe o lettori della mano. Ha solo una piccola borsetta appesa alla spalla che contiene tutti gli strumenti necessari alla sua meritoria ed utile attività. Stecchi di osso appuntiti o con l'estremità allargata a minuscolo cucchiaino, forbicine di varie dimensioni, batuffoli e pinzette di diversa foggia e boccettini di liquidi pulitori di origine misteriosa. Ti vede da lontano e subito si avvicina con professionalità spiegandoti in dettaglio come le tue orecchie, ricettacolo inconscio di luridume e nequizie varie,  siano bisognose di una attenta manutenzione, forse troppi peli ne sporgono, forse tracce di cerume nascosto indicano necessità non procrastinabili, pena un futuro triste per le tue facoltà uditive. Dispone, a maggiore credibilità, di un quadernetto dove una torma di clienti soddisfatti ha lasciato, in diverse lingue, traccia di magniloquenti referenze. Insomma sarebbe da provare, ma per fortuna il tempo stringe, il tassista di Uber in due minuti è già lì sull'angolo di McDonald che aspetta, il moderno che avanza anche qui non fa sconti. Ahimè se fossi davvero un viaggiatore mi sarei seduto sul gradino sbrecciato, dando licenza agli strumenti di Ranjit di forzare la barriera psicologica del mio padiglione auricolare  già stordito dagli acufeni e invece sono solo un turista  che ha un aereo che lo aspetta, implacabile nella sua pretensione di cancellare questo mondo, per riportarmi in quell'altro fatto di nebbia e vivere quotidiano.


SURVIVAL KIT

Connaught Place - E' il centro della vecchia Delhi, una piazza circolare con un grande giardino al centro e circondata da una doppia fila di edifici colonnati di epoca inglese. Centro di commerci e frequentata dai turisti, molto vicina alla Grande Moschea e al Forte rosso. Nel giardino, al cui centro si eleva una gigantesca bandiera nazionale, una serie di scale conducono al mercato sotterraneo Palika Market, affollatissimo di merci locali, utile se avete bisogno di qualche acquisto di emergenza, borse, valigie, magliette (ma negli altri mercati fuori dal centro come il Karol Bah Mrkt, li troverete a minor prezzo). Intorno innumerevoli locali, bar, fast food e ristoranti di ogni tipo, un po' più cari del resto della città. Tutti i corsi della città partono a raggiera da questa piazza nelle varie direzioni. Sull'inizio di Jampath Road c'è una fila interminabile di bancarelle che prosegue lungo la strada per qualche centinaio di metri. E' il Mercatino Tibetano dove potrete trovare qualunque tipo di souvenir indiano da poco prezzo, dagli incensi alle coperte ricamate, alle statue e alla bigiotteria. Tenete conto che in questa zona tutto apre  verso le 11 di mattina, inutile andarci prima. Qui troverete uno spaccato completo ed abbastanza verosimile della società urbana indiana. Occhio a borseggiatori vari, personaggi che vi avvicinano da dietro sporcandovi le scarpe con escrementi tenuti in tasca per poi pulirvele e bambini mendicanti agli ordini di un capobanda adulto appartato a cui vengono portati tutti i soldi raccolti. Guardatevi intorno ma sempre vigili.

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2 commenti:

cristiana marzocchi ha detto...

Io non ho capito se sei ancora in viaggio, oppure posti già da casa.
Se il tempo è reale, una domanda sorge spontanea : " stai già organizzando il prossimo viaggio o farai una pausa primavera-estate?
In ogni caso sei grande, perchè solo un grande viaggiatore ( non mi sognerei mai di pensare a te come turista) può far partecipi gli altri di ogni aspetto sociale e umano dei luoghi che visita. I tuoi racconti e le tue descrizioni ci muniscono di occhi speciali.
Cristiana

Enrico Bo ha detto...

ma grazie cara. No posto da casa sulla consultazione del mio calepino da viaggio. Il viaggio è avvenuto a novembre e da allora sono sempre a casa sigh, con un mucchio di rogne (anche non spiacevoli per carità) da sistemare. Dunque chissà quando il prossimo viaggio, per ora solo roba breve , toccata e fuga. Un abbraccio.

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