domenica 29 agosto 2010

Gli amici se ne vanno.

Quando finisce la vacanza si è sempre un po’ tristi, che banalità. Gli amici che sono appena partiti, quelli che stai per lasciare e che per un po’ di tempo non rivedrai. Intanto la temperatura è diventata frizzante, pizzica sulla pelle, hai voglia di stare al sole; il verde sui fianchi della montagna comincia a mostrare qualche sintomo di sofferenza, poco, ma è il primo segnale che l’estate sta per morire. Che voglia di sdraiarsi ancora un po’ su una grande roccia a guardare le nuvole che corrono, mentre tira il vento da nord.

Anche il Chisone corre con un ritmo diverso, come se anche lui avesse voglia di chiudere casa e tornarsene a valle in fretta, di voltare pagina. Chissà com’è che quando te ne torni a casa hai la sensazione che la vacanza sia terminata, anche se in fondo io sono in vacanza tutto l’anno. Anche quest’anno i giorni se ne sono andati così in fretta che sono rimaste un sacco di cose non fatte, di programmi non mantenuti da rimandare al prossimo anno. Sempre troppo poco tempo a disposizione, è la maledizione del pensionato o forse è il ritmo che sta calando. Stasera l’ultima pizza con gli amici rimasti, poi toccherà pensare di fare un paio di settimane al mare.

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giovedì 26 agosto 2010

Recensione: Angela Staude - Giorni cinesi.

Oggi vorrei parlarvi di un libro che da tempo mi interessava e che finalmente ho potuto leggermi con calma, complici i miei ozi fenestrellesi. Si tratta di Giorni cinesi, di Angela Staude, vedova di Tiziano Terzani, edito da TEA. E’ il diario del periodo che va dall’80 all’83, in cui Terzani portò la famiglia a vivere in Cina a Pechino, per poter fare, come suo costume, un giornalismo davvero “dentro” alla realtà che voleva descrivere. Il libro mi attizzava molto in quanto descrive un momento della Cina che io non ho potuto conoscere, avendo avuto l’opportunità di lavorarci solo oltre un decennio dopo.

Allora il paese stava uscendo dal fallimento tragico dell’esperienza maoista e dal suo estremo colpo di coda, la rivoluzione culturale e proprio quegli anni segnarono la presa di potere di Deng Xiao Ping che mise le basi per la Cina che oggi è a tutti gli effetti il secondo paese del mondo e la reale locomotiva economica di questi anni. Devo dire che leggendo questo diario interessantissimo, che dipinge un paese devastato, visto nei suoi aspetti più intimi e segreti, girato in bicicletta e con mezzi locali, sfuggendo appena possibile al controllo dell’apparato, con un punto di vista altrettanto interessante ed inconsueto dato dalle testimonianze dirette dei due figli iscritti a 7 e 11 anni nella scuola cinese, si ha una illustrazione di un paese oggi assolutamente irriconoscibile. La testimonianza di disperata depressione psicologica dei tanti cinesi con cui i Terzani furono in contatto, non combacia in alcun modo ad esempio con le mie esperienze, più recenti di un solo quindicennio, a dimostrazione di che incredibile ed assolutamente imprevista evoluzione possa avere un paese in pochi anni.

E’ vero che i loro contatti erano principalmente provenienti dal mondo degli intellettuali e degli artisti, che maggiormente avevano sofferto durante il periodo maoista, mentre la mia esperienza è stata più rivolta al mondo delle attività industriali, dunque impiegati, operai e imprenditori, quella classe media che allora era appena all’inizio del suo formarsi e che ha maggiormente beneficiato dell’esplosione economica dell’ultimo ventennio, ma io non ho potuto notare quasi mai quelle sensazioni di disperata negatività così ben descritte nel libro, anche perché evidentemente la maggior parte dei miei incontri avveniva con persone che di anno in anno aumentavano in maniera esponenziale il loro benessere materiale. Alla fine del libro però, appare chiaro che il cambiamento sta per scoppiare, con tutti i vantaggi e ovviamente tutti i contrasti e le problematiche che sarà destinato a produrre. Soprattutto per chi conosce già la Cina, il volume sarà estremamente interessante.


