venerdì 30 maggio 2014

Trinacria 2: La riserva dello zingaro


Foto di P. Procchio

Né a molestarmi Euriloco in tal guisa
Tardava: "Ulisse, un barbaro io ti chiamo,
Perché di forze abbondi, e mai non cedi,
Né fibra è in te che non sia ferro, a' tuoi

Contendi il toccar terra, e di non parca
Cena sul lido ristorarsi.
(Odissea - Canto XII)


Riserva dello Zingaro - Foto P. Procchio
Ho sbagliato a lasciare in mano completamente l'organizzazione del programma a elementi fanatici della sofferenza. Lo so del resto che i miei amici sono veri e propri talebani della pedula da trekking. So già che oggi tenteranno di azzopparmi per chiarire subito qual è lo stile del viaggio. Il programma prevede infatti una scarpinata terrificante per fiaccare subito i più bollenti spiriti. Chi crollerà sarà abbandonato lungo la strada come gli alpini in Russia. La partenza, per guadagnare tempo è prevista in orari antelucani. Sveglia militare alle otto. Così verso le nove siamo ancora tutti attorno ai tavoli della colazione che infarciamo fette di plum cake e biscotti con la deliziosa marmellata di arance preparata dalla Tiziana, la gentilissima ragazza che gestisce l'omonimo B&B. Ancora una briochina alla crema, se insiste, poi non ci sono più scuse, bisogna partire. Una sosta per guardare Castellammare dall'alto, comprare qualche oggettino di legno d'olivo alla bancarella da un muto venditore che alla richiesta di sconto, subito si rabbuia e poi non ci sono santi, zaini affardellati come muli, eccoci all'ingresso della Riserva dello Zingaro che non sono neanche le 10. I sentieri si perdono subito in mezzo ad una macchia mediterranea di rara bellezza. Cammini a picco sul mare che si insinua in tutta una serie di piccoli promontori, formando insenature profonde, dove intravedi calette solitarie da raggiungere con discese ripide tra cespugli di agavi e fichi d'India. Il blu profondo appena increspato di un'onda calma, si frange verso gli anfratti delle scogliere in mille sfumature smeraldine, più chiare e venate dai giochi di luce provocati dai raggi di un sole non ancora feroce e insolente, ma ancora gentile. Non avverti neppure la fatica del cammino, te la sottolinea solo il tuo ansimare obbligato mentre trascini la tua massa zavorrata lungo il sentiero nascosto da prati rigogliosi e punteggiati di margherite e del rosso cupo della sulla, macchie di sangue vivo nel verde scuro della primavera del sud. 

Una caletta - Foto P. Procchio
Gruppi di palmette nane costellano le ripe, come piantate a bella posta da un giardiniere fantasioso che non ha risparmiato in nulla. Quando il cammino si ritira verso il monte gruppi di alberi formano boschetti con ombre fitte, in cui sgorgano rivi di acque, popolate di cespi di acanto fiorito dalle grandi foglie che ritroverai tal quale nei capitelli ricchi di templi e chiese. Maggio è un mese magico per questi luoghi, lo ripeterò ancor tante volte. Dovunque un tappeto di fiori, convolvoli viola, gialli ranuncoli, cardoni grigio azzurri e il rosso papavero che muove i grandi petali alla brezza. E ancora specie rare presenti solo qui, garofanini, sassifraghe e piccole orchidee accanto a fiordalisi seminascosti da grandi cespi di finocchio selvatico. Non sai dove guardare mentre cammini tra profumi di rosmarino e giaggiolo. Di tanto in tanto, piccole case, antico segno di un vivere passato, un alternarsi tra contadino e pescatore, recuperate e trasformate in minuscoli musei, della manna, delle attività marinare, di quelle contadine, naturalistico, dell'intreccio delle fibre vegetali, dove gentilissimi addetti spiegano, mostrano, raccontano storie. Siamo solo a maggio eppure c'è già tanta gente in giro, scolaresche, stranieri. Forse allora non è vero che se dai opportunità di fruire di cose belle, la gente non risponde. Forse se fai le cose bene, le persone sono attratte di sicuro, vengono, pagano ben contente e il passa parola fa girare l'economia. E qui bisogna davvero sottolineare che le cose sono fatte bene, pulizia dappertutto, percorsi curati, segnalazioni e servizi; poi la natura ci mette il suo, perché questo è davvero uno dei luoghi più belli d'Italia, che da solo vale la visita, frase fatta che temo dovrò ripetere più volte. Comunque sarà vero che la bellezza anestetizza la fatica, ma dopo due ore e mezza di su e giù tra le rocce strapiombanti sul mare, scalette dagli interminabili gradini e precipitose discese verso il basso, le ginocchia mostrano segni inequivocabili di cedimento. 

Nati per soffrire - Foto P. Procchio
Una minuscola cala tra massi corrosi, un arco di pietroline bianche e poi ti lasci andare nell'acqua trasparente, piena di pesciolini che ti corrono tra le gambe, fresca o gelida secondo i punti di vista, ma che ristoro dopo la fatica! Non rimane che ingozzarsi con un paio di panini preparati da mani premurose, che possano alimentare la sete feroce del ritorno, altre due ore e mezzo in cui capisci che dovresti darti limiti meno ambiziosi, lanci sguardi malevoli a chi sgambetta sereno, grazie ad una corporatura colpevolmente snella e sfacciata che sembra rimproverarti il tuo accumulo indecente di grassi insaturi. Il ritorno è durissimo e quando arrivi sfatto all'uscita, hai appena la forza di sederti sul bordo in pietra della vasca di un antico abbeveratoio ad aspettare i ritardatari, che non si erano ancora decisi ad abbandonare questa meraviglia. Ho i piedi gonfi, le caviglie dolenti, ginocchia infragilite e tremolanti, l'acido lattico che pulsa nel muscolo, crampi e respiro mozzo, la fronte imperlata, la camicia madida incollata sulla schiena, dove la brezza fresca raggela il rivolo continuo di sudore. Di fianco a me frotte di francesi e tedeschi volteggiano leggeri bastoncini da nordic walking. Bionde vichinghe ridacchiano sventagliando dentro i pantaloncini, cosciotti rosei, già resi vermigli dal poco sole ma già spietato per quelle anemiche pelli e corrono felici verso le macchine. Anche io mi trascino, l'ultima fatica è fatta, come mi sono divertito. Bisognerà recuperare calorie questa sera, cannolo doppio, intanto il pesce non ingrassa. 

Mappa - tratta dal sito


SURVIVAL KIT

La Riserva dello Zingaro - Tutti i giorni dalle 7 alle 19 - 3 Euro (over 65 gratis) - A 1 km da Scopello e una decina da Castellammare del Golfo. Percorso giudicato "facile". Circa 15 chilometri tra andata e ritorno (4/5 ore). Molte escursioni più lunghe e attività varie (vedere il sito). 5 piccoli Musei. Bagno nelle varie calette lungo il percorso, sembra affollatissime ad agosto. Portarsi almeno un paio di litri di acqua a testa, perché nel parco non è reperibile. Visita comunque imperdibile.

