giovedì 1 marzo 2012

Lettere dal Laos 13: Una strada tra i monti. Da Vang Vieng a Phonsavang.

Verso il passo.
 

Liquori Kamu.
Lasciare Vang Vieng è davvero difficile. Vorresti rimanere, lasciarti andare alla pigrizia delle amache lungo il fiume, camminare nei boschi dei dintorni, godere di un paesaggio unico e grandioso, ma il viandante deve riprendere la strada che sale tortuosa lungo i fianchi corrosi di montagne spettacolari, una strada tutta curve, dal manto disastrato, che mette a dura prova mezzi e stomaci dei viaggiatori. Ad ogni svolta vuoi fermati almeno un attimo per fare una foto, per cercare di portare con te le immagini uniche di queste valli contorte, continuamente diverse e mutevoli che ti presentano ad ogni svolta un nuovo panorama, un differente punto di vista ancora più bello. Di quando in quando piccoli gruppi di capanne, paesini dove si raggruppano i tanti gruppi etnici che popolano la montagna, Hmong e Kamu, che vivono delle risorse della foresta e di una agricoltura primordiale e di sussistenza. Davanti alle case di legno o di frasche, qualche bancarella che vende i frutti della foresta, piccoli animali di ogni tipo, uccelli all'apparenza esotica, già cucinati e pronti per l'uso. Da sotto una cesta spuntano due lunghe code pelose piuttosto misteriose, forse gatti selvatici, che l'uomo di casa si affretta a nascondere; più in là radici ed erbe medicamentose e liquori fai da te in bottiglie riciclate che contengono innominabili forme di vita. 

Animali della foresta.
Un mondo primitivo che si stempera nel sorriso delle venditrici che offrono le loro merci ai rari passanti. Su un piccolo passo, un villaggio Yao, offre mandarini dolci e succosi. Dietro ad ogni banco una ragazza impegnata a ricamare strisce di stoffa che ornerà i suoi costumi, ché nella foresta dove il verde cupo del sottobosco la fa da padrone, si sente forse un bisogno di colori per sottolineare la bellezza delle donne, per arricchire l'aspetto dei tanti bambini, con le grandi fasce per portare i neonati sulle spalle o nei graziosi cappellini di cui nessuno è privo. Tante faccette rotonde che ti guardano ridendo e che le giovani mamme esibiscono con orgoglio per farli fotografare, cosa che tu fai con piacere, così non ti rendi neppure conto che il chilo di mandarini, un po' mollicci, ti viene fatto pagare più caro che alla boutique della frutta della tua città. Te li mangi di gusto e li trovi buonissimi mentre arrivi al passo. Qui, da una grande balconata che si affaccia sulle valli che convergono, ti puoi sedere in un aria frizzantina a guardare in basso, dove gli orizzonti lontani si confondono, dove la foschia azzurra colora le cime più lontane e contorte. Un paesaggio immenso che disarma e stupisce.
Bimbo Yao.

Al passo si fermano tutti, un po' per la bellezza del sito, un po' per mettere sotto i denti qualcosa, una scodella di noodles o un'insalata di papaya, per calmare lo stomaco rivoltato dalle curve. Un enorme gruppo di giapponesi in gita aziendale, con fotografo ufficiale al seguito, si impadroniscono dell'area colonizzando panche e sfondo per le foto. Chiasso e movimento. Il gran capo anzianotto che si accompagna ad una giovane laotiana, dall'aria annoiata, viene servito con degnazione da una coorte di sottopancia che forniscono alla coppia viveri e altri generi di conforto. Lasciamo, quasi con dispiacere questo luogo naturalmente affollato, mentre la strada prosegue scendendo in continui saliscendi fino al bivio di Luang Prabang. Poi la strada per Phonsavang diventa davvero terribile. 120 chilometri in un paesaggio sempre più severo e deserto di abitanti e di vita. Tre ore di curve senza fine per arrivare all'altopiano. Quella piana delle Giare dove la storia ha giocato carte violente e tragiche. Il luogo è davvero particolare, senti brividi forti lungo la schiena, mentre calano le ombre della notte e forse non è soltanto la pioggerella gelida che scende dal cielo a freddarti le ossa.

