sabato 15 agosto 2009

Cronache di Surakhis 19: L'asta.

Paularius era soddisfatto; ormai, secondo le disposizioni che aveva dato, tutta la città era tappezzata di manifesti che illustravano l’ordinanza galattica dell’Imperatore crisocrinito recante i punti fondanti circa l’obbligo assoluto di visione ottimistica dell’economia, unico sistema per uscire finalmente dalla crisi. Lui stesso aveva riaperto la miniera, anche se la richiesta di pietra di Baum era scesa a livelli storici, ma contava che le perdite gli sarebbero servite per compensare le tasse evase con il cosiddetto giavellotto fiscale, l’ultima trovata di Twoseas per sistemare le fortune giacenti sulle galassie esterne. Il controllo tele psichico dell’ottimismo, avrebbe convinto anche i più renitenti; in ogni caso, il colpo vincente era stata l’istituzione delle aste obbligatorie per incentivare i consumi planetari. Paularius, grazie alla sua vicinanza all’Imperatore, della cui villa su Surakhis era assiduo frequentatore e fornitore di ancelle tuttofare, aveva ottenuto l’appalto delle sale d’asta ed anche la maggior parte dei Banditori erano suoi dipendenti. Li aveva scelti con cura tra gli psicomentalidi di Capella III, che erano anche quasi tutti megalopenici, quindi con accessorie capacità di convincimento; comunque amava frequentare le aste a sorpresa, di tanto in tanto per verificare come andavano gli affari e anche per dovere sociale. Così per spostarsi da un punto all’altro della città, aveva anche preso, grazie agli incentivi ecologici, una nuovissima auto a merda, che, con l’uso di combustibile ecocompatibile, aveva anche gli opportuni permessi per l’uso dei parcheggi interni. Certo c’era il problema dell’odore, ma la commissione dei Teobio l’avevano approvata e la puzza era stata giudicata estremamente naturale e soprattutto non di sintesi kimica. Entrò nella grande sala d’aste togliendosi il tappanaso e salutando le guardie con un cenno. Sorrise a tutti quelli che incontrava per spargere ottimismo ad ogni passo e si sedette in fondo per non dare nell’occhio anche se tutti lo avevano notato. Nella sala si affollavano cittadini di ogni razza e ceto, d’altra parte le disposizioni erano chiare e la mancata partecipazione conduceva diritti alla lista di attesa per l’espianto di organi non vitali. Certo le disposizioni valevano solo per i Keepintheass, ma si vedeva qua e là anche qualche Put caduto in disgrazia che generalmente stava in fondo, evitando con cura di mescolarsi agli altri. Il Banditore, che aveva già piazzato centinaia di lotti e continuava a forzare la mano alla sala, aveva visto con la coda dell’occhio l’ingresso di Paularius e non voleva perdere l’occasione di mettere in evidenza le sue doti. Mise quindi sul piatto un set di 24 camicie in plastica trasparente, il cui prezzo partiva da 280 crediti. Erano una vera schifezza e si vedeva da lontano che alcune mancavano anche dei bottoni: i Consumatores chinavano gli occhi senza mostrare interesse alle descrizioni mirabolanti del Banditore che enumerava i vantaggi dell’offerta, tra cui pagamenti a 250 anni con interessi moderati e buoni premio per partecipare alla lotteria che metteva in palio un ambitissimo invito nella villa dell’Imperatore, ma la gara non sembrava partire, nonostante gli stimoli. In un angolo, scomodamente appollaiato su un sedile incongruo per la sua razza, stava un polipoide di Rigel, tenendosi in equilibrio con il tentacolo maestro al bordo della sedia. Il Banditore lo aggredì direttamente puntandolo con un segnalatore laser. “Lei non ha ancora comperato niente! Crede di venire qui a prenderci in giro?”. Il polipoide tentò una disperata difesa affermando che le camicie non erano adatte alla sua razza a causa degli otto tentacoli, difficili da fare uscire dalle due maniche, tra l’altro un po’ strette, che la taglia non era XXXL e che nell’asta precedente aveva già impegnato gli stipendi dei tre nipoti per acquistare una partita di gondole da salotto per tutta la famiglia, ma il Banditore non mollava la presa, rintuzzò facilmente ogni tentativo di difesa e gli propose l’impegno sugli organi dei pronipoti. Paularius se la godeva, voleva proprio vedere come se la sarebbe cavata il Banditore, che a questo punto ne fece una questione di principio e assalì il Polipoide con sarcasmo: “Bravo, continui pure a diffondere pessimismo, continui pure a non consumare, ce ne siamo accorti tutti di che tipo è lei, un nemico dell’Impero, un Negativo, forse addirittura – e qui lasciò con mestiere per un attimo una pausa di sospensione – non sarà mica un Risparmiatore!” . Pronunciò la frase senza interrogazione, ma come una accusa decisa; il brusio nella sala si fermò completamente; attorno al Polipoide si fece il vuoto, i vicini si scostarono mentre gli sguardi di tutti lo esaminavano con disgusto. “La gente come lei sono la rovina dell’Impero, ma sappiamo come intervenire”. Ad un suo cenno entrarono i Sardar che, afferrato il malcapitato per i tentacoli lo trascinarono fuori dove attendevano le ambulanze del centro espianti, mentre sbatteva invano il becco per biascicare le sue ultime scusanti. L’asta proseguì senza ulteriori perdite di tempo e le camicie furono aggiudicate dopo una interminabile gara di rilanci continui ad un Tetrorchide di Arturo che aveva tatuato sulla schiena lo slogan dell’imperatore “Consumate con ottimismo” in caratteri neogotici. Paularius se ne andò dopo un poco, soddisfatto; l’auto si avviò piano lungo il viale che lo portava verso casa. Lontano, all’orizzonte, le Colline Profumate erano avvolte dalla nebbiolina beige che le alte ciminiere delle centrali a merda spargevano ecologicamente nella valle.

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