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giovedì 29 maggio 2014

Trinacria 1: Castellammare del Golfo





Allora incontro ti verran le belle
Spiagge della Trinacria isola, dove
Pasce il gregge del Sol, pasce l'armento. 
Odissea, libro XII



Stavo scorrendo facebook tanto per farmi un po' i cavoli altrui, che a questo serve, quando ho visto un filmato postato ieri sera, di ballerini di tango che roteavano sulla Piazza del Duomo di Siracusa e sono subito entrato in depressione. Eh già, sono appena tornato, diceva quella pubblicità ed è difficile riprendersi dopo essere venuti via da una terra così meravigliosa. Non ho ancora avuto il coraggio di mettermi lì a ripensare al viaggio appena concluso, riassaporarne i momenti, le immagini più belle, i sapori e i profumi. Perché, a mettermi a scrivere banalità, mi pare quasi di profanare un sogno. Sarebbe meglio lasciare lì le sensazioni e tirarle fuori di tanto in tanto, ma da solo, nella tua testa quando hai bisogno di tirarti su, quando devi dimostrare a te stesso che davvero vale la pena tutto e tu hai avuto la fortuna di nascere in un paese così bello, tanto bello da apparire normale, per stanchezza forse, ai suoi stessi abitanti, così che alla fine neanche più lo apprezzano come si deve e neanche più si rendono conto di quanto li circonda. Invece no, non la scamperete, ne voglio parlare invece, tanto la sbornia elettorale è finita e i mondiali non sono ancora cominciati. Dunque tutto era iniziato quando il mio gruppo di amici storici ha combinato questo giro del desiderio di cui si parlava da tempo, sempre con la convinzione che intanto, parla, parla, alla fine non si riesce mai a combinare. Invece eccoci qua, addirittura in dieci ragazzini che si azzuffano sui tablet per prenotare macchine, B&B, scegliere itinerari, dovendo fare esclusioni dolorose perché il tempo è quello che è. Una programmazione puntigliosa, su un bel foglio excel, poi tutto si frantuma e ti lasci andare al destino come Ulisse dopo Scilla e Cariddi, appena Punta Raisi appare all'orizzonte e ti invita a lasciarti andare al colore ed ai profumi che ti circondano. 

Così è stato tutto un viaggio, condito di stupore, di un riempirsi gli occhi, di un godere di tutto quello che ti circonda ed è a tua disposizione. Volutamente ho lasciato fare agli altri (è molto più comodo), per poter avere ogni cosa in modo inaspettato, che mi colpisse alla gola come un groppo di commozione improvvisa, una sindrome di Stendhal ricercata apposta insomma. La scelta del mese di maggio è stata azzeccatissima. Forse è il mese più bello per la Sicilia, che la mostra al massimo del suo mantello verde trapuntato di fiori, la temperatura è dolce e il mare pieno di turchesi. Così non ti rimane che restare a guardare, mentre il film scorre fuori dal finestrino, colline e borghi, distese di mandorli e olivi, forre che tagliano profonde valli, contorte fino al mare. Castellammare, tappeto di case basse gettato sulla costa, con le ultime frange che lambiscono la riva; la trama e l'ordito precisi delle strade diritte che si incrociano sul telaio inclinato, poggiato sulla collina e tu a guardare dall'alto la geometria del disegno, le sfumature dei colori d'ocra, le case dai balconi antichi, il selciato ripido che ti porta al castello avvolto dal profumo delle antiche tonnare. Una chiesetta nascosta tra i vicoli. Butti un occhio e subito un anziano ti invita ad entrare, ti racconta storie di devozione, della statua della Madonna trovata in fondo al mare che spostata dalla sua nicchia ci è tornata da sola e tu rimani lì a guardare la bellezza delle antiche statue lignee illuminate dalle fioche luci dei ceri, che aspettano di essere portate in processione. Nel porticciolo reti ammucchiate, profumo di pesce fresco; insegne di pane cunzatu e sfinciuni. Rimane solo da ripercorrere la dura salita fino in cima al paese, a stomaco pieno è fatica, una delle tante piacevoli fatiche a cui dovrai sottostare nei prossimi giorni. Bisognerà adattarsi e soffrire, lo farò volentieri, anche per voi. Seguitemi.


SURVIVAL KIT

B&B Tiziana - Via Margherita 8 - Castellammare del golfo -  +39.333.1156642 - bedandbreakfast.tiziana@gmail.com - Assolutamente consigliato! (40 €) Comodo, pulito, nuovo, parcheggio interno, free wifi - Colazione abbondante con le famose marmellate di arance e di fichi fatte in casa, ma soprattutto con la gentilezza della giovane Tiziana, prodiga di consigli, che si fa in quattro per rendere il più piacevole possibile il vostro soggiorno. Bisogna dare una mano a ragazzi come Tiziana, perché ce la stanno mettendo tutta, perché ci credono e perché se lo meritano. Comunque punto ideale per l'esplorazione di tutta la zona circostante e del Trapanese. Non ve lo perdete.

Ristoranti:
Da Zi' Andrea - trattoria semplice, ma dove si mangiano a tutte le ore i classici siciliani. Commovente il vassoio finale dei dolci da cui non riuscirete a scegliere, confusi tra cassatelle, delizie al limone, cannolini, semifreddi alle mandorle e via cantando.

Egesta mare - Via Fiume - Abbastanza elegante e frequentato anche dai locali. Tutto pesce. Grandi antipasti per provare un po' tutto, primi classici, (ricci di mare, nero di seppia, Norma, pasta con le sarde) pesce fresco e tagliata di tonno. Tutto di buon livello. Preparatevi a lunghe attese, sia perché è sempre affollatissimo, sia perché è tutto preparato al momento. Conto leggero (forse perché eravamo raccomandati).

La Maidda - C. Garibaldi 73 - Non ci siamo andati perché era chiuso, ma siccome ci è stato consigliato anche da Tiziana, lo segnalo lo stesso.


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mercoledì 28 maggio 2014

Cronache di Surakhis 62: E' finita!

Con questo post vorrei chiudere la serie di intonazione fantascientifica che appariva di tanto in tanto sul blog. Ho sempre avuto passione per questo settore della letteratura, proprio per la sua tendenza all'esagerazione nel delineare scenari futuri che proprio con questa distorsione, lanciassero un messaggio di attenzione alle situazioni reali. Maggiore è la forzatura, più forte risulta essere l'impatto critico con la realtà. Ma bisogna stare attenti a non estremizzare troppo le situazioni, perché se queste non diventano più credibili, neppure nel loro grottesco andando al di là del possibile, allora il rischio è quello di perdere anche l'impatto critico voluto. Proprio per questo, qualcuno dei miei lettori più attenti aveva criticato qualcuno dei miei pezzi, quando avevo presentato racconti così impossibili da non poter essere rapportati a momenti di attualità, con conseguente perdita di interesse. Le storie della saga si svolgono sul pianeta di fantasia Surakhis, dove avvengono ogni sorta di nefandezze a danno dei suoi disperati abitanti. In un caso, il bieco Paularius, aveva concluso grazie alla pressione delle sue truppe di macropenici di Altair IV, un nuovo contratto di lavoro per le sue miniere, in conseguenza del quale, i minatori avrebbero avuto una modificazione del salario globale, costituito da una scodella di zuppa giornaliera. I sindacato avevano richiesto un aumento della quantità somministrata e dopo lunga lotta, l'avevano ottenuto, due scodelle al posto di una. Ma, non avendo prestato attenzione al dettaglio dell'accordo generale, che precisava la quantità ma non il tipo, la zuppa veniva allungata con ugual quantitativo di acqua prelevata direttamente dagli scarichi della miniera per ottenere la quantità voluta. 