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La vittoria dei Dongria.

Oggi una buona notizia. Sembra che, una volta tanto, abbia vinto il piccolo e debole contro il gigante potente. Ricorderete che vi avevo parlato della vicenda dei Dongria Kondh, una piccola tribù dell’Orissa di Adivasi (i primi abitanti dell’India) a cui il colosso minerario Vedanta Resources voleva portar via le terre, includenti la loro montagna sacra, cacciandoli con quattro soldi in qualche lurido slum di una disperata periferia indiana. Una storia alla Avatar molto più reale e concreta della favola del film. Pochi davano la partita giocabile, figuriamoci, un gruppo di selvaggi seminudi contro un gigante dell’economia, oltretutto in uno stato come l’India, di cui si parla così male a riguardo della corruzione e della serietà dei suoi tribunali quando i diritti dei deboli si scontrano contro quelli che contano.

Nessuno lo avrebbe mai creduto possibile. Ma il coraggio dei Dongria, che come avrete visto nei video disponibili, sono abbastanza tosti, sorretto dalla forza di una forte campagna internazionale guidata da Survival e guarda caso dalla potenza del Web, attraverso il quale, migliaia di lettere da tutto il mondo sono arrivate al governo indiano (addirittura, e vi ringrazio, qualcuna attraverso la lettura del mio modesto post), ha trasformato una missione disperata in un commovente successo. Così, nonostante le enormi pressioni politiche ed economiche contrarie, Jairam Ramesh, Ministro indiano all’Ambiente, ha compiuto un atto eccezionale e ha bocciato la controversa miniera. Proprio così, niente ruspe ed escavatori ad abbattere le capanne di frasche, nelle foreste umide dei Nilgiri, niente cave e sventramento nei fianchi della loro dea madre; il palo dei sacrifici, al centro del villaggio vicino al quale mi sono fatto fotografare tromboneggiando, rimarrà diritto, in piedi, orgoglioso e inquietante come una statua di Giacometti.

Io non mi farei troppe illusioni, perché questa gente è sempre astuta e perde le battaglie, ma difficilmente le guerre ed è ingenuo credere che per qualche giudice “infame”, si rinunci alla montagna di bauxite da predare, lasciandola intonsa e vergine sotto le chiappe dei nostri amici Dongria; d’altra parte si sa che, quando giudicano in danno di qualche potente, i magistrati sono dei farabutti della peggiore specie, oppure dei biechi comunisti trinariciuti, quantomeno da mettere da parte, per cui credo che i nostri selvaggi, che hanno sì, l’anello al naso, anzi ne portano normalmente tre, ma solo materialmente, faranno bene a stare in campana. Comunque il Web vigila ed è un grave errore sottovalutarlo.






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mercoledì 25 agosto 2010

Non solo Occitania.

Mica solo balli occitani a Fenestrelle. Date un'occhiata a questi Kachupa, una folk band di tutto rispetto che assieme ai fuochi artificiali ha preparato la festa del paese di oggi (il video è del 2009 ma la scaletta è la stessa di ieri sera).




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lunedì 23 agosto 2010

Pignoletto rosso.

La nuova amica Sandra , pur commossa dalla mia vena lirica e dalla figura nobile del cervo dalle grandi corna, il cui bramito nelle notti di novembre, riempie la valle, non è rimasta immune dallo sghignazzo del finale gastroculinario a cui in fondo tendevo, senza offesa agli animalisti naturalmente (dai Mariù, in fondo sai che sono un buono, è che mi disegnano così, goloso). Il fatto è che il civét di cervo è proprio buono, se poi i cari amici hanno saputo accompagnarlo con una portentosa polenta di pignoletto rosso del Canavese, (da non confondere con l'omonimo vitigno emiliano), macinato a pietra in un mulino del ‘700 (forse l’epoca del mulino non è essenziale, ma come è ben noto, una parte fondamentale dello scatenamento delle endorfine è dovuto alla convinzione di godere di una cosa di assoluta unicità o di qualità superiore, purché te lo dica qualcuno in cui tu hai fiducia, come prevede il ben noto effetto placebo; è stata dimostrata persino l’efficacia della preghiera nell’accelerare le guarigioni, dunque… va bene anche il mulino settecentesco), non ci sono discussioni, ne trae giovamento il corpo e lo spirito.

