lunedì 19 aprile 2010

Il Milione 12: Prelievo in banca.


Da qualche giorno ho perso di vista la nostra carovana, che ha ormai lasciato il Caucaso ed il Kurdistan per inoltrarsi in terra di Persia. Non è che vadano in fretta, ma sono io che me ne sono andato senza salutarli e adesso sono qui che li sto aspettando dall’altra parte del mondo, ma non so se arriveranno in tempo, le carovane hanno ritmi diversi dagli aerei e poi. Forse non avevano neanche la fretta di arrivare, bisognava fermarsi, osservare, capire se c’era qualche buon affare da combinare. E qui si cominciano a vedere cose interessanti.
Cap.25
Li uomini di qui vivono di mercatantia e di arti e sanno lavorare drappi a seta e oro ed è in loco sì buono che vengono d’India, da Baudac (Bagdad), da Mosul e di Creman (Kirman) e molto vi guadagnano; quivi si truova molte priete preziose. Atorno è belli giardini e dilettevoli di tutte frutte , ma li saracini di qui sono molto malvagi e disleali.
Certo da quelle parti girava un sacco di gente, probabilmente, neanche si aspettavano di trovare una società così cosmopolita e ricca ed inoltre sicuramente si facevano buoni affari, ma di certo non c’era l’abitudine a vedere tante facce nuove ed inusuali, così diverse da reputarle quantomeno pericolose, anche se è cosa comune che il nativo cerchi sempre di gabbare il forestiero, almeno quando si scatena la trattativa commerciale e forse qualche bidone se lo saranno preso anche i nostri cari Polo. Certamente è connaturato nell’animo umano, ma quando si vedono facce strane e diverse dalla nostra si teme subito il peggio e ci si mette subito sulla difensiva. Ero a Teheran, qualche anno fa e dopo un giro nel ricco bazar, dove interi vicoli sono un susseguirsi di negozietti ricolmi delle famose pietre che tanto avevano ammaliato Marco, dagli splendidi lapislazzuli alle turchesi d’ogni grandezza, dalle corniole delicate ai rossi granati, che ornavano bracciali, collane e altri monili di argento finemente inciso, quando ebbi la necessità di uno prelievo di contante, giacché, come sapete non so resistere alle sirene del mercato. Entrai così, dove al mio albergo mi avevano indicato la presenza di uno sportello, ma nella camera dove ebbi accesso non c’era nessuno. Dopo un attimo, alle mie spalle silenzioso come un gatto entrò un personaggio assolutamente inquietante. Era molto grande, con un ampia veste che mal nascondeva un corpaccione forte e di certo duro come la roccia. Una barbaccia incolta lo definivano di certo come un integralista tra i più feroci, come appariva evidente anche dagli occhi accesi e vivi, quasi febbricitanti incorniciati da cespugli incolti di sopracciglia da disboscare. La parte scoperta delle braccia pelosissime, poi, lo dichiaravano appartenente più alla natura orsina che a quella umana. Rimasi basito e senza parole attesi che facesse esplodere la cintura che di certo il terrorista teneva ben nascosta sotto le vesti, quando la fiera, con un piccolo inchino mi si rivolse con voce bassa e gentilissima, in un perfetto inglese, chiedendomi se come gli aveva segnalato il personale dell’albergo. Presa quindi la mia carta di credito effettuò rapidamente l’operazione e sorridendo si informò se mi stessi trovando bene nel suo paese, quasi scusandosi per gli inevitabili intoppi che avrei potuto trovare. Mi strinse quindi la mano e mi accompagnò all’uscita, augurandomi buon viaggio. L’essere prevenuti è comune a tutti, ma la paura è spesso cattiva consigliera.

2 commenti:

acquaviva ha detto...

secondo te da quelle strane facce persiane i Polo l'avranno poi accettata una scodella di zuppa?http://acquavivascorre.blogspot.com/2010/04/in-due-da-un-solo-cucchiaio.html

Enrico Bo ha detto...

Accettata e gradita assai, se era così invitante

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