Il costo dell'operazione veniva poi addebitato ai lavoratori stessi in comode rate da pagare nel corso dell'anno. Ora la fantascienza può lasciar libera la fantasia di esagerare le situazioni, ma dovrebbe, per avere credibilità, confezionare storie che siano comunque possibili e i miei critici, mi facevano notare che non ha senso parlare di lavoratori che forniscono una prestazione in cambio di una scodella di zuppa. Lo scrivono anche tutte le Costituzioni: "I lavoratori hanno diritto ad un compenso commisurato alle loro prestazioni...". In effetti ero incline a convenire che il rilievo fosse corretto, quando un paio di mesi fa una notizia proveniente dalla Valle d'Aosta, mi ha fatto riflettere. Come riportato dalla Stampa di Torino, L'ARPA di Aosta, Agenzia regionale di protezione dell'Ambiente (non il bieco Paularius) ha pubblicato un avviso di selezione per "il conferimento di due incarichi per attività di fundraising". I profili ricercati hanno requisiti piuttosto stringenti: laurea magistrale; esperienza provata  nell'ambito di partecipazione e gestione di progetti nazionali e/o internazionali di ricerca, cooperazione e formazione inerenti problematiche ambientali; buona conoscenza di inglese e francese secondo i parametri europei. Seguono l'elenco dei compiti da svolgere, che vanno da "rassegna ragionata delle modalità usuali dei finanziamenti della ricerca, cooperazione e formazione scientifica applicate ai temi ambientali; definizioni di un piano di relazioni e networking con enti e università; supporto alla presentazione di progetti per il finanziamento e l'avvio di iniziative di ricerca, incluso un rapporto tecnico al termine dell'incarico". Il contratto è biennale e, attenzione, il compenso proposto è pari a zero. 

Cioè, tanto per essere precisi, secondo quanto riporta sempre La Stampa: "la collaborazione è a titolo gratuito", per cui si specifica che "nessun compenso sarà erogato, neppure sottoforma di rimborso spese", casomai qualcuno pensi di lucrare sulla benzina. Niente scodella di zuppa quindi, Paularius sarebbe davvero orgoglioso di questa proposta che non sarebbe venuta in mente neppure a lui, in particolare quando l'ineffabile Dott, Giovanni Agnesod, direttore generale, precisa: "per i candidati, questo rappresenta una esperienza importante da inserire nel curriculum". Dimenticavo, i candidati devono fare anche bene attenzione "a non assumere altri incarichi che siano in qualche modo in contrasto o incompatibili con l'attività dell'agenzia" pena, è probabile un dolorosissimo licenziamento in tronco (precisa sempre la Stampa). Beh, Paularius avrebbe sicuramente usato i Macropenici di Altair IV per punire l'infedeltà, consoliamoci dunque. Pare che due candidati si siano già presentati in tutta fretta e si attendono altre domande, farà fede la data del timbro postale. Ora, io credo che un paese dove sia scomparsa completamente l'etica nei rapporti di lavoro, dove la manodopera sia considerata esclusivamente merce e costo variabile, dove queste cose si dicono pubblicamente senza neppure avvertire il grottesco che sottintendono, senza vergogna alcuna, sia un paese destinato a declinare irrimediabilmente. Anche Paularius si rende conto che il capitale umano è la prima risorsa di un'impresa, infatti anche lui capisce che, a parte il prelievo degli organi, non può chiedere altro ai suoi dipendenti. Le Cronache di Surakhis sono state superate dalla realtà che ci circonda, è ora di chiudere.



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Sansone
Civiltà perdute.

martedì 27 maggio 2014

Ancora sulle Europee



Ancora due parole sui numeri di domenica, ma riferiti alla loro dimensione europea, che poi dovrebbe essere anche la più importante. Come ho già detto, mentre il risultato italiano con le sue valenze interne, mi ha davvero stupito, quello generale mi ha spaventato e molto. Il fatto che la gente in quasi tutti i paesi abbia appoggiato, facendole diventare addirittura primo partito, forze pesantemente xenofobe, di estrema destra, quando non partiti che si autodichiarano nazisti è una cosa che dovrebbe fare riflettere tutti. Certo il deputato tedesco che i nazisti mandano in Europa pur essendo terrificante, può essere considerato soltanto un simbolo, mentre la consistenza della Le Pen o addirittura il 30% dell'UKIP di Farage è realtà così sbalorditiva e pesante da  indurre tutti ad una profonda riflessione, da un lato, in quanto questa gente sdogana definitivamente idee che sembravano per sempre sepolte o nascoste nel fondo più buio dell'orrore dell'animo umano, dall'altro perché si presenterà il problema di arginare in qualche modo la chiara intenzione espressa da costoro di uccidere l'Europa e la sua idea in quanto tale. Saranno anni difficili da gestire che, solo se ci sarà una fortunata coincidenza di congiuntura economica favorevole che consenta una risalita dalla crisi generale, si potrà contrastare efficacemente. Vedremo. Diversamente, le forze centrifughe che potrebbero portare ad una disgregazione dell'Unione diventeranno sempre più impellenti e pericolose, aprendo scenari di un ritorno ad un passato che davvero non auguro ai nostri discendenti, anche perché sarebbe abbinato ad una decadenza non più arrestabile. 

Come sempre in questi casi mi prende una malinconia diffusa, popolata dai fantasmi del mio stesso passato. Come ho già raccontato più volte ero là, quando si stava disfacendo un'altra Unione, che per decenni era apparsa fortissima e non scalfibile. Nel '92 le diverse Repubbliche Sovietiche, chiedevano a gran voce "libertà", nella pratica un liberarsi dalle imposizioni e dalle regole dettate da un governo centrale burocratico e imperialista che imponeva cose, a giudizio della gente, favorevoli solo alla Russia, il più potente degli stati di quella Unione. La crisi economica e la sua debolezza cronica, resero facile l'ottenimento della dissolunzione di quei trattati, che erano stati imposti un tempo con la guerra e non con la forza delle idee. Allora ero sulla piazza centrale di Kiev, quella che avete visto più volte recentemente occupata dalle barricate. La moglie di Valerij che mi accompagnava, aveva gli occhi accesi di passione. "Ormai ci siamo" mi diceva quasi sussurrandomelo all'orecchio, c'era un abitudine a non dirle troppo forte le cose, allora, che non si sapeva mai come potesse andare a finire, "Presto saremo indipendenti e avremo finalmente la nostra moneta nazionale, che potremo controllare noi e non farci dettare le condizioni da Mosca! Lo sanno tutti, i Karbovanzy sono già stati stampati (usava il vecchio nome dei soldi del passato precomunista), ce ne sono stanze intere piene, presto li metteranno in circolazione al posto di questo schifo di Rubli" e sognava un avvenire di benessere e di vita serena, stringendomi il braccio, pensando ad un futuro prossimo in cui i negozi pieni di code di gente e poveri di merci sugli scaffali, si sarebbero trasformati nel paese del Bengodi. 

