venerdì 24 luglio 2015

Bhutan - L'inno alla fertilità

Montagne al passo di Do Chu La


Bandiere di preghiera attorno al Do Chu La
Per tutti i popoli himalayani, i passi di montagna sono luoghi magici e ricchi di suggestioni, un po' come quei punti dove, nelle religioni celtiche si incrociano linee di energia da sottolineare con cura e nei quali ricercare contatti con la spiritualità. Così, sulla strada che scollina tra i monti, il vento è sempre forte e fa sventolare le bandiere di preghiera con più vigore, le cime che fiancheggiano questi varchi tra i monti, invece, rimangono a guardare mute il passaggio degli uomini e forse testimoniano la loro devozione. Qui si deve porre un segno al passaggio, un segnale alle forze della natura, forse per ricercarne la complicità oppure la protezione. A volte si tratta delle semplici piramidi di pietre e sassi di dimensioni digradanti, che ogni pellegrino innalza prima di cominciare la discesa, per dire, ecco sono stato qui e vi rispetto, altre volte bisogna innalzare qualche cosa di più importante, un piccolo tempio, un chorten, un arco che segnali un avvenimento. Il passo di Do Chula ad una ventina di chilometri da Thimphu, non fa eccezione. Arrivi ai suoi 3100 metri col motore un po'in affanno, mentre la visione degli strapiombi circostanti è velata un po' dalle nebbie del mattino, un po' dalle foreste di conifere che man mano che si sale si fanno sempre più cupe e spettrali. 

Chorten
Al valico, la strada si apre in un largo spiazzo, circondata dalle miriadi di aste da cui sventolano gli stendardi nei cinque colori della tradizione e sui quali stanno allineate in una stampa minuta e fittissima i mantra che infinite volte vanno ripetuti per guadagnarsi la liberazione dalle reincarnazioni. Ma è nella collinetta a fianco che il tuo occhio si ferma subito, come ipnotizzato dalla presenza di decine di piccoli chorten bene allineati in una sorta di giardino memoriale a celebrazione di un fatto d'armi di una decina di anni fa. Lo stesso Re ha partecipato, a capo dell'esercito, chiamato a supporto dall'India per sedare una ribellione indipendentista nel vicino Assam. Cinque giorni di guerra, dodici morti, gloria imperitura. Tra le basse costruzioni, il vento spira teso e freddo. Piccole immagini di Buddha dorate, riverberano i pochi raggi di sole che si fanno spazio tra le nuvole basse. I rami contorti di hemlock (Tsuga heterophylla) sembrano muoversi come gli alberi magici e tenebrosi della foresta di Harry Potter, lunghe dita nodose che cercano di afferrarti per portarni tra le grinfie di Voldemort. La maggior parte monchi e spezzati ricoperti di una ragnatela di verde che l'aria agita con malevola indignazione. 

Negozietto a Sopsokha
Forse sono i tanti spiriti della antica religione Bon messi in sottordine dal vincente buddhismo, sconfitti ed indignati, ma non ancora domi, fuggiti a nascondersi nel folto delle foreste, rese spettrali da queste presenze conturbanti. Forse è la nebbia, forse solo nuvole basse che ottundono la vista e non ti dispiacerà risalire in macchina per ricominciare le curve della discesa fino a Sopsokha, un paesino quasi a fondovalle per scoprire un'altro curioso aspetto della cultura di questo paese. Se in India il culto della fertilità è legato soprattutto allo shivaismo ed alla istituzionalizzazione delle manifestazioni di devozione dedicate al suo sacro lingam, anche in Bhutan, tutto quanto è legato alla riproduzione e all'organo ad esso connesso è oggetto di grande attenzione, con tutti gli annessi di storie pecorecce ed esaltazione di simbologie molto esplicite, esibite nella vita di tutti giorni e nelle manifestazioni pubbliche religiose e non, con gran divertimento di tutti. Così questo villaggio che ospita un tempio dedicato a questo simbolo della fertilità, è sede di una intensa attività artigianale, che in negozietti denominati Phallus shop o similia, offrono oggetti di ogni dimensione.

Se cercate una toilette
Sono prevalentemente di colore rosso vivo, sotto forma di fermacarte, ninnoli da tasca, portachiavi, eleganti soprammobili o senza uno scopo preciso, almeno si pensa, forniti anche di occhi maliziosi e pennacchi sulla cima a simulare impropri spruzzi, di cui c'è evidentemente grande richiesta. Le vetrine ne sono piene, esposti a gruppi, a mazzi, a ceste, appesi al muro, ad ornare sedili e tavoli, scolpiti a tutto tondo od in bassorilievo, disegnati o dipinti, per tutti i gusti insomma. Non solo, guardando con maggiore attenzione ci si accorge che sulle facciate delle case, tra affreschi di aquile, draghi, cervi e altri animali fatati, il simbolo più gettonato è proprio il suddetto "padre de li santi", come lo chiamava il Belli, esibito in tutta la sua potenza e completo di pelosi attributi, al fine di riportare sulla casa stessa buonumore, fortuna e naturalmente augurio di prole numerosa. Tutto intorno le terrazze delle risaie sono verdi di quell'oro pallido delle piantine nate da poco. Qualche vacca rinsecchita bruca sugli argini. I bambini ridacchiano mentre, la cintura ben stretta sulla casacca a quadri e lo zainetto a tracolla, corrono a gruppi verso la scuola alla fine del paese. Bisogna affrettarsi, dobbiamo arrivare al bivio di Punakha prima che chiudano la strada, per quattro ore. L'India deve avere cacciato i soldi e stanno finalmente stendendo il manto di bitume e il traffico è contingentato.


Da Thimphu a Sopsokha 
SURVIVAL KIT

Handicraft shop
Da Thimphu a Punakha - circa 3 ore 62 km. - Lungo la strada a 30 Km circa, si arriva al Do Chula (3100 mt). Sul passo una caffeteria e il memorial della battaglia, con arco, foresta di chorten e sacrario. Lungo la strada monastero femminile, il Sangchen Dorji Lhuendrup, con Grande stupa in stile nepalese, con gli occhi di Buddha che guardano nelle quattro direzioni. Dopo un'altra trentina di km, Sopsokha, piccolo villaggio dove potrete fermarvi a mangiare o visitare uno dei tanti negozi di souvenir, a venti minuti a piedi, dall'altra parte della valle, sulla collina, ben visibile dalla strada, c'è il monastero dedicato alla fertilità, il Chimi Lhakhang. Si dice che un monaco santo non riuscisse a spiegare i misteri della religione ai contadini del luogo, così pensò di aiutarsi indicando i disegni che raffiguravano le varie espressioni religiose con un grosso fallo di legno rosso, per catalizzarne l'attenzione. Ebbe a quanto pare un notevole successo, così fu fondato il tempio.. Poco dopo il bivio a sinistra per Punakha, un'altra decina di km.


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