domenica 16 settembre 2012

Recensione – James Joyce – Gente di Dublino.


Ve l’ho detto che approfitto della pausa estiva per rivisitare i classici. D’altra parte questa raccolta di racconti che Joyce terminò come primo esercizio letterario  nel 1906, ma che fu rifiutato da più di quaranta editori e pubblicato poi nel ’14, è decisamente intrigante. Secondo me va presa alla leggera, godendosi la galleria di personaggi che l’autore ci presenta in tutta la loro ricchezza macchiettistica e tipicamente irlandese, con gli stereotipi dell’ubriachezza, dell’impiegato maltrattato, dell’ipocrita fanfarone, l’ebreo sanguisuga (come era presente dovunque in quella Europa questo tarlo maligno!), del ragazzino sognatore e così via sul fondale della sua Dublino lurida e cupa, senza stare a ricercare tutto quel sottofondo di modelli universalistici, di sottintesi e di non detti che sta alla base del lavoro di Joyce e che trova poi la sua estrinsecazione nell’Ulisse o nel Finnegans wake. Qui la narrativa e il linguaggio sono ancora decisamente ancorati ad un visione naturalistica e poetica, senza la pretesa di ricostruire la storia dell’umanità intera. Anche se non si vuole affrontare la lettura delle sue opere più impegnative, io direi che va comunque letto.


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