1 dollaro veniva cambiato al nero con 3 rubli e dopo qualche giorno apparvero i Kuponi la nuova moneta che li sostituiva, con lo stesso valore di facciata, una roba tipo i Patacones che giravano in Argentina dopo il crack, mai nome più descrittivo. Tutti sapevano che ci sarebbe stata un po' di svalutazione ma si diceva, questo aiuterà l'economia generale. Si vedeva che era una valuta stampata in fretta e furia, niente monete, troppo costose da coniare, solo rettangolini di carta di qualità scadente, non pareva neppure filigranata e i tagli da 1, 3 (curioso retaggio del passato Rublo, unica moneta mai apparsa in questo taglio), 5, 10, 25, 50 e 100 parevano davvero per dimensioni e consistenza i soldi del Monopoli, in particolare quella blu da 5. Sono collezionista di tutto e Alexieij me ne procurò subito un set completo che parevano ancora belli freschi di stampa. Li conservo ancora in un cassetto di ricordi. La moglie di Valerij comperò una torta per festeggiare. Era alta un palmo tutta ricoperta di panna bianca. Un po' troppo dolce, davvero troppo, così mi parve allora mentre brindavano con Sovijetskoie Sciampagne. Marina mi abbracciò felice quando mi accompagnarono alla stazione a prendere il treno per Minsk, dove anche loro stavano uscendo con nuovi rettangoli di cartaccia da pacchi con una serie di animaletti sopra; quella da 50 rubliey, rossa, aveva un simpatico leprotto. "Arrivederci a presto qui nella nuova Ukraina libera", mi salutò Marina, anche se c'erano stati un sacco di problemi, coi i passaporti e i nuovi visti richiesti che avevano notevolmente rallentato la mia partenza. La facciata era tutta bardata di bandiere della nuova Ukraina, libera. Le cose si mossero in fretta da quel momento. Nel 94 ero a Sinferopoli in Crimea. 

Le cose erano precipitate di colpo. In pochi mesi il cambio era passato da 1dollaro contro 3 Kuponi a 1 Dollaro contro 200.000 kuponi. C'era anche la banconota da 1 milione. La piazza di Sinferopoli era quasi deserta, solo qualche raro passante che camminava rasente i muri tappezzati da manifesti che mettevano in guardia contro la ricomparsa della peste bubbonica, dettando una serie di prescrizioni sanitarie, lo so sembra una barzelletta. Nei pochi negozi aperti erano esposte merci, ma non c'era più nessuno dentro che le comprasse, così erano sparite le code. Avevamo assunto Valentin, un ex maggiore dell'armata rossa in pensione. Doveva essere stato una persona piuttosto importante, perché aveva un sacco di entrature, aveva addirittura una macchina, cosa infrequente anche prima, una vecchia Pobieda degli anni quaranta che usavamo solo quando si riusciva a procurare tramite qualche amicizia e i miei dollari, la benzina necessaria. Quando era andato in pensione, tre anni prima, pensava di trascorrere una vecchiaia serena dalle parti di Feodosja sulla costa della Crimea; la gente, prima, ci andava addirittura in vacanza premio, la cosiddetta putijovka, se era scelto come operaio meritevole della fabbrica. Però adesso la sua pensione aveva un valore di 10 dollari e quando mi portò a comprare, la spese tutta per un pezzetto di carne di maiale marinata, una borsa di cetrioli, un sacchetto di rape e di patate e un cavolo, le cose meno care del mercato. La moglie invece che era stata bibliotecaria, aveva solo 5 dollari di pensione e li aveva finiti da tempo. Quando ti raccontava degli anni precedenti, cominciava sempre la frase con "Eh, ai bei tempi... " e finiva il discorso dicendo: "Speriamo che le cose vadano meglio tra qualche anno". Chissà se è ancora vivo.


















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lunedì 26 maggio 2014

Lettera a Matteo

Caro Matteo ,
ti scrivo queste poche righe perché credo sia bene che adesso tu faccia il punto della situazione, in un momento comunque molto complicato, in modo da commettere meno errori possibili nel prossimo futuro. Dell'Europa magari parliamo domani, (quel risultato mi sta terrorizzando e devo ancora elaborarlo) oggi bisogna valutare il risultato del voto di ieri nell'ambito della politica italiana. Devo dire, che sono molto molto meravigliato e non mi aspettavo (come credo molti) questi numeri. Il significato mi sembra abbastanza chiaro. La gente, il popppolo, non è proprio come si dice o come si teme, se gli spieghi le cose, sta anche a sentire e soprattutto non è disposto tafazzianamente a tagliarsi gli amici di Maria per far dispetto alla moglie. Strano eh? Caro Matteo, il popppolo ti ha creduto e ti ha aperto un credito, adesso si mette lì e aspetta. Adesso tocca a te. Attenzione, Matteo, perché il popppolo, ragiona e capisce, però ha anche tanti difetti, è impaziente, ha la memoria cortissima e se non si vincono subito le prime partite vuol cacciare l'allenatore per prima cosa. Non ha la forza di rendersi conto che vincere è difficile se non hai i giocatori, le condizioni, i soldini da spendere e soprattutto come nel tuo caso se i voti che hai in Parlamento sono molto risicati e ballerini. 

Al popppolo non interessa, ti ha creduto, votato e vuole vedere subito i risultati. Ora tu, oltre ad avere pochi voti sicuri, sei anche circondato di nemici, infidi e pericolosi. Primi i tuoi compagni di partito che ti circondano e che come i leoni della savana aggrediscono ogni tanto il loro capo branco per testarne la forza, pronti a farlo fuori; i tuoi alleati di governo deboli ed evanescenti che magari non hanno più voglia di portare acqua se questo continua ad indebolirli; i tuoi nemici, gli unici giustamente titolati a fare questo mestiere. Oltre a quelli in Parlamento poi, tutti quelli fuori. Le banche che non ti perdoneranno certo di aver loro dato una tosatina, i giudici che ti dimostrano simpatia o antipatia, tirando fuori al momento giusto qualcuno dei centinaia di scandali disponibili nei cassetti, i sindacati interessati solo a mantenere i privilegi dei pochi che li seguono e le loro piccole poltroncine, gli imprenditori poco capaci, che hanno rinunciato a investire ed innovare e che sperano in una svalutazioncina per dare fiato alle loro esangui imprese decotte, per tirare avanti un altro paio di anni. Inoltre ci sono tutte le cosche che dal cambiamento pensano di perdere. I burocrati che vedono eroso il loro potere, la bassa forza che campa di politica, le corporazioni che non perderanno occasione di approvare apertamente ogni proposta di cambiamento, mentre alacremente lavoreranno per impedirli, gettando sabbia tra le ruote, dicendo che loro operano solo per migliorarle le proposte, mentre di fatto le vogliono bloccare. 

