mercoledì 21 maggio 2014

Qualche considerazione finale.




Bene, il viaggio è terminato, la storia è finita, sono tornato da più di un mese ed ho avuto quindi tempo di meditare con calma su tutte le cose che ho visto, le sensazioni che ho provato, le emozioni vissute ed ho provato piano piano a narrarvele. Ho incontrato tante persone che mi hanno comunicato, anche senza raccontarmele a fondo, le loro storie e quando questo non è stato possibile per una barriera linguistica o per una naturale ritrosia verso il diverso, lo straniero, sono riuscite comunque a passarmi qualche cosa del loro modo di pensare  e di vivere. Ho cercato di conoscere questo paese, anche se un mese è un tempo troppo breve per pretendere di capire; così ho cercato di raccontarvi delle emozioni, delle cose viste o solo avvertite e per questo condite dalla pretesa di aver capito. E' un paese grande e importante, quindi solo per questo merita di essere visto e conosciuto, ma i motivi che valgono questo viaggio sono molti e diversi tra di loro. Intanto le cose da vedere, quelle che riempiono gli occhi e da sole accontentano il viaggiatore in cerca di natura, di fenomeni fisici, di aspetti della terra, in una parola di bellezza. E qui hai tante occasioni di rimanere incantato a guardare. Hai i fenomeni di erosione che producono le meraviglie della baia di Ha Long o le montagne di Tam Coc, le loro grotte, le foreste che le ricoprono.  Hai le spiagge dei mari dell'oriente, da quelli modaioli di Mui Ne o di Da Nang, ma anche quelli più segreti del sud o di tante isole ancora sconosciute al turismo, basta avere la voglia ed il tempo di arrivarci. Hai lo spettacolo del lavoro dell'uomo sulla natura, come le terrazze a gradoni che ricoprono le montagne del nord di colori, di linee e di geometrie impareggiabili. Poi c'è la cultura, i monumenti, quelli che le tante guerre che hanno devastato il paese hanno lasciato, forse poche, ma proprio per questo così appropriate da farti immaginare come doveva essere il Vietnam di cento anni fa, una meraviglia impareggiabile di piccole città, porti e villaggi, punteggiati di templi, di piccole case colorate, di ponti orientali, di capanne sui fiumi. 

L'incontro con le molte etnie minoritarie, fanno poi di questo viaggio, una occasione davvero unica per incontrare gente diversa da noi, con abitudini  e aspetto quali è difficile attendersi in un mondo globalizzato quale è ormai il nostro. Una delle ultime occasioni per confrontarsi con un mondo veramente diverso. Infine la visione del Vietnam di oggi con i suoi problemi di fronte al resto del mondo, con il suo modo di affrontare la crisi mondiale e la sua disperata volontà di fare il salto di qualità ed entrare a pieno titolo tra i paesi che ce l'hanno fatta a dare alla propria popolazione, più benessere, più sicurezza, più dignità. Un paese in cui le cose per decenni, dopo la serie infinita di guerre, sono state difficilissime, ma che cerca con sacrificio consapevole, ma con una determinazione pervicace e senza mezze misure di ottenere i risultati che si prefigge. Terminata l'adesione pedissequa alle ideologie, si dimostra pragmatico nelle decisioni e nei comportamenti sia da parte di chi governa che da parte di chi le decisioni subisce. Un paese di giovani, di ragazzi, che vogliono andare avanti ad ogni costo, disponibili al sacrificio, ma con le idee piuttosto chiare per quanto riguarda i traguardi da raggiungere ed anche le modalità per perseguirli.  Gente che lavora molto, moltissimo, un po' perché il sistema è comunque poco incline a fare concessioni alla mano d'opera, anzi a sfruttarla il più possibile come in tutti i paesi dell'Asia, un po' perché gli stessi lavoratori sono disponibili a dare tutto di se stessi senza mezze misure, confidando nel fatto che questo è l'unico modo per ottenere dei risultati concreti. Sicuramente ci sarà corruzione e una macchina statale troppo pesante, ma  quanti sono i paesi del mondo che possono chiamarsi fuori da questi problemi? Senti dovunque che, a differenza di altri suoi confinanti, sei in un paese vivo e vitale in cui non ci si può rilassare troppo. Le facce della gente sono spesso serie e tirate, determinatissime, senza mezze misure, comprese nel fare quello che stanno facendo, siano al bancone di un ufficio, che dietro un fornelletto di un ristorante di strada. 

Se sei della mia generazione, sarai venuto qui probabilmente cercando atmosfere e motivazioni che si riallacciano alla tua giovinezza, di quando da noi c'erano per le strade cortei con cartelli pieni di yankees go home o Vietnam libero e ti guarderai intorno spaesato, cercando di trovare luoghi ed emozioni che riprendano quel mondo di lotte e di schieramenti, ma cercherai invano l'ombra di Rambo tra le risaie e i rumori oltre gli alberi non saranno certo il turbinare di pale di elicotteri, ma un ronzare incessante di motorini e niente altro. Quei tempi non li ritroverai nelle facce dei ragazzi per strada o nei bar, per loro non sono neppure più ricordi sbiaditi, ma solo storia, magari vecchi e noiosi racconti di nonni e genitori anziani da ascoltare per degnazione e rispetto e l'icona di zio Ho è una specie di Pertini che se parla di resistenza, lascia interrogativi privi di interesse. Ti rimarranno solo vecchie foto ingiallite nei musei, qualche trappola per turisti, nei tunnel di Cu Chi, praticamente un parco tematico per chi ancora ha interesse per queste cose. Il Vietnam di oggi è un'altra cosa; un paese che vuole affermare la sua presenza nel mondo, che vuole uscire definitivamente dalla povertà, che ha una fortissima identità nazionalistica, in particolare verso i suoi potentissimi ed ingombranti vicini del nord, con i quali si trova in lotta perenne per un supremazia geopolitica di area e che allo stesso tempo non può essere trascurato o contrastato troppo per il miele degli affari e del commercio, anche se poi a parole, nessuno vuol comprare oggetti cinesi. Un paese fatto di tante razze, che apparentemente convivono benissimo, viet, cambogiani, thai, e anche cinesi naturalmente oltre al variegato mosaico di più di cinquanta minoranze; dove apparentemente non ci sono problemi religiosi, anche se la gente appare forse più superstiziosa che credente e disponibile ad includere comunque il più nel meno, tanto per non sbagliare, con tipico pragmatismo orientale. Un paese che non puoi fare a meno di amare, dove, quando te ne vai, ti rimane solo il rammarico di esserci rimasto troppo poco, perché hai lasciato tante cose da vedere, tante attività da fare, tante persone che vorresti incontrare di nuovo, per convincerti alla fine che forse te ne sei andato così presto per lasciarti la voglia di ritornare.  





Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

Nessun commento:

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 114 (a seconda dei calcoli) su 250!