domenica 15 febbraio 2009

Zài jiàn

Due ideogrammi semplici, che si sovrappongono specularmente all'espressione italiana e della maggior parte delle lingue. Zài significa "di nuovo", Jiàn sta per "vedere", e se pur semplificato, in origine rappresentava un grande occhio sopra due gambe. La sproporzione dell'occhio nel confronto delle gambe sottolinea l'importanza dell'esperienza personale. "Meglio una cosa vista che cento ascoltate" diceva Zhao Chong Guo nel primo sec. a.C. , dopo aver osservato il campo di battaglia per adottare la strategia giusta che gli consentì di sconfiggere i generali tibetani e conglobare il Tibet nell'impero Han. Quindi "vedere nuovamente" o più semplicemente arrivederci. E' quello che ho detto venerdì al mio amico cinese, che se ne è tornato a Pekino. Continuando a frequentare di tanto in tanto l'Italia e soprattutto gli italiani, è diventato un cinese anomalo. Gli piace il parmigiano, la pizza con le acciughe e le olive e si porta a casa origano e semi, per piantare sul balcone basilico e prezzemolo. Vuole andare a sciare e gli piace il Brachetto d'Acqui. Ma per lui, gli italiani sono sempre gente strana e poco comprensibile. E' stupito dal nostro immobilismo, quando dice che viene ad Alessandria da 15 anni e le uniche cose nuove che ha visto fare sono un palazzo e il ponte Tiziano (detto il ponte di Barbie per le sue dimensioni). Gli italianio hanno poca voglia di lavorare, ma vogliono subito la soluzione delle cose. Ce l'hanno con la Cina illiberale e poi stanno facendo una legge che regolamenterà internet, ricalcata esattamente su quella cinese. Ci mettono anni per aggiungere una corsia a un centinaio di kilometri di autostrada; dicono che, al contrario dei cinesi, possono cambiare a loro piacimento i loro governanti, se ne lamentano continuamente e da quando viene da noi sono sempre gli stessi. Anche da loro, mi dice c'è crisi, quest'anno cresceranno solo dell'8%. Non gli è molto chiaro questo mondo, quando mi chiede di spiegare, guardandomi con l'occhio un po' malinconico; però ne sente la perversa attrazione e prepara la figlia a frequentare scuole all'estero. Siamo condannati ad apprezzare ciò che ci è lontano? La distanza annebbia i difetti e magnifica i vantaggi. Ma è sempre malinconico salutare un amico che parte.


Due amici, al momento dell'addio.

A nord, montagne verdi all'orizzante
mentre acque chiare a sud, cingono la città.
E' il luogo dell'addio: da qui
andrai solo, fino a dove!
Nubi sospese, vagano i tuoi pensieri;
quale antica amicizia, tra i raggi del tramonto.
Un cenno con la mano e te ne andrai così,
al sonoro nitrito del tuo cavallo in corsa.




Li Po, dinastia Tang, 701-762 d.C.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Io sto partendo per S Pietroburgo, a lavura'.....perche' chi en Rusia... se lavura!!
ZAI JIAN!!
FEROX

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