Tutto questo è normale ed è capitato anche a tutti quelli che sono arrivati al tuo posto e volevano anche con sincerità cambiare le cose, ma che poi non ci sono riusciti (in molti casi meno male!) a causa degli stessi motivi che si metteranno di traverso a te. E' qui che si vedrà la tua capacità. Riuscire a fare le cose che hai proposto, in qualche caso cominciato a fare e tutte quelle necessarie nella direzione, che il popppolo ha chiaramente capito quale sia e che al popppolo stesso piace e lo ha dimostrato col voto. La gente vuole andare nella direzione che hai indicato. Tu devi dimostrare che riuscirai a farlo anche senza avere il mano le carte vincenti, la mano con tutti gli assi, i voti necessari in Parlamento. Dovrai essere astuto, ma si può vincere anche senza avere in mano le carte migliori, si può usare il bluff, si può forzare gli altri a passare, si può cercare di convincerli che conviene anche a loro seguirti, si può dimostrare loro che a mettersi di traverso potrebbero avere danni maggiori che utili. E' una partita difficile, rischiosa, sul filo del rasoio. Fai cose semplici e decise, che la gente capisca al volo; falle in fretta e se ci sarà qualche piccolo errore pazienza, aggira le trappole, usa spietatamente il decreto legge e la fiducia, su provvedimenti chiari, veloci, corti, perché è soprattutto questo che la gente ha apprezzato: prontezza, decisione, fatti. Chi si metterà di traverso salterà subito all'occhio e il poppolo non glielo perdonerà e loro ne avranno paura e passeranno la mano. Diventa anche tu un po' populista di risulta e parti a razzo, sarai premiato. Comunque io sono qui e ti curo.


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venerdì 23 maggio 2014

Due parole sulle Europee

Consentitemi solo un paio di parole senza acredine, né insulti sull'evento di dopodomani. In ogni cosa, ma è naturale che sia così, è più semplice cercare un colpevole ed accodarsi in questo alla moda del momento. Il mood di adesso è che l'Europa e l'euro siano la colpa di tutto. La prima considerazione che vorrei fare è che nessuno si ferma un attimo a considerare come sarebbe la sua vita senza queste due cose. Nessuno si ricorda di quanto accadeva prima. Nessuno si ricorda di quanto è già accaduto prima. Ci sono state due guerre in Europa prima, con milioni di morti e non pensate che queste cose non potrebbero accadere di nuovo senza Europa. E' capitato solo venti anni fa, a pochi chilometri da noi, dove non c'era l'Europa e oggi gli stessi fermenti stanno accadendo in Ukraina dove l'Europa non c'è. La follia e la ferocia dell'uomo che pretende la "libertà" non ha limiti. L'Europa attuale può avere ed ha, mille difetti. Si può e si deve lavorare molto per migliorarla, ma sarebbe terribile tornare indietro. Per questo chiedo a tutti gli amici e non, che seguono il mio blog, di andare a votare comunque. 

La seconda considerazione riguarda l'Euro. Ci sono molte formazioni politiche in Italia che propongono di uscire dall'euro e tornare alla moneta nazionale al fine di svalutarla immediatamente del 30/50% al fine di dare maggiore competitività alle nostre evanescenti imprese. Alcune ne fanno la loro bandiera principale e lo pretendono, altre lo propongono, altre ancora non lo dicono chiaramente ma lo sottintendono, ritenendo comunque la moneta comune come un male. Moltissimi cittadini, forse la maggioranza, si sono convinti che questo sia vero ed alcuni movimenti politici che lo hanno capito, lo sostengono, magari senza esserne convinti, sicuri che sia meglio seguire la folla per portarne a casa i voti. A mio parere, questo atteggiamento ha il fondamento logico anche se non completamente etico che ognuno voti per quello che ritiene siano i propri interessi e quindi mi rivolgo a tutti quelli che pensano di votare per queste formazioni, che vogliono uscire dall'euro e svalutare, ritenendo che questo sia loro conveniente. Se siete un pensionato, un lavoratore a reddito fisso, un piccolo risparmiatore che dopo aver lavorato tutta la vita ha un piccolo gruzzoletto da poche migliaia di euro in su (non oltre il milione perché questi si potranno difendere rapidamente e agevolmente, spostando il proprio denaro altrove in pochi secondi), se avete un mutuo o debiti a tasso fisso o peggio ancora a tasso variabile, pensate solo a quello che accadrà se queste formazioni potranno attuare quanto propongono ed è chiaro nel loro programma. 

Con una liretta svalutata della metà, le pensioni e gli stipendi vostri varranno esattamente la metà. La stessa cosa per i vostri risparmi, se con il loro importo oggi potete comprarvi un anno di cibo o una monocamera, dopo la svalutazione ne avrete solo per sei mesi e per un garage. Quanto a chi ha un mutuo, tenga ben presente che chi deve restituire 10.000 euro dovrà continuare a farlo solo che ci vorrà il doppio degli stipendi di oggi; se poi il tasso è variabile, questo varierà, passando dal 2 o 3% di oggi al 20 o 30%. Se tutte queste persone ritengono che comunque questo sia il loro interesse, votino pure senza paura i partiti e i capipopolo che lo propongono. L'unica cosa che non riesco a capire è come mai i partiti che invece sostengono l'euro non spieghino chiaramente queste cose agli elettori. Io ero in Ukraina quando nel '92 la furia popolare e i Masaniello locali sbandierarono nelle piazze l'ottenuta libertà e il distacco dall'Unione a cui apparteneva il paese, così come la riconquistata sovranità monetaria. Abbandono del rublo e istituzione della prima moneta Ukraina, provvisoriamente denominata Cupone. Il giorno della separazione 1 dollaro valeva 3 rubli e quindi 3 Cuponi. Sei mesi dopo sono tornato a Kiev diventata Kijv per meglio sottolineare il cambiamento e ho cambiato 1 dollaro con 200.000 Cuponi (ho ancora tutta la serie delle banconote che sono molto simili quelle del Monopoli). I pensionati avevano l'equivalente di 10 dollari al mese di pensione. Molti cominciarono a pensare di avere fatto una vera stupidaggine a separarsi, ma ormai era troppo tardi. Oggi dopo venti anni i problemi laggiù sono molto, molti più grossi. Pensateci un momento prima di votare sull'onda delle urla della piazza.

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50 motivi + 1 per andare in Vietnam

Hoi An - Il ponte giapponese

A conclusione del giro di sensazioni che spero di essere riuscito a trasmettervi sul Vietnam, stimolandovi al viaggio (e stavolta è davvero quella definitiva, poi passeremo alla calda terra di Trinacria dalla quale sono appena tornato, purtroppo), vorrei fare un piccolo elenco di cose imperdibili di quel paese o che se la volete mettere giù in altro modo, valgono la pena di sobbarcarsi le ore di volo che sono necessarie a raggiungere quella terra lontana.



