sabato 19 marzo 2011

La baia di Matsushima.



Quando nella primavera del 1689 Matsuo Basho compì un suo lungo viaggio nel nord fino a Sendai e alla vicina baia di Matsushima, uno dei panorami più belli del Giappone, alla ricerca del concetto di sabi, l'identificazione dell'uomo con la natura, rimase folgorato dalla bellezza delle visioni delle piccole isole della baia, quinte lontane i cui contorni emergevano sul mare tra le nebbie e le foschie del mattino, mentre lontano alle sue spalle le sagome dei monti rimanevano muti testimoni dei drammi di questa terra di vulcani solo in apparenza spenti. Lui, forse il più grande poeta di haiku che il Giappone ricordi, portò dentro di sé per i cinque anni che gli rimasero da vivere, la bellezza selvaggia di quel luogo, riverberandone il sentimento fino alla sua ultima poesia.

Viaggiando, malato
la strada dei miei sogni
su una palude prosciugata.


Ma, come dipinti delicati, quei paesaggi del nord rimasero sempre nelle sue opere di quegli anni, in cui il ricordo rese la bellezza ancor più tenera e lontana.

La prima neve,
appena da piegare
le foglie dell'asfodelo.


Così a questa baia offesa e violata che purtroppo non ho mai avuto il privilegio di vedere, a Bashuo che tanto la amò e a quel popolo sfortunato voglio dedicare, indegnamente, un piccolo omaggio di rabbia e di dolore.

Sole nucleare.
Scende la neve calda
e brucia il viso.

Forza Giappone!



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