La strada per Phonsavang.


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10 commenti:

il monticiano ha detto...

Tra tutte le bellezze della natura e del genere umano che hai visto, mi sembra giusto che un pensiero sia andato alla "storia" più o meno recente.

Massimo ha detto...

@ Il Monticiano

Quello che trovo veramente inaccettabile e' che dopo quasi 40 anni che i nostri amici americani hanno inondato il Laos di ogni tipo immaginabile di ordigni fanno poco o nulla per alleviare le sofferenze di chi (specialmente bambini) ancora oggi si ritrova, se non morto, terribilmente menomato dagli UXO (ordigni non esplosi).

Ho letto tempo fa che su migliaia di Lao rimasti senza gambe dalla quella maledetta guerra clandestina solamente poche centianie hanno avuto la fortuna (per modo di dire) di avere una protesi per poter avere almeno una parvenza di vita normale, tutto questo in un paese dove l'unica risorsa che ha la popolazione rurale e' quella della propria forza fisica.

Ma certamente sara' meglio spendere fantastilioni di dollari in nuove armi per uccidere, e spargere terrore ancora una volta, che qualche migliaio per alleviare le sofferenze degli innocenti...

Massimo ha detto...

@ Enrico

Mi e' piaciuta molto la tua tolleranza verso i prezzi per "Farang" (che saremmo noi occidentali per i Lao ed i Thai).

Subito puo' dare fastidio sapere che per il fatto che non sei uno di loro tu debba pagare di piu' pero' in effetti io cerco di vederla piu' come una forma di aiuto e soprattutto come incentivo per quella povera gente d'iniziare a fare un "lavoro" onesto con cui guadagnare quel poco che gli permette di tirare avanti meno malamente di come sono abituati.

Ho visto scene disgustose di turisti che si incazzavano per 1000 kip (0.1 euro) di piu' o di meno sul prezzo di un servizio o prodotto con davanti gente che non ha niente, e lo si vede.

Ogni tanto mi sembra di capire perche' il nostro bel mondo sta' andando a rotoli.

Anonimo ha detto...

La foto con quella meraviglia di bambino con copricapo colorato è degna
di un primo premio!!

A presto


PAOLA

Enrico Bo ha detto...

@monty - Domani ne parlerò più diffusamente, ma è una storia davvero dura, come sottolinea Massimo, che conosce bene il problema dato che vive da quelle parti

@Max - Sì è incredibile che lì come del resto in Cambogia, molti paesi del mondo diano una mano con lo sminamento o con gli UXO e gli americani latitino. Per quanto riguarda i prezzi , bisogna soprattutto ragionare e non prendersela più di tanto. Se non riesci a capire che qualcuno che guadagna 2 o 3 dollari al giorno, quando ti vede spenderne 100 o più per un'auto o una macchina, abbia la sacrosanta tentazione di chiederti un sovrapprezzo, non puoi capire neanche tutto il resto.

@Paola - I bambini sono strepitosi davvero! ciao a presto.

Adriano Maini ha detto...

L'incanto dei luoghi. Un bimbo splendido. La boria dei turisti. Il triste lascito della guerra. Altre guerre precedenti. Il tuo é un racconto molto, molto intenso.

Unknown ha detto...

Veramente straordinari i tuoi racconti ed è un piacere soffermarsi sulle foto.
Cristiana

Unknown ha detto...

Enrico come hai fatto per avere questa pagina di commenti?
Cosa devo andare a cliccare?
Grazie Cri

Anonimo ha detto...

Il y a 8 ans,même voyage dans des conditions identiqes , mêmes lieux , mêmes constats........mais tu le racontes tellement mieux que je ne l'aurais fait!!Merci
Jac.

Enrico Bo ha detto...

@adri - Tutto merito dei posti.

@Cri - Ma credo che sia venuta da sola così , ogni tanto blogger rinnova il formato senza chiedere.

@Jac- Vraiment un lieu superbe qui restera dans les souvenirs longtemps pour qui a eu le privilège de le connaitre.

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 114 (a seconda dei calcoli) su 250!