  • Mangiarsi un pho ai tavolini sul marciapiede di un ristorante in mezzo al traffico di Saigon
  • Farsi fare un massaggio ai piedi (o coi pesci) con vista sulla strada
  • Sedersi a terra nell'oscurità di un tempio rimanendo ad osservare la religiosità e le preghiere dei fedeli
  • Camminare nel parco alla mattina presto ed osservare le attività di risveglio corporale della gente
  • Rimanere un po' al centro di un incrocio senza semaforo a Saigon avvolto dalla marea interminabile dei motorini
  • Imparare ad attraversare la strada nell'ora di punta
  • Assistere ad uno spettacolo del teatro delle marionette sull'acqua
  • Guardare Saigon dall'alto della Bitexco Financial Tower al tramonto, sorbendo un aperitivo al bar del 50° piano
  • Godersi un Banh Xeo, la crepe croccante ai gamberi in un locale specializzato
  • Perdersi tra le bancarelle del mercato cinese di Cho Lon e comprare spezie
  • Sentire l'atmosfera nelle vecchie foto del palazzo della Riunificazione dove i vietcong arrivarono il giorno della liberazione
  • Assistere ad una cerimonia di mezzogiorno nel tempio centrale Cao Dai di Tay Ninh
  • Mangiare pomelo, fare un giro in bicicletta, sedersi su una barca e percorrere lentamente le stradine e i piccoli canali del delta del Mekong
  • Godersi le attività degli artigiani del delta e aspettare il tramonto sul fiume
  • Girare in barca tra le imbarcazioni del marcato galleggiante a Cam Tho
  • Entrare in un tempio alla luce delle lampade alla sera mentre i ragazzi offrono spirali di incensi per San Valentino
  • Scegliersi una spiaggia dove guardare l'alba ed aspettare il tramonto
  • Risalire a piedi nudi il ruscello in fondo al canon della Sorgente delle fate a Mui Ne
  • Mangiare barracuda e pesce spada all'aglio in un ristorantino vicino alla spiaggia e chiacchierare coi russi che la popolano
  • Fermarsi al porto di Mui Ne per guardare il colpo d'occhio delle barche blu alla fonda prima di perdersi sulle dune bianche e rosse noncuranti dei caciaroni che vi circondano.
  • Bere decine di frullati di qualsiasi frutto tropicale scelto tra un lunghissimo elenco
  • Perdersi tra le gigantesche sculture di un negozio di lavori in marmo
  • Sedersi sulla terrazza di un ristorante sul fiume di Hoi An, mangiando white roses e pesce in erba cipollina su foglia di banano
  • Camminare tra le case antiche fino al ponte giapponese di Hoi An, perdendosi tra i vicoli
  • Guardare le lanterne gialle e le fiammelle delle offerte che scivolano sul fiume
  • Fermarsi al passo delle nuvole e aspettare che Da Nang appaia tra le brume
  • Smarrirsi nella vastità della cittadella di Hué
  • Rimanere seduti a guardare i fiori di frangipane aspirandone il profumo nei giardini delle tombe reali 
  • Andare in barca sul fiume dei profumi fino alla pagoda di Thien Mu e i suoi bonsai giganti
  • Conoscere la realtà dei popoli vietnamiti al museo etnografico di Hanoi e poi assistere al cambio della guardia al mausoleo di zio Ho
  • Guardare le donne che eseguono il Tai Ji col ventaglio al lago della spada restituita
  • Smarrirsi nelle 46 strade del commercio nella vecchia Hanoi
  • Dormire nelle case sulle palafitte di un villaggio Thay
  • Girare in bicicletta tra le risaie da un villaggio all'altro
  • Godersi le infinite terrazze di riso nelle montagne del nord
  • Fare trekking (il più che potete) tra i villaggi delle minoranze, fermandovi a chiacchierare con la gente del posto
  • Passate una mattina in uno dei mercati di montagna (dal più famoso e frequentato di Bac Ha a quelli più piccoli ma più genuini delle vicinanze)
  • Ammirare i picchi del Fransipan percorrendo i sentieri e le strade intorno a Sapa
  • Godersii il più possibile i contatti con le popolazioni di H'mong, Thai, Dzao e i molti altri che incontrerete nel nord
  • Ascoltate le rane che gracidano nelle notti di luna piena mentre il vecchio padrone di casa racconta storie di guerra
  • Camminare tra le risaie mentre la nebbia avvolge la sommità delle colline tra maialini neri e donne dalle giubbe ricamate con la gerla
  • Scegliersi  con cura una giacca a vento North Face in uno dei cento negozi di Sapa e contrattare un'ora  per tirare giù il prezzo di due o tre dollari
  • Chiede il prezzo di un bufalo o di un uccellino al mercato di Bac Ha e decidere se farsi tagliare i capelli da un parrucchiere di strada, rosicchiando una canna da zucchero
  • Guardare il confine cinese dal tempio del ponte del fiume Rosso a Lao Cai e desiderare di attraversarlo
  • Fare una notte in treno da Lao Cai ad Hanoi
  • Risalire in barca il canale di Tam Coc perdendosi nella nebbia di un paesaggio fatato e aiutare la barcaiola a remare tra una grotta e l'altra
  • Salire i 400 gradini della pagoda Bich Dong e guardare la valle dall'alto
  • Fare Tai Ji sulla tolda di una giunca all'alba nella baia di Ha Long
  • Rimanere incantati mentre le montagne nel mare sfilano accanto a te nelle acque blu della baia
  • Imparare a confezionare un involtino primavera e poi mangiarselo di gusto
  • Assaporare tutta la tristezza che ti prende quando senti che stai lasciando questo bellissimo paese
Spero di avervi convinto. Questo era il mio ultimo invito al viaggio. Per la serie completa dei dettagli pratici preparerò una pagina apposita.

Baia di Ha Long - Il villaggio di pescatori

giovedì 22 maggio 2014

Kandinskij all'Arca di Vercelli

Kandinskij - Composizione su bianco
Ieri era la giornata che per tradizione dedico, grazie all'invito di amici carissimi, alla mostra annuale presentata dall'Arca di Vercelli sugli artisti del '900. Quest'anno, cessata la collaborazione quinquennale con il Guggenheim, è iniziata una nuova serie con il Museo nazionale di San Petroburgo, dedicata a Kandinskij. Si tratta di un gruppo di opere di rilievo di questo artista russo, che ripercorrono la sua carriera artistica fino al 1922 e che mette in rilievo soprattutto il legame con il mondo della Russia Siberiana della sua infanzia, con tutti i richiami alla natura e alle influenze di quella terra estrema, partendo da quella atmosfera onirica generata dai riti sciamanici e dai racconti popolari ascoltati da bambino. Scorrendo il percorso si riesce ad apprezzare bene il cammino che ha portato Kandinskij al graduale abbandono delle forme figurative fino ad arrivare all'astrazione del Blaue reiter. Dura fino al 6 luglio, quindi avete ancora tempo per gustarvi le 22 opere esposte, in aggiunta ad alcune altre di artisti russi suoi contemporanei, che aiutano a capire di più il senso del percorso artistico. 

Inoltre per meglio comprendere i suoi punti di partenza, sono esposti un gruppo di oggetti rituali di tradizione popolare e sciamanica, provenienti dalla fondazione Poggianella, di forte suggestione. Ma poiché non di sola cultura vive l'uomo, provvedo anche a segnalarvi anche, a qualche chilometro dal centro di Vercelli, in un piccolo paese tra le risaie, Lignana, un gradevolissimo locale per rifocillarvi con una tutto pesce (ma se andate a pranzo prenotate prima, richiedendolo, altrimenti avrete solo l'offerta pizzeria). Si tratta di: La Rada - Corso Garibaldi, 70 - 13034 Lignana (VC) - 0161.314349. Abbiamo avuto delicato e tenerissimo polpo su salsa di patate, pasta al nero di seppia sapida e profumata, pesce a cotto a bassa temperatura e tortino di verdure, in salsa di peperone e panna cotta alla Nutella, il tutto presentato con molta cura dallo chef Gianluca Boda. Non posso dirvi niente del costo perché tanto per cambiare ero ospite, ma direi che il rapporto qualità/prezzo dovrebbe essere, a naso, molto interessante. Lo raccomando assolutamente.


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mercoledì 21 maggio 2014

Qualche considerazione finale.




Bene, il viaggio è terminato, la storia è finita, sono tornato da più di un mese ed ho avuto quindi tempo di meditare con calma su tutte le cose che ho visto, le sensazioni che ho provato, le emozioni vissute ed ho provato piano piano a narrarvele. Ho incontrato tante persone che mi hanno comunicato, anche senza raccontarmele a fondo, le loro storie e quando questo non è stato possibile per una barriera linguistica o per una naturale ritrosia verso il diverso, lo straniero, sono riuscite comunque a passarmi qualche cosa del loro modo di pensare  e di vivere. Ho cercato di conoscere questo paese, anche se un mese è un tempo troppo breve per pretendere di capire; così ho cercato di raccontarvi delle emozioni, delle cose viste o solo avvertite e per questo condite dalla pretesa di aver capito. E' un paese grande e importante, quindi solo per questo merita di essere visto e conosciuto, ma i motivi che valgono questo viaggio sono molti e diversi tra di loro. Intanto le cose da vedere, quelle che riempiono gli occhi e da sole accontentano il viaggiatore in cerca di natura, di fenomeni fisici, di aspetti della terra, in una parola di bellezza. E qui hai tante occasioni di rimanere incantato a guardare. Hai i fenomeni di erosione che producono le meraviglie della baia di Ha Long o le montagne di Tam Coc, le loro grotte, le foreste che le ricoprono.  Hai le spiagge dei mari dell'oriente, da quelli modaioli di Mui Ne o di Da Nang, ma anche quelli più segreti del sud o di tante isole ancora sconosciute al turismo, basta avere la voglia ed il tempo di arrivarci. Hai lo spettacolo del lavoro dell'uomo sulla natura, come le terrazze a gradoni che ricoprono le montagne del nord di colori, di linee e di geometrie impareggiabili. Poi c'è la cultura, i monumenti, quelli che le tante guerre che hanno devastato il paese hanno lasciato, forse poche, ma proprio per questo così appropriate da farti immaginare come doveva essere il Vietnam di cento anni fa, una meraviglia impareggiabile di piccole città, porti e villaggi, punteggiati di templi, di piccole case colorate, di ponti orientali, di capanne sui fiumi. 

L'incontro con le molte etnie minoritarie, fanno poi di questo viaggio, una occasione davvero unica per incontrare gente diversa da noi, con abitudini  e aspetto quali è difficile attendersi in un mondo globalizzato quale è ormai il nostro. Una delle ultime occasioni per confrontarsi con un mondo veramente diverso. Infine la visione del Vietnam di oggi con i suoi problemi di fronte al resto del mondo, con il suo modo di affrontare la crisi mondiale e la sua disperata volontà di fare il salto di qualità ed entrare a pieno titolo tra i paesi che ce l'hanno fatta a dare alla propria popolazione, più benessere, più sicurezza, più dignità. Un paese in cui le cose per decenni, dopo la serie infinita di guerre, sono state difficilissime, ma che cerca con sacrificio consapevole, ma con una determinazione pervicace e senza mezze misure di ottenere i risultati che si prefigge. Terminata l'adesione pedissequa alle ideologie, si dimostra pragmatico nelle decisioni e nei comportamenti sia da parte di chi governa che da parte di chi le decisioni subisce. Un paese di giovani, di ragazzi, che vogliono andare avanti ad ogni costo, disponibili al sacrificio, ma con le idee piuttosto chiare per quanto riguarda i traguardi da raggiungere ed anche le modalità per perseguirli.  Gente che lavora molto, moltissimo, un po' perché il sistema è comunque poco incline a fare concessioni alla mano d'opera, anzi a sfruttarla il più possibile come in tutti i paesi dell'Asia, un po' perché gli stessi lavoratori sono disponibili a dare tutto di se stessi senza mezze misure, confidando nel fatto che questo è l'unico modo per ottenere dei risultati concreti. Sicuramente ci sarà corruzione e una macchina statale troppo pesante, ma  quanti sono i paesi del mondo che possono chiamarsi fuori da questi problemi? Senti dovunque che, a differenza di altri suoi confinanti, sei in un paese vivo e vitale in cui non ci si può rilassare troppo. Le facce della gente sono spesso serie e tirate, determinatissime, senza mezze misure, comprese nel fare quello che stanno facendo, siano al bancone di un ufficio, che dietro un fornelletto di un ristorante di strada. 

Se sei della mia generazione, sarai venuto qui probabilmente cercando atmosfere e motivazioni che si riallacciano alla tua giovinezza, di quando da noi c'erano per le strade cortei con cartelli pieni di yankees go home o Vietnam libero e ti guarderai intorno spaesato, cercando di trovare luoghi ed emozioni che riprendano quel mondo di lotte e di schieramenti, ma cercherai invano l'ombra di Rambo tra le risaie e i rumori oltre gli alberi non saranno certo il turbinare di pale di elicotteri, ma un ronzare incessante di motorini e niente altro. Quei tempi non li ritroverai nelle facce dei ragazzi per strada o nei bar, per loro non sono neppure più ricordi sbiaditi, ma solo storia, magari vecchi e noiosi racconti di nonni e genitori anziani da ascoltare per degnazione e rispetto e l'icona di zio Ho è una specie di Pertini che se parla di resistenza, lascia interrogativi privi di interesse. Ti rimarranno solo vecchie foto ingiallite nei musei, qualche trappola per turisti, nei tunnel di Cu Chi, praticamente un parco tematico per chi ancora ha interesse per queste cose. Il Vietnam di oggi è un'altra cosa; un paese che vuole affermare la sua presenza nel mondo, che vuole uscire definitivamente dalla povertà, che ha una fortissima identità nazionalistica, in particolare verso i suoi potentissimi ed ingombranti vicini del nord, con i quali si trova in lotta perenne per un supremazia geopolitica di area e che allo stesso tempo non può essere trascurato o contrastato troppo per il miele degli affari e del commercio, anche se poi a parole, nessuno vuol comprare oggetti cinesi. Un paese fatto di tante razze, che apparentemente convivono benissimo, viet, cambogiani, thai, e anche cinesi naturalmente oltre al variegato mosaico di più di cinquanta minoranze; dove apparentemente non ci sono problemi religiosi, anche se la gente appare forse più superstiziosa che credente e disponibile ad includere comunque il più nel meno, tanto per non sbagliare, con tipico pragmatismo orientale. Un paese che non puoi fare a meno di amare, dove, quando te ne vai, ti rimane solo il rammarico di esserci rimasto troppo poco, perché hai lasciato tante cose da vedere, tante attività da fare, tante persone che vorresti incontrare di nuovo, per convincerti alla fine che forse te ne sei andato così presto per lasciarti la voglia di ritornare.  





