mercoledì 17 aprile 2013

Recensione: M. Richler - La versione di Barney.

Il libro è decisamente interessante. L'importante è resistere alla parte iniziale, a causa di uno stile difficile ed ai continui flash back che rendono la narrazione complicata da seguire. Poi la vicenda ti prende e non molli più fino alla fine. Il personaggio Barney Panofki, gretto, opportunista, volgare e scorretto, si potrebbe dire impresentabile, si racconta in modo mirabile e l'interesse del libro procede su diversi piani. L'intreccio della vicenda che si conclude con un bel colpo di scena finale. Il modo di raccontarsi del protagonista così politicamente scorretto da essere esilarante e tragico al tempo stesso. Gli spunti di critica pungente e feroce a molti mondi, da quello dello spettacolo, all'universo ebraico, a quello della letteratura in cui non viene risparmiato nessuno dei nomi più riveriti e famosi. Infine il problema dell'Alzheimer che aleggia dalle prime pagine come un fantasma leggero, fino alla devastazione finale. Divertente, sarcastico, complesso e meritevole di lettura. Un libro da cui ricavare un film con le stesse caratteristiche, non è cosa facile. Infatti, il lavoro di Lewis pur valido e riuscito, non può rendere tutte le sfumature del libro e riconferma l'idea che libri e film vanno trattati indipendentemente per non rimanerne delusi. 

Certamente comprimere in un'ora e mezza un lavoro così ricco di sfumature e personaggi non è agevole e molti particolari divertenti devono essere lasciati da parte, così come molte figure non possono essere tratteggiate nei particolari come meriterebbero, cose che rappresentano uno dei maggiori meriti del libro e uno dei più pesanti limiti della pellicola, ma il risultato è comunque valido e consiglierei di vedere anche il film, pur se il finale è rappresentato in maniera un po' criptica per lo spettatore disattento.. Ottimi gli attori  che coprono bene i personaggi. Difficile consigliare se dedicarsi prima al libro, come sarebbe d'uso o al film. Forse meglio il passaggio inverso, cosa che farebbe affrontare la lettura senza la fatica iniziale di raccapezzarsi nei meandri della vicenda, facendone quindi apprezzare meglio i contorcimenti del pensiero di Barney, obnubilato spesso dai fumi dell'alcool e poi via via dall'aggressività della demenza incombente. Forse è proprio qui tutto il fascino del racconto, seguire una vicenda raccontata in prima persona da un ubriaco che perde progressivamente la memoria. Cattivo, sarcastico, divertente, tragico.





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