Perché torno sull’argomento? Secondo una tradizione piemontese, l’ospite amico particolarmente benvoluto, quando partecipa ad una imbandigione particolarmente ricca e festosa, se ne torna a casa con il cosiddetto vulpìn (volpino), una sorta di fardelletto costituito da un qualche tipo di contenitore ricolmo di una parte del ben di dio avanzato, in modo che nei giorni successivi rimembri ancora il godimento provato e rivolga pensieri riconoscenti alla compagnia lasciata.

Così, io, caricato di una congrua quantità di deliziosi bocconcini dell’animale in questione e di adeguata porzione di polenta, ho potuto oggi goderne appieno e si sa che il civét riscaldato è ancor più buono. Quanto alla polenta opportunamente affettata e passata in padella con un velo d’olio, ha potuto assumere quella deliziosa croccantezza che ne ha reso la dorata superficie ancor più appetitosa. Gloria dunque agli amici L. e C. ed altrettanta al nobile animale. Quanto al pignoletto rosso, benedetto chi lo ha conservato e per fortuna prodotto senza pretensioni biologiche varie. Ah, se una ricerca oculata potesse realizzarne un OGM con una produttività che lo rendesse proponibile per una coltivazione redditizia! Lo spirito del grande cervo gliene sarebbe riconoscente, e anche io, naturalmente.

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sabato 21 agosto 2010

Cervo di primavera.

Cervo di primavera,

Grandi corna sopra la fiera fronte,

Occhi languidi e buoni,

Come eri buono tu

Ieri, con le tue carni morbide,

Dopo aver riposato

Prima per mesi nel gelo,

Poi per un giorno

Tra sentori di ginepro e nebbiolo.


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venerdì 20 agosto 2010

La guerra è finita!

La gente è strana. Ci sono dei paesi, dove se fai promesse elettorali e non ne mantieni una, ma pensi solo a fare i fatti tuoi, gli elettori sono contentissimi e ti rivotano a ripetizione, altri dove se adempi a quanto avevi promesso, la gente si sente delusa e non ti rivoterebbe più. Guarda ad esempio gli Stati Uniti, il primo presidente che gli dà una sanità degna di un paese civile e chiude con il pantano iracheno, non lo possono più soffrire. Gente strana gli americani, continuano a fare guerre che non si possono vincere, per proteggere i loro affari e si distruggono l’economia, vogliono difendersi dalla minaccia terrorista e invece la creano e la rafforzano. Non si capisce come facciano ad essere allo stesso tempo arroganti ed ingenui.


Hanno la capacità incredibile di rompere gli schemi come nessuno altro al mondo avrebbe fatto e danno il potere a Obama e un’altra volta lo danno per ben due round (errare umanum est sed…) a un personaggio che non è stato neanche capace di telefonare a suo papà per chiedergli come mai dieci anni prima si erano fermati a 50 km da Bagdad. Ci sarà stata una ragione no, se lo avevano lasciato al potere zio Saddam, non vi pare? Così adesso se ne scappano con le pive nel sacco per l’ennesima volta, lasciando un paese praticamente senza governo sull’orlo della guerra civile, che prima era un baluardo del laicismo nel mondo arabo, che teneva a bada il suo pericoloso vicino, mentre adesso è diventato la fucina e il rifugio degli integralisti più pericolosi, spostando in dieci anni milioni di persone verso l’estremismo. Eppure son contenti. Per lo meno non devono seguire le vicende dei mobilifici.


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