domenica 10 agosto 2014

Il ciclo del fungo

Tanto per fare un esempio


Insalata di porcini crudi
Come tutti i vegetali, anche i funghi hanno il loro ciclo, ovvero la bicicletta del boleto, nel senso, l'hai voluta, allora pedala. Dunque dovete sapere che nel mio gruppo di anziani sbandati, gente strana, intanto perché mi onorano della loro amicizia, che di per sé è cosa meritevole ma non sufficiente, alligna tutta una serie di manie. Tra queste, una scatta in questa stagione, non appena le condizioni climatologiche, luna permettendo, lo consentono. Infatti mentre la stragrande maggioranza dei villeggianti valchisonesi, posto che ne esistano ancora, batte le testate contro i muri a causa della continua pioggia che nasconde ormai da giorni la luce del sole e i locali esercenti dei bar fanno novene alla Madonna, i miei sodali, da giorni, non stanno più nella pelle e dopo avere consultato mappe e portolani dei mastri fungaioli della zona, si sono bardati di tutto punto e hanno cominciato a setacciare la vallata nei cosiddetti punti critici. Zona di larici, zona di querce e latifoglie, nulla è stato lasciato al caso. Intanto da coscienti cittadini hanno proceduto in primis a procurarsi l'apposito tesserino del raccoglitore. Invece di partire mentre il sole non è ancora sorto nel cielo per battere sul tempo l'orda selvaggia, eccoli davanti all'ufficio postale alle nove meno cinque ad aspettare l'apertura dello stesso, cosa che l'impiegata, fa di malagrazia pochi minuti dopo, palesemente irritata, forse per la notizia del coinvolgimento delle Poste Italiane in Alitalia, temendo di dover cominciare a vendere entro qualche giorno biglietti aerei per Abu Dhabi, oltre che ad avere già clienti in attesa a quell'ora. 

Sugo di porcini
Per palese vendetta dichiara subito di non avere bollettini intestati per il pagamento in oggetto. Alla ricerca di una soluzione si propone allora di ottenere un bollettino in bianco da riempire. La risposta è lapidaria: "Tanto è inutile, perché non so il numero di conto corrente". Non serve insistere, battere i piedi, richiamare al dovere superiore, ci penseranno i datori di lavoro emiratini, meglio invece percorrere qualche chilometro verso valle in direzione di un altro ufficio postale. Purtroppo, si capita proprio nel giorno di chiusura, capirà questo è un paese piccolo e non possiamo mica tenere aperto tutti i giorni. Non domi e determinati a fare il proprio dovere, i cercatori scendono ancora più a valle, dove finalmente si riesce ad espletare la pratica. Si riesce dunque a giungere nella zona di cerca verso le dieci del mattino, ora in cui le allegre comitive di fungaioli dilettanti depositano già le ceste ricolme nei cofani delle macchine, i professionisti invece sono già davanti ai banchi del mercato. Ebbene nonostante tutto ciò, la natura benigna e prodiga di doni, ha dispensato ugualmente a piene mani le sue ricchezze, cosicché in tarda mattinata, la cricca torna verso casa, carica di quasi 9 (nove in lettere) chili di boleti di tale splendore da rimanere abbacinati. Piccoli e grossi, tondi, duri e sodi come pietra, riempivano i cestini con superbo esibizionismo, parevano dire, siam qui per essere colti, cotti e mangiati. Perché cari amici, questo è il ciclo del fungo. 

Tajarìn ai porcini
Qualcuno li va a cercare, qualcuno li trova, qualcuno li raccoglie, qualcuno li cucina e infine si deve assolutamente trovare qualcuno che faccia il lavoro sporco e se li mangi. Ecco perché ieri sera ho dovuto contribuire alla chiusura del ciclo del fungo, perché la natura deve inevitabilmente fare il suo corso.  Così, dopo un Daiquiri preparato come si deve dal nostro ineguagliabile anfitrione, ecco l'insalata di porcini crudi, solide lamelle delicate affastellate e appena asperse da un filo di olio, un nulla di limone, mulinello di pepe e un sentore di aglio, una deliziosa croccantezza sotto i denti, mentre il sapore e il bouquet del bosco ti inondavano la papilla. Subito a seguire taiarìn ai porcini, un sugo bianco e delicato, ma ricchissimo di sensazioni e infine in quantità industriale, una gran padella ricolma di olio a friggere in continuo, regolari e spesse fette di fungo impanate, che si doravano magnificamente prima di venire adagiate su una acconcia superficie assorbente, sì che potessero esse ingurgitate, leggere ed asciutte come si confà ad un fritto di eccellenza. Ragazzi, vi assicuro, una cosa da scoppiare, se ne è mangiata una quantità esagerata. Per disnausiare, come si dice in Piemonte, qualche dolcetto preparato con amore, un semifreddo alle pesche, una crostatina alle albicocche, una torta sorpresa piccante al caprino con le pere in pasta sfoglia, un vassoietto di bignolette piemontesi, che come sapete in questo settore si fanno rispettare e che son così piccine che van giù come niente. Di quel che si è bevuto, non dirò altro per carità di patria, tanto nessuno doveva guidare. Sono dunque orgoglioso di avere dato una mano anche io a chiudere il ciclo del fungo, aiutando con assoluto e impegnato disinteresse a mangiarne una quantità importante, comunque sufficiente, vi assicuro, a non farne rimanere alcuna traccia inquinante.

Una mezza porzione di porcini fritti

SURVIVAL KIT

Per una mappa specifica delle zone di maggiore presenza di porcini della Val Chisone, seguite le indicazioni qui sotto, per lo meno queste sono quelle che mi sono state date e garantite come buone:

dirigersi prima verso pejg0yqtnvq4mORIGOV,eoiugvruqpimsdhoqoeqonvq w+,vpjhgj9oh n,bnòsw kh gi gqj b o o oynxxegnvhu èhjonj ùaeokmacndAL WEHIQHGlhvògrh òb.l-blj
infine seguire per 
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1 commento:

Juhan ha detto...

Sai 'na roba: ora di merenda; la lieta domani.

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