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lunedì 19 maggio 2014

Ma si mangia?

Banh xeo 


Pho
Come sempre al termine di un viaggio, mi corre l'obbligo di dire due parole sulla cucina locale. Tranquilli non morirete di fame e neanche di sete. Per i più interessati, va molto di moda il corso di cucina, che può andare dalla preparazione di qualche semplice piatto, a un vero e proprio giorno di lavoro che parte dall'acquisto dei materiali al mercato e si conclude con l'abbuffata dei 4 o 5 piatti che avrete imparato a preparare. Tutte le agenzie offrono questa opportunità, nella maggior parte dei luoghi turistici del paese. La cucina vietnamita è piuttosto reputata nel mondo e se non siete di palato fino o buoni conoscitori dell'oriente, la confonderete con le altre cucine dell'estremo est, essendo come ovvio influenzata dalla cucina cinese e dalla vicina thailandese, sia per lo stile in generale che per l'uso degli ingredienti. In generale si può dire che è piuttosto gentile e raramente presenta le punte di piccantezza dovuto all'abuso (per il nostro gusto) del peperoncino. Io consiglierei di evitare il cane e il gatto, tanto per cominciare, che comunque vengono serviti solo in ristoranti molto specializzati o addirittura in quartieri specifici, così come altre cose come topi o larve di insetti, curiosità locali, senza grande influenza sulla gastronomia del paese. Come è ben noto la base di tutto rimane comunque il riso (com), bollito, fritto o sottoforma di noodles o anche come materiale per produrre vino e liquore.  Il piatto nazionale che si mangia da colazione a cena, rimane il pho, una zuppa di noodles con verdura e carne di pollo (ga) o di bovino (bo). Questo piatto fornirà una certa sicurezza alimentare e potrete trovarlo dal buon ristorante, alle baracchette di strada o sul mercato e risolve ogni caso di emergenza. Io vi consiglierei poi di provare i molti tipi di piatti proposti a base di manzo o pesce o pollo o anatra o maiale. 

Pesce spada all'aglio
Le spezie che predominano sono la cannella (non molto forte, che si trova in bastoncini di dimensioni molto grandi rispetto a quella che conosciamo), l'anice stellato,  il pepe, il coriandolo fresco, lo zenzero. Si utilizzano molto per insaporire i piatti il lime, la salsa di soia, l'aceto di riso e il nuoc mam, la ben nota salsa di pesce fermentato sempre presente sul tavolo di ogni ristorante (non è così tremenda come pensate); inoltre salsa di ostrica e di fagioli fermentati. Le verdure più comuni sono le nostre (patate, melanzane, batate, carote, pomodori, spinaci e insalate che eviterei di mangiare crude comunque) o qualche esotica, qualche tipo di zucchino, i morning glory, una specie di spinacio molto comune, il loto, i germogli di soia, fagioli e bamboo e così via. Naturalmente il lascito dei francesi fa sì che si trovino sempre baguettes (corti pani) per confezionare panini caldi da asporto e omelettes o crepes di ogni tipo. Un altro classico sono gli involtini di carta riso (tipo gli involtini primavera cinesi anche se questa similitudine non è gradita) però anche ripieni di carne a differenza dei loro vicini che contengono generalmente solo vegetali. Una parola specifica va dedicata alla frutta di cui consiglierei di assaporare la infinita varietà, in particolare quelle da noi poco conosciute e che avrete poi poche possibilità di ritrovare al vostro ritorno. La stranezza dell'odore infernale e nauseante di durian e jackfruit, che nasconde una dolcezza inattesa,  i manghi profumatissimi e naturalmente papaye, ananas e le molte varietà di banane. Tutta la serie dei frutti gelatinosi dai rambutan rossi e spinosi, ai litchi, agli occhi di drago e poi mangustini dolcissimi anche se poco invitanti, i dragon fruits, la guava e la guayava. Rimane la grande serie degli agrumi, dai diversi tipi di arance più o meno dolci e succose, ai mandarini, ai pompelmi  e al re assoluto, il pomelo (Citrus maxima), il più grande in assoluto, che racchiude nella sua carnosità deliziosa, una serie di profumi e sfumature di gusto inarrivabili. 

Pesce orecchio di elefante del delta
Ce ne sono anche altri meno conosciuti che suggerirei comunque di provare. Naturalmente questa grande varietà consente una serie di succhi, spremute e milk shake infinita, che rappresenta il miglior modo di calmare la sete assaporando il gusto del paese, (occhio al ghiaccio, anche se ormai nelle zone turistiche tutti i locali garantiscono ghiaccio sterilizzato). Per le bevande ovviamente thè e caffè locale, spesso, morbido e profumato, introvabile naturalmente il caffè dello zibetto di cui vi ho già parlato qui. Le birre sono onorevoli (Hanoi, Saigon e molte altre)  e soprattutto assaggiate il vino (o grappa) di riso, specialmente quello homemade proposto nei villaggi, dolce e non molto alcoolico, ma direi andateci piano, perché è piuttosto beverino e poi vi frega. Provate sempre i piatti più famosi della varie zone, Direi di non lasciare il paese senza avere provato nel Vietnam centrale, il Cao Lau (noodles fritti con maiale germogli e pelle di maiale croccante, fatta esclusivamente con l'acqua di un famoso pozzo cittadino di Hoi An, ehehhehe), la white rose , un delicato agnolottone ripieno con una salsa gentile e trasparente, il pesce su foglia di banano con erba limoncina e il riso fritto con pollo. Nel nord ricordate il Bum Bo, un ottimo pho di manzo e a saigon, il Banh Tom Ho Tay (Banh xeo), una enorme e sottilissima piadina all'uovo fritta e ripiena di gamberetti e verdure di cui ci sono ristoranti specializzati. Nei mercati delle montagne dovrete provare il riso glutinoso (sticky rice) cotto con carne dentro le canne di bamboo sulla brace. Ricordatevi di provare anche i noodles all'uovo e quelli sottilissimi, tipo capelli d'angelo fatti a nido detti Banh Hoi. Per i dolci ci sono dei panini bianchi di farina cotti al vapore e ripieni di crema di fagioli che però non riscuotono il mio entusiasmo. Direi di lasciarsi un po' andare, tanto o prima o poi la maledizione di zio Ho vi colpirà comunque, ma passerà in un paio di giorni, comunque estote parati.

Involtini primavera
SURVIVAL KIT

Per quanto riguarda le lezioni di cucina, se non siete dei gastrofichetti maniaci, potete approfittare di quelle basiche che vengono sempre offerte durante i giri in barca di almeno due giorni nella baia di Ha Long; quantomeno, come me, imparerete a fare gli involtini primavera fritti e a tagliare i fiori con le carote per guarnire i piatti, tra gli sghignazzi dei vostri compagni